La storia del vetro di Murano alla Biennale di Venezia

<p>Vetri policromi, astratti, figurativi, opachi, trasparenti o pulegosi: fin dai primi anni del secolo scorso, la sapienza artigiana dei maestri vetrai di Murano ha spesso trovato spazio alla <a href="https://arte.sky.it/news/chiese-mostre-biennale-venezia-2024" target="_blank">Biennale di Venezia</a>. Per celebrare questo storico incontro, <a href="https://arte.sky.it/news/venice-glass-week-venezia-2023" target="_blank">Le Stanze del Vetro</a> sull’<a href="https://arte.sky.it/news/digitalizzazione-3d-isola-san-giorgio-venezia" target="_blank">Isola di San Giorgio Maggiore</a> dedicano, fino al prossimo 24 novembre, un’ampia retrospettiva alla presenza del vetro muranese alla prestigiosa manifestazione veneziana. </p><p>Prendendo in esame l’arco cronologico tra il 1912 e il 1930 – periodo nevralgico in cui questo materiale fa gradualmente breccia nel cuore della manifestazione –, la rassegna <em>1912-1930. Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia</em>, a cura di Marino Barovier, riunisce una selezione di ben 135 opere muranesi.</p><h2>IL VETRO DI MURANO ALLA BIENNALE DI VENEZIA</h2><p>Dopo un’introduzione storica arricchita dalle videoinstallazioni – frutto di un’accurata ricerca bibliografica e di un'approfondita indagine documentaria nell’<a href="https://arte.sky.it/news/mostra-storia-biennale-venezia" target="_blank">Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC)</a> della Biennale –, il percorso espositivo entra nel vivo con i meravigliosi pezzi policromi degli anni Dieci: dai vetri creati degli artisti in collaborazione con i maestri vetrai (come quelli dello scultore e ceramista norvegese Hans Stoltenberg Lerche), fino alle creazioni in ferro battuto di Umberto Bellotto (straordinario tentativo di proporre un nuovo linguaggio espressivo, con uno sguardo rivolto alle ricerche d’oltralpe).</p><h2>LE ARTI DECORATIVE ALLA BIENNALE</h2><p>Più avanti nel percorso troviamo i manufatti provenienti dalla fornace di Giacomo Cappellin e <a href="https://arte.sky.it/archivio/2016/12/mostra-paolo-venini-le-stanze-del-vetro-venezia" target="_blank">Paolo Venini </a>(raffinati soffiati monocromi di elegante modernità che guardano ai modelli rinascimentali), e il delicato vetro inciso da Guido Balsamo Stella di ispirazione classica. C'è poi il famoso vetro pulegoso, riconoscibile dal caratteristico aspetto semiopaco con fitte bollicine al suo interno, risultato di una reazione generata dall’incontro del vetro con il petrolio. Affascinanti anche gli animali e le piante in vetro che, insieme ai pulegosi, trovarono spazio alla Biennale del 1928. Ulteriori figure animali, giocose e colorate, tornano nell’edizione del 1930, presentate sempre da Guido Balsamo Stella. Si arriva infine alle porte del 1932, quando la Biennale si apre definitivamente alle arti decorative con l'inaugurazione di un padiglione all’interno dei giardini.</p><p>[Immagine in apertura: <em>1912-1930. Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia</em>, installation view. Photo Enrico Fiorese]</p>

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Lo studio di Giorgio Morandi negli scatti di Luigi Ghirri

<p>Passato alla storia per le sue celebri nature morte e le sue incisioni di straordinaria fattura, <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-giorgio-morandi-milano-palazzo-reale" target="_blank">Giorgio Morandi</a> è unanimemente considerato uno dei pittori più affermati del secolo scorso. Nel <a href="https://arte.sky.it/news/celebrazioni-giorgio-morandi-bologna" target="_blank">60esimo anniversario della morte</a>, la “sua” Bologna e tutta l’Emilia-Romagna gli rendono omaggio con mostre ed eventi disseminati per il territorio: tra questi, nel capoluogo emiliano – più precisamente nei sotterranei di Palazzo Bentivoglio – prende piede una rassegna che documenta il lavoro del maestro attraverso l’obiettivo di un grande fotografo italiano: <a href="https://arte.sky.it/news/documentario-luigi-ghirri-programmi-tv-5-gennaio" target="_blank">Luigi Ghirri</a>.</p><h2>L’ATELIER MORANDI NELL’OBIETTIVO DI LUIGI GHIRRI</h2><p>Aperta al pubblico dal 24 aprile al 30 giugno, la rassegna<em> Luigi Ghirri. Atelier Morandi </em>svela ai visitatori una piccola ma preziosa collezione di fotografie che il celebre <a href="https://arte.sky.it/foto/libro-italia-miniatura-luigi-ghirri" target="_blank">autore di Scandiano</a> scattò tra il 1988 e il 1990 nello studio dell’artista (scomparso circa vent’anni prima, il 18 giugno 1964) in via Fondazza a Bologna. </p><p>Le immagini di Ghirri portano l’osservatore alla scoperta degli spazi (fisici ma anche mentali) dell'amato pittore, immortalando il laboratorio, i luoghi della quotidianità e l’intimo processo creativo del maestro bolognese.</p><h2>LO STUDIO DI GIORGIO MORANDI A BOLOGNA</h2><p>Ideato da Davide Trabucco, l’allestimento riproduce fedelmente lo studio di Morandi. Seppur ristretta, la rassegna è densa di riferimenti alla città e alla biografia dell’artista, come l’oro e l’azzurro, che nel progetto espositivo rievocano la <em>Maestà di Santa Maria dei Servi</em> di Cimabue, che il pittore ammirava abitualmente nell'omonima chiesa, situata lungo il tragitto tra la sua casa e l’Accademia di Belle Arti. </p><p>Infine, al termine dell’itinerario di visita, una videoinstallazione raccoglie le testimonianze degli esperti del lavoro di Luigi Ghirri, dei suoi amici e familiari – Paola Ghirri, <a href="https://arte.sky.it/archivio/2016/04/rassegna-documentari-gianni-celati-studio-bild-torino" target="_blank">Gianni Celati</a>, Arrigo Ghi, Massimo Mussini e Giorgio Messori –, fornendo un’ulteriore chiave di lettura per meglio comprendere questo prezioso intervento.</p><p>[Immagine in apertura: Luigi Ghirri, Bologna, Via Fondazza 1989-90, © Eredi Luigi Ghirri]</p>

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