Un nuovo saggio racconta i primi passi di Andy Warhol come artista

<a href="https://arte.sky.it/archivio/2014/09/hopper" target="_blank">Dennis Hopper</a>, <a href="https://arte.sky.it/news/2023/libro-marcel-duchamp-ermanno-migliorini" target="_blank">Marcel Duchamp</a> e Peter Fonda sono solo alcuni dei personaggi presenti nella nuova biografia dedicata al "padre" della Pop Art, dal titolo Andy Warhol, 1963. Destinazione: Los Angeles (nell’immagine in apertura, un dettaglio della copertina). Pubblicato dalla casa editrice milanese Accento, il saggio riesamina il percorso creativo e l’influenza di <a href="https://arte.sky.it/news/2025/andy-warhol-american-dream" target="_blank">Warhol</a> alla luce di un episodio spesso poco raccontato dalle biografie ufficiali: il viaggio in auto dell’artista e di tre suoi collaboratori, decisi a “conquistare” Hollywood.
Autrice dell’opera è la biografa Deborah Davis, scrittrice che ha già firmato diversi libri dedicati a figure di spicco del mondo culturale statunitense, come <a href="https://arte.sky.it/archivio/2014/11/impressionismo-allamericana-in-mostra-madrid" target="_blank">John Singer Sargent</a> e <a href="https://arte.sky.it/video/the-capote-tapes-844753" target="_blank">Truman Capote</a>. Il libro ripercorre le orme di Andy Warhol e i suoi incontri significativi con altri artisti, registi underground e poeti, sullo sfondo degli Stati Uniti del 1963. Il lettore ha così la possibilità di conoscere da vicino l’artista di Pittsburgh quando era ancora un semplice illustratore, la cui definitiva affermazione nel mondo dell’arte sarebbe arrivata solo pochi mesi più tardi. 
<h2>IL NUOVO LIBRO SU ANDY WARHOL</h2>
Grazie a una prosa efficace e coinvolgente, Davis sfrutta il tema del viaggio on the road come metafora della trasformazione di Andy Warhol da grafico pubblicitario ad artista deciso a lasciare il segno nella cultura visiva del suo tempo. La biografia lascia così emergere un ritratto inedito di una delle icone dell’arte del Novecento, raccogliendo aneddoti originali e dettagli sugli incontri e le relazioni che hanno portato all’affermazione della <a href="https://arte.sky.it/news/2024/mostra-pop-art-guggenheim-museum-bilbao" target="_blank">Pop Art</a>.
Proprio a partire dal 1963, infatti, Warhol iniziò a concentrarsi sulla creazione di opere potenzialmente alla portata di tutti. Conseguentemente, l’artista scelse di ricorrere alla <a href="https://arte.sky.it/archivio/2017/01/roma-la-street-art-incontra-la-serigrafia-alla-galleria-varsi" target="_blank">serigrafia</a> come tecnica d’elezione per i propri lavori, offrendo una prospettiva unica su soggetti già presenti nell’immaginario collettivo, dalle lattine di zuppa Campbell al ritratto della diva hollywoodiana per eccellenza: <a href="https://arte.sky.it/news/2025/marilyn-monroe-mostra-londra-national-portraits-gallery" target="_blank">Marilyn Monroe</a>. In quello stesso periodo, Andy Warhol decise inoltre di mutare il proprio look. Abbandonò quindi i panni del timido artista per vestire quelli del personaggio enigmatico, il cui volto era sempre incorniciato da un caschetto di capelli color argento.
<h2>UNO SGUARDO ORIGINALE SULLA BIOGRAFIA DI ANDY WARHOL</h2>
Oltre a presentare un momento poco noto (e al tempo stesso decisivo) della vita dell’artista di Pittsburgh, Andy Warhol, 1963. Destinazione: Los Angeles ne celebra il retaggio, evidenziando la sua incredibile attualità per l’immaginario contemporaneo. Paradossalmente, i lavori realizzati sessant'anni fa da un convinto sostenitore della <a href="https://arte.sky.it/news/2025/mostra-arte-contemporanea-democrazia-baviera" target="_blank">democratizzazione</a> della cultura e dell’arte, valgono oggi cifre da capogiro: la sua celeberrima <a href="https://arte.sky.it/news/2022/marilyn-monroe-andy-warhol-asta" target="_blank">Shot Sage Blue Marilyn</a> detiene da oltre tre anni il record di opera d’arte del XX secolo più costosa di sempre.
L’influenza di Andy Warhol si estende però ben oltre il campo dell’arte. Dalle intuizioni sulla pervasività delle immagini nella società contemporanea, all’importanza della sua <a href="https://arte.sky.it/news/2022/libro-taschen-andy-warhol-friends" target="_blank">Factory</a> nella creazione del concetto di “controcultura”, l’artista statunitense è considerato un pioniere del pensiero critico moderno. Il saggio di Deborah Davis si propone dunque di raccontare gli eventi meno noti tra quelli che hanno contribuito alla nascita di una leggenda della cultura contemporanea.

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Bis di mostre a Parigi per i 150 anni del grandioso Palais Garnier

Il 5 gennaio 1875 apriva a Parigi la nuova prestigiosa sede dell’<a href="https://arte.sky.it/video/lopera-di-parigi-tra-mito-e-storia-766249" target="_blank">Opéra</a>, edificio progettato dall’architetto Charles Garnier in stile Secondo Impero. Per celebrare i 150 anni dalla sua apertura, quello che è altrimenti noto come Palais Garnier è al centro di un doppio progetto espositivo, allestito negli spazi del <a href="https://arte.sky.it/news/2025/mostra-manifesti-parigi-musee-orsay-mucha-toulouse-lautrec" target="_blank">Musée d’Orsay</a>.
Inaugurate in parallelo lo scorso 14 ottobre, le due mostre si propongono di raccontare la storia del celebre teatro parigino, analizzandone due specifici aspetti: le scelte architettoniche effettuate da Garnier, tema centrale dell’esposizione intitolata Construire et orner l’Opéra, e l'influenza dell'<a href="https://arte.sky.it/foto/arte/collezione-farnese-musei-capitolini-mostra-roma">arte rinascimentale</a> sulla creazione degli apparati decorativi presenti nell’area del foyer, oggetto della retrospettiva Dessiner avec Raphaël.
<h2>LA STORIA DEL CAPOLAVORO DI CHARLES GARNIER NEL CUORE DI PARIGI</h2>
Come indica il titolo, il primo progetto espositivo si concentra sugli aspetti relativi alla costruzione e agli interni dello storico teatro della capitale francese. In programma fino al 18 gennaio 2026, nella sezione Architettura al piano terra del Musée d’Orsay, la mostra ripercorre la genesi del progetto e l’evoluzione nel tempo del cantiere da cui sorse il teatro. Il percorso di visita raccoglie i numerosi studi preparatori e i disegni con cui nel 1861 <a href="https://arte.sky.it/news/2022/programmi-tv-25-agosto-opera-parigi" target="_blank">Charles Garnier</a> vinse il concorso indetto dall’allora imperatore Napoleone III.
Ad arricchire l'itinerario espositivo contribuisce inoltre una serie di eccezionali stampe fotografiche d'epoca. Lo stesso Garnier incaricò infatti lo studio Delmaet e Durandelle di documentare l’avanzamento dei lavori attraverso una tecnica allora innovativa come la fotografia. Grazie a questa preziosa testimonianza, i visitatori possono conoscere da vicino le diverse fasi della realizzazione dell’edificio, inclusa la creazione di tutte le decorazioni esterne, nonché l’origine del suo stile unico, in cui convivono armoniosamente elementi d’ispirazione classica, barocca e rinascimentale.
<h2>AL MUSEO D’ORSAY DI PARIGI DUE MOSTRE PER I 150 ANNI DELL’OPÉRA </h2>
Il focus espositivo della seconda retrospettiva ruota attorno allo stile originale che contraddistingue l’ampio spazio dell’atrio del teatro. Allestita all’interno della sezione del museo parigino dedicata alle arti grafiche e visitabile fino al 15 febbraio 2026, la mostra Dessiner avec Raphaël (Disegnare con Raffaello) indaga l’ispirazione rinascimentale dei ricchi decori ancora visibili all'interno del Grand Foyer.
Per l’esecuzione di questi ornamenti, Garnier si fece affiancare da tre pittori del calibro di Jules Delaunay, Paul Baudry e Félix Barrias, conosciuti personalmente all’École des Beaux-Arts di <a href="https://arte.sky.it/news/2025/festival-architettura-villa-medici-roma" target="_blank">Villa Medici</a>, a Roma. Tutti gli artisti coinvolti scelsero di rendere omaggio ai capolavori di <a href="https://arte.sky.it/news/2022/libro-morte-raffaello-sanzio" target="_blank">Raffaello Sanzio</a>, e in particolare alle opere che avevano avuto modo di vedere da vicino a palazzo Farnese e in <a href="https://arte.sky.it/archivio/2017/07/scoperta-dipinti-murari-raffaello-musei-vaticani" target="_blank">Vaticano</a>. La ricchezza dei disegni esposti dimostra la profonda ammirazione di Garnier e dei suoi colleghi per il genio urbinate e per l’arte rinascimentale: due elementi che hanno trasformato lo spazio di ingresso del teatro parigino in uno dei capolavori dell’architettura francese moderna.
[Immagine in apertura: foto di Francesco Zivoli su Unsplash]

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