Un capolavoro di Caravaggio eccezionalmente esposto a Roma per tutta l'estate

Sulla scia del clamoroso successo della mostra Caravaggio 2025, le <a href="https://arte.sky.it/foto/arte/restauro-pietro-da-cortona-gallerie-nazionali-arte-antica-roma" target="_blank">Gallerie Nazionali di Arte Antica</a> di Roma hanno annunciato che la celebre Conversione di Saulo, capolavoro di <a href="https://arte.sky.it/news/2025/natura-morta-mostra-milano-jago-caravaggio" target="_blank">Michelangelo Merisi</a>, resterà eccezionalmente in esposizione fino al 30 settembre. Dopo aver rappresentato uno dei punti focali della grande retrospettiva su Caravaggio, prorogata fino al 20 luglio, l’opera conosciuta come Pala Odescalchi, sarà dunque ancora visibile nella <a href="https://arte.sky.it/news/2024/caravaggio-ritratto-barberini-mostra-roma" target="_blank">Sala Paesaggi</a> di Palazzo Barberini a partire da giovedì 24 luglio.
Per tale occasione, i responsabili delle Gallerie Nazionali hanno studiato un allestimento ad hoc, che metterà direttamente a confronto la celebre pala con una copia ad altissima definizione della seconda versione della stessa opera, realizzata dall’azienda <a href="https://arte.sky.it/news/2020/pinacoteca-brera-galleria-accademia-firenze-haltadefinizione" target="_blank">HALTADEFINIZIONE</a> con il sostegno del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell'Interno. L’inedito dialogo tra le due visioni caravaggesche permetterà al pubblico di approfondire la conoscenza di uno dei soggetti più significativi dell’intera produzione di Merisi.
<h2>LA "PALA ODESCALCHI" DI MERISI A PALAZZO BARBERINI</h2>
La Conversione di Saulo fa parte di una coppia di opere originariamente commissionate dal banchiere Tiberio Cerasi a Caravaggio nel 1600. Le prime versioni dei due dipinti non finirono mai all’interno della cappella di famiglia nella chiesa di Piazza del Popolo: Merisi decise infatti di realizzare due nuove opere su tela, ancora visibili a <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/05/caravaggio-docufilm-cinema-mostra-palazzo-reale-milano" target="_blank">Santa Maria del Popolo</a>. Dopo diverse vicissitudini, la pala originale venne acquistata dalla famiglia Odescalchi e resta a tutt’oggi una delle poche opere caravaggesche appartenenti a una collezione privata.
Attraverso l’accostamento delle due versioni del celebre dipinto, sarà possibile apprezzare il complesso processo creativo dell’artista lombardo, valutando numerosi aspetti legati all’evoluzione della sua opera. Mentre la Pala Odescalchi si distingue per lo spiccato dinamismo e l’affollamento di personaggi rappresentati, la seconda versione assume una forma più raccolta e introspettiva, a conferma di un netto cambiamento di prospettiva artistica da parte di Caravaggio in quegli anni di inizio Seicento. 
<h2>L’INEDITO CONFRONTO TRA DUE VERSIONI DI UN’OPERA DI CARAVAGGIO</h2>
Il dialogo tra le due opere è idealmente completato da un terzo elemento esposto: la copia della riflettografia infrarossa della Pala Odescalchi. L’analisi diagnostica, eseguita in occasione dell’intervento di restauro del dipinto risalente al 2006, ha portato alla luce soluzioni tecniche e scelte compositive insolite per Caravaggio. Gli studi hanno inoltre permesso di svelare la presenza di numerose incisioni e disegni che suggeriscono come l’artista abbia adottato una serie di modifiche alla sua opera, prima di procedere alla realizzazione della seconda versione, attualmente esposta nella chiesa romana.
La scelta di esporre la Conversione di Saulo in continuità con la <a href="https://arte.sky.it/mostre-eventi/arte/caravaggio-2025-palazzo-barberini-roma" target="_blank">grande mostra</a> dedicata a Michelangelo Merisi conferma l’interesse diffuso per l’opera di uno dei maestri dell’arte italiana, dando vita a un originale dialogo artistico inedito tra due versioni mirabili di un unico soggetto.
[Immagine in apertura: Michelangelo Merisi detto Caravaggio, Conversione di S. Paolo (dopo il restauro), 1600 - 1601. Foto Scala, Firenze]

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Lo storico live dei Queen oltre la cortina di ferro

Una tappa fondamentale nella storia della musica rock – e dei <a href="https://arte.sky.it/news/2022/libro-biografia-queen">Queen</a> in particolare – è senza dubbio il concerto del 27 luglio 1986 al Nepstadium di Budapest. La magia di quella storica esibizione, la prima di una rock-band occidentale oltre la cortina di ferro, è il cuore di Hungarian Rhapsody – Queen Live in Budapest, in onda su Sky Arte sabato 19 luglio, in occasione del 78esimo compleanno del leggendario chitarrista <a href="https://arte.sky.it/archivio/2017/07/tony-iommi-e-brian-may-insieme-per-un-nuovo-album">Brian May</a>. 
Il documentario, girato originariamente in 35mm e recentemente rimasterizzato in HD, riporta tutti i fan e gli appassionati di musica nell’Ungheria del 1986, tappa di uno degli ultimi concerti dal vivo dei Queen. Il Magic Tour del 1986 fu infatti l'ultima tournée della band al completo, prima di una lunga pausa artistica che si sarebbe tragicamente conclusa con la morte di <a href="https://arte.sky.it/news/2023/freddie-mercury-mostra-asta-londra">Freddie Mercury</a> nel 1991.
La storica esibizione nello stadio di Budapest, alla presenza di oltre 180mila fan, viene raccontata integralmente, alternando le performance della band britannica sul palco a immagini inedite catturate nel backstage e riprese effettuate durante il soggiorno della band e della troupe in Ungheria.
Non mancano dalla scaletta i grandi successi del gruppo, da A Kind Of Magic a Under Pressure, fino al crescendo finale con la monumentale Bohemian Rhapsody e l’iconica We Are The Champions, che chiudeva i concerti del tour.

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