Pavia ritrova gli affreschi seicenteschi del Collegio Ghislieri

<p>Rivivono in tutta la loro maestosità gli affreschi seicenteschi che decorano la sacrestia del Collegio Ghislieri di <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/11/hokusai-hiroshige-mostra-pavia" target="_blank">Pavia</a>, riportati al loro antico splendore grazie a un complesso intervento di restauro. In occasione del 457esimo compleanno del Collegio, il 27 novembre gli affreschi saranno presentati al pubblico, restituendo alla città e agli studenti un prezioso tassello della storia artistica e culturale locale. L’iniziativa è stata possibile grazie al finanziamento dell’Associazione Amici dei Musei e Monumenti Pavesi, che ha sostenuto il restauro dei dipinti.</p><h2>LA STORIA DEGLI AFFRESCHI DEL COLLEGIO GHISLIERI DI PAVIA</h2><p>Il collegio che conserva gli affreschi venne fondato il 27 novembre del 1567 da papa Pio V; la sacrestia fu eretta presumibilmente entro il primo quarto del Seicento. I grandi affreschi murari, in particolare – commissionati ad autore ignoto da Giorgio Pagliari, un tempo alunno e poi Prefetto del Collegio – sono i veri protagonisti della sala, con la loro narrazione intensa e simbolica, concepita per trasmettere un messaggio educativo i giovani che vivevano quotidianamente quegli spazi sacri. Il ciclo, che racconta la storia di Cristo, presenta tra gli elementi più suggestivi la decorazione del "torchio mistico", un'opera di forte impatto emotivo che trasmette il sacrificio eucaristico in modo viscerale. In questa rappresentazione, Gesù, immaginato nel tino d'uva con la croce sulle spalle, con il sangue che sgorga come vino, diventa simbolo di redenzione, offrendo una visione tangibile della spiritualità seicentesca.</p><h2>A PAVIA RESTAURATI GLI AFFRESCHI SEICENTESCHI DEL COLLEGIO GHISLIERI</h2><p>Nel complesso, il ciclo di affreschi non è solo un gioiello artistico, ma anche un manifesto di valori etici e spirituali che Pagliari, noto studioso e commentatore dei testi di Tacito, volle trasmettere agli studenti del Collegio Ghislieri. "<em>Il recente intervento conservativo realizzato su parti della zoccolatura della Sacrestia, necessario per fermare il degrado provocato dall'umidità e dalle muffe</em>”, spiega Gianpaolo Angelini, docente di Museologia e Storia dell’arte moderna all’Università di Pavia, ex alunno del Collegio e responsabile della recente operazione di restauro, “<em>è il primo passo di una più ampia campagna di restauro che interesserà anche la Cappella con l'obiettivo di riportare alla luce gli affreschi secenteschi che, nei primi decenni del secolo scorso, sono stati coperti da uno strato di intonaco</em>".<br /><br />[Immagine in apertura: Il ciclo di affreschi della Sacrestia, di autore ignoto, dedicato alla vita e alla morte di Gesù, fonte di elevazione spirituale e di condotta etica. Crediti fotografici Elisabetta Baracchi e Serena Campanini]</p>

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I maestri della street art si danno appuntamento a Parma

A Brescia sta nascendo il primo Metro Urban Museum italiano

<p>Un museo di arte urbana sta sorgendo in un luogo simbolico per la storia della street art, nata proprio tra i binari e sui treni: succede a Brescia, dove in uno storico deposito della metropolitana prende forma il primo Metro Urban Museum d’Italia. Il progetto, pensato per essere un centro pulsante d'arte contemporanea e già avviato dagli interventi di <a href="https://arte.sky.it/news/street-art-luca-font-milano" target="_blank">Luca Font </a>e Demsky, prosegue arricchendosi con i lavori permanenti dell'artista originario di Padova Joys.</p><h2>IL DOPPIO INTERVENTO DI STREET ART DI JOYS A BRESCIA</h2><p>Figura di spicco della scena urban internazionale, in attività fin dai primi anni Novanta, Joys ha recentemente realizzato <em>YARDA</em>: questo il titolo scelto per l’opera che si sviluppa su un "treno d’artista" e sulla facciata del deposito al civico 3 di via Magnolini. La sua denominazione fa riferimento al gergo dei writer, per cui il termine “yard” indica un luogo di incontro e di creazione artistica, ma anche un ambiente che sintetizza la sfida di lasciare un segno visibile in luoghi urbani molto frequentati. "<em>Il progetto di Metro Brescia</em>”, dichiara lo street artist classe 1974, il cui stile è caratterizzato da pattern geometrici inconfondibili, “<em>mi ha ispirato sin dal principio. L'opportunità di realizzare un intervento pittorico su larga scala all'interno del deposito e, allo stesso tempo, creare un 'treno d'arte viaggiante' è per me una soddisfazione enorme. Questo treno, che porta il mio segno stilistico combinato con una tecnica grafica digitale moderna, viaggia insieme al pubblico, diventando un'opera in movimento, fruibile da tutti</em>”.</p><h2>A BRESCIA STA NASCENDO IL PRIMO METRO URBAN MUSEUM D'ITALIA</h2><p>L’idea per un museo d’arte urbana a cielo aperto a Brescia nasce nel 2023, in occasione del decimo anniversario della metropolitana e nell’anno di <a href="https://arte.sky.it/news/bergamo-brescia-capitale-cultura-programma" target="_blank">Brescia Bergamo Capitale della Cultura</a>. Invitando l'osservatore a vivere la città in modo nuovo, scoprendo la bellezza nascosta nel quotidiano e sperimentando un dialogo continuo tra innovazione artistica e spazio urbano, il progetto sta gradualmente trasformando gli spazi del deposito in una tela vivente di creatività accessibile a tutti. Il primo intervento, inaugurato nell’aprile del 2023, è stato <em>Connessioni </em>di Luca Font, un murale di 400 metri quadri dallo stile minimalista ma vibrante. A questo è seguito, a distanza di pochi mesi, quello di Demsky: un’opera intitolata <em>Hypr Metrobot™ </em>e ispirata ai videogiochi arcade.<br /><br />[Immagine in apertura: L’opera di Joys al Metro Urban Museum di Brescia. Foto Gruppo Brescia Mobilità]</p>

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Pavia ritrova gli affreschi seicenteschi del Collegio Ghislieri

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