Il nuovo allestimento del Refettorio grande nel Museo di San Marco a Firenze

A Firenze prosegue la campagna di restauro all'interno del <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/10/restauro-pala-san-marco-beato-angelico" target="_blank">Museo di San Marco</a>. Dopo la Sala del <a href="https://arte.sky.it/news/asta-dipinto-beato-angelico" target="_blank">Beato Angelico</a>, le sale del Savonarola e il Refettorio piccolo, che custodisce il bellissimo affresco del <a href="https://arte.sky.it/news/uffizi-gioielli-mostra-virtuale" target="_blank">Ghirlandaio</a>, riapre al pubblico anche il refettorio grande, dove un tempo i frati si riunivano quotidianamente per consumare i propri pasti. Parzialmente inaccessibile dal 2023, questa architettura dal gusto gotico viene finalmente restituita ai visitatori con un allestimento interamente rinnovato.<h2>IL RESTAURO DEL REFETTORIO GRANDE AL MUSEO DI SAN MARCO A FIRENZE</h2>Reso possibile da un donazione privata di Michael W. Scherb, in collaborazione con la <a href="https://arte.sky.it/foto/cantiere-manutenzione-piero-della-francesca-arezzo" target="_blank">Direzione regionale Musei nazionali Toscana</a>, l’intervento ha previsto in primo luogo il ripristino integrale del pavimento sollevatosi lo scorso anno, così da recuperare la spazialità originaria della sala. Altro passaggio fondamentale è stato il recupero dell’affresco della Provvidenza dei domenicani sormontata dalla Crocifissione, realizzato da Giovanni Antonio Sogliani nel 1536 (oggi restaurato per la prima volta dopo l'intervento realizzato da Dino Dini negli anni Settanta del Novecento). Il progetto di riallestimento dello spazio museale ha invece aggiornato il precedente assetto degli anni Ottanta, rimuovendo i pannelli aggiuntivi che coprivano l’architettura originale e appendendo i quadri direttamente sulle pareti. Un nuovo sistema di illuminazione e una coerenza grafica per i pannelli informativi aggiornati contribuiscono a rinnovare l'immagine complessivo di questo luogo.<h2>NUOVO ALLESTIMENTO E NUOVA ILLUMINAZIONE AL MUSEO DI SAN MARCO</h2>Un risultato, questo, che non sarebbe stato possibile senza la donazione privata dell’imprenditore londinese. Secondo Stefano Casciu, Direttore regionale Musei nazionali Toscana del MiC, il rapporto tra l'istituzione e Michael W. Scherb è stato “un esempio ideale di fruttuosa collaborazione tra pubblico e privato, grazie alla quale il Museo di San Marco ed il suo pubblico si sono potuti riappropriare di uno spazio fondamentale, da tempo negato, ma di notevolissima importanza per l’architettura, la storia e l’arte fiorentina”. Uno spazio che, prosegue Casciu, “ha il suo apice nello splendido affresco di Giovanni Antonio Sogliani, oggi integralmente restaurato, e nel nuovo allestimento dei dipinti cinquecenteschi della Scuola di San Marco, esaltati dalla nuova illuminazione ed illustrati da nuovi apparati informativi”. [Immagine in apertura: Opera Laboratori per il Museo di San Marco]

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Björn Andrésen, il ragazzo più bello del mondo

La fama e la bellezza possono essere una maledizione: è quanto accaduto all'attore svedese Björn Andrésen, che divenne famoso a soli 15 anni per la sua interpretazione del giovane Tadzio nel film Morte a Venezia di <a href="https://arte.sky.it/news/bando-villa-luchino-visconti-ischia">Luchino Visconti</a>. La sua storia è raccontata dal documentario Il ragazzo più bello del mondo, in onda su Sky Arte venerdì 4 ottobre. Il titolo rimanda all’etichetta che venne affibbiata ad Andrésen nel 1971, subito dopo l’uscita del film, finendo per segnare negativamente la sua esistenza.Diretto nel 2021 da Kristina Lindström e Kristian Petri, il film parte da un interessante ritratto dei mass media e dell’industria cinematografica nei primi anni Settanta, sviscerando le dinamiche sociali e psicologiche che hanno condizionato la vita di Andrésen e la sua carriera. Arriva quindi a esplorare temi ancora assolutamente attuali, come la fragilità dell’adolescenza e le conseguenze della celebrità.Dando vita a un avvincente raffronto tra passato e presente, il documentario unisce materiali d'archivio, testimonianze dell’epoca e interviste a Björn Andrésen ormai adulto, che riflette sulle sue esperienze e sulle conseguenze delle scelte fatte in gioventù. Ne scaturisce una critica ai valori della società e del mondo dello spettacolo di ieri e di oggi.

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