Una mostra a Parigi celebra i valori dello sport per le Olimpiadi

Un’interessante chiave di lettura della storia degli ultimi 130 anni è offerta dalla mostra Olympism: a history of the world, allestita a <a href="https://arte.sky.it/news/parigi-olimpiadi-2024-mostre-sport-francia " target="_blank">Parigi </a>presso la sede del Museo Nazionale di Storia dell'Immigrazione e visitabile durante i Giochi Olimpici fino all'8 settembre. Ripercorrendo l'evoluzione delle Olimpiadi moderne, dal loro inizio ad Atene nel 1896 fino alla <a href="https://arte.sky.it/news/parigi-champs-elysees-parco-olimpiadi" target="_blank">manifestazione di quest’anno</a>, i visitatori possono rivivere i fatti salienti della storia contemporanea e confrontarli con le vicende delle trentatré edizioni della massima manifestazione sportiva globale. Tra documenti, filmati d'archivio, oggetti storici e fotografie, l'esposizione parigina presenta quasi seicento diverse opere che mostrano come gli eventi sportivi siano stati influenzati e abbiano a loro volta influenzato i principali avvenimenti storici.<h2>IN MOSTRA A PARIGI LA STORIA E IL VALORE SOCIALE DEI GIOCHI OLIMPICI</h2>Articolata attraverso sei sezioni cronologiche, la mostra passa in rassegna le grandi imprese sportive e gli atleti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi. Dalle quattro medaglie d’oro vinte da <a href="https://arte.sky.it/archivio/2016/12/sport-e-totalitarismi-unindagine-sulle-olimpiadi" target="_blank">Jesse Owens</a> davanti allo stato maggiore della Germania nazista nel 1936, al primo 10 “perfetto” ottenuto dalla ginnasta Nadia Comăneci a Montreal 1976, l'esposizione racconta queste straordinarie storie di sport, evidenziandone le ripercussioni sulle vicende politiche e sociali del mondo. Dal 1896, anno delle prime Olimpiadi dell’era moderna, organizzate da Pierre de Coubertin ad Atene in omaggio agli antichi giochi di Olimpia, fino a <a href="https://arte.sky.it/news/yoga-louvre-parigi-olimpiadi " target="_blank">Paris 2024</a>, il nostro mondo ha attraversato due guerre mondiali, il crollo di imperi secolari, l’affermazione dei diritti civili e l’inizio della rivoluzione digitale: una serie incredibile di rapidi cambiamenti che la mostra parigina documenta attraverso video, interviste e oggetti dei grandi atleti olimpici, che con le loro imprese hanno spesso ispirato milioni di persone, nonché contribuito a promuovere valori come l'uguaglianza, la fratellanza e la pace.<h2>RIFLESSIONI E DOMANDE SUL FUTURO DELLO SPORT</h2>Le Olimpiadi del futuro avranno ancora un impatto significativo sulla nostra società? Gli atleti saranno ancora portatori di valori sani come la democrazia, l’uguaglianza, la consapevolezza ambientale? Il motto olimpico “vinca il più forte” sarà ancora valido in futuro, o sarà sopraffatto dal processo di spettacolarizzazione dello sport? Questi e altri interessanti interrogativi sono sollevati nelle ultime sezioni dell’esposizione parigina, dedicate al futuro dello sport e dei giochi olimpici e paralimpici. Unendo idealmente passato, presente e futuro di questa manifestazione globale con la storia e l’evoluzione della nostra società, la mostra Olympism: a history of the world traccia un profilo complesso e intrigante dello sport moderno come motore dei futuri cambiamenti sociali e culturali.[Immagine in apertura: la championne de tennis de table en février 2024, Prithika Pavade © Yutaka/AFLO/Presse Sports]

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In Francia la struttura architettonica che rivoluziona l'idea di ponte

Un’architettura che rinuncia allo stile, al design e persino all’espressione strutturale in virtù della funzionalità e della performance, concentrandosi completamente sulle necessità di chi la attraversa: questo il progetto di <a href="https://arte.sky.it/news/progetto-oma-museo-egizio-torino" target="_blank">OMA-Office for Metropolitan Architecture</a> guidato da <a href="https://arte.sky.it/news/rem-koolhaas-taipei-performing-arts-center-taiwan" target="_blank">Rem Koolhaas</a> e <a href="https://arte.sky.it/archivio/2018/04/con-lapertura-della-torre-la-fondazione-prada-milano-e-completa" target="_blank">Chris van Duijn</a>, affiancati dal project manager Gilles Guyot, per il Simone Veil Bridge, da poco inaugurato a Bordeaux, in Francia.<h2>IL PONTE DI REM KOOLHAAS INAUGURATO A BORDEAUX</h2>Con una lunghezza di 549 metri e una larghezza di 44 metri, il ponte attraversa il fiume Garonne non solo con l’obiettivo di collegare le due sponde, ma con l’ambizione di creare un nuovo spazio pubblico per la città: non più un luogo dove transitare durante un viaggio, ma un’area dove sostare, vivere, rilassarsi e creare connessioni. Proprio per questo motivo, il ponte è stato “raddoppiato” in larghezza, oltre allo spazio delle corsie, con l’intento di ricavare ben 28 metri di superficie libera e “neutrale”, pronta ad accogliere le più svariate attività culturali e commerciali: dai mercati agricoli alle fiere d'arte, passando per i raduni di biciclette e di club automobilistici, fino ai festival musicali. "Il nostro progetto per il ponte Simone Veil”, spiega Chris van Duijn, “è come un palcoscenico ma senza teatro. In un'epoca di icone e monumenti, è davvero qualcosa di speciale che la città di Bordeaux abbia deciso di abbracciare questo design anti-iconico".<h2>UNA NUOVA IDEA DI PONTE COME SPAZIO PUBBLICO "PER LA GENTE"</h2>Automobili, mezzi pubblici, biciclette e pedoni: ognuno ha la propria corsia dedicata, e lo spazio più ampio è riservato a chi va a piedi, rendendo la struttura a “misura d’uomo”. L'idea alla base del progetto ideato dal celeberrimo studio di architettura (fondato a Londra nel 1975 da Rem Koolhaas, Elia Zenghelis, Zoe Zenghelis e Madelon Vriesendorp), è quella di cambiare drasticamente il concetto stesso di “ponte”, ampliandone la definizione e opponendosi all’attuale tendenza che vuole questo tipo di strutture come “affermazioni estetiche”, prodigi dell’ingegneria o trionfanti opere d'arte. "Questo ponte è per la gente, non per gli intenditori”, ha dichiarato Rem Koolhaas. E il precedente architettonico che ha ispirato questa nuova concezione è tutto italiano: “sul modello di ponti come quello di Rialto a Venezia, questo spazio pubblico extra può essere utilizzato per qualsiasi scopo: popolare, commerciale, culturale, politico...", conclude l'architetto.[Immagine in apertura: Simone Veil Bridge. Photo by JB Menges, courtesy of Bordeaux Metropole]

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