Un nuovo libro ripercorre (dalla A alla Z) la storia dei Cure

Dalla A di “A Forest”, alla Z di “Zoo”: il saggio Curepedia. The Cure dalla A alla Z (nell’immagine in apertura un dettaglio della copertina) è una mini-enciclopedia, centrata su una delle rockband protagoniste della scena musicale degli ultimi cinquant'anni. Pubblicato nelle scorse settimane da <a href="https://arte.sky.it/news/2025/saggio-david-bowie-arcana-edizioni" target="_blank">Arcana Edizioni</a>, il saggio porta la firma di Simon Price, apprezzato giornalista musicale britannico, e offre ai lettori un'analisi dettagliata del percorso creativo dei <a href="https://arte.sky.it/news/2025/the-cure-graphic-novel-feltrinelli-comics" target="_blank">Cure</a>, dal loro esordio discografico nel 1979 con Three Imaginary Boys all’ultimo <a href="https://arte.sky.it/news/2024/cure-nuovo-disco-2024" target="_blank">Songs of a Lost World</a>, pubblicato un anno fa.
Considerati tra i massimi esponenti del panorama <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/02/da-annie-lennox-ai-duran-duran-le-band-e-i-performer-degli-anni-ottanta-in-mostra" target="_blank">new wave</a>, goth e alternative, i Cure continuano a incantare il pubblico con i loro dischi ricercati e i loro leggendari <a href="https://arte.sky.it/news/2025/show-lost-world-film-cure" target="_blank">tour</a>. Nell’arco di una carriera ormai cinquantennale, hanno venduto oltre 30 milioni di dischi in tutto il mondo, ottenendo riconoscimenti prestigiosi come i quattro dischi di platino vinti negli Stati Uniti. Attento conoscitore del gruppo fin dagli anni Ottanta, l’autore ha scelto di raccontare al pubblico la storia della band guidata da <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/09/gorillaz-robert-smith-canzone" target="_blank">Robert Smith</a> mettendo insieme biografie, curiosità, articoli inediti e brevi saggi su argomenti di grande respiro. Curepedia si presenta così come un’opera perfettamente in linea con lo spirito irriverente, malinconico e giocoso della band britannica.
<h2>L'ENCICLOPEDIA DEFINITIVA SULLA BAND DI ROBERT SMITH</h2>
Il racconto della lunga carriera discografica della band di Crawley si concentra sul profondo impatto emotivo e culturale delle loro canzoni. A emergere è in primis quella dualità insita nella musica della band, descritta come una "gloriosa contraddizione continua" da Stuart Braithwaite, frontman dei Mogwai e autore della prefazione al saggio.
Attraverso il suo rigoroso approccio metodologico, Simon Price non si limita a ripercorrere i tanti successi della band, preferendo spingersi oltre il semplice racconto cronologico di una carriera stellare. L’autore dedica così ampio spazio alla descrizione del contesto sociale e musicale da cui i Cure hanno tratto ispirazione, analizzando nel dettaglio i testi che da mezzo secolo affascinano una platea di appassionati sempre più ampia. Curepedia non manca inoltre di raccontare l’impegno di Robert Smith e di tutta la band a favore di cause sociali di assoluta importanza, come gli sforzi per contrastare l’aumento dei prezzi delle esibizioni dal vivo, o le molte iniziative di beneficenza legate all’ambiente, alla lotta alle <a href="https://arte.sky.it/news/2025/cure-disco-remix-lost-world" target="_blank">disuguaglianze</a> e <a href="https://arte.sky.it/news/2025/teenage-cancer-trust-2026-festival-rock-londra" target="_blank">a sostegno dei malati</a>.
<h2>IL SAGGIO CHE APPROFONDISCE 50 ANNI DI CARRIERA MUSICALE DEI CURE</h2>
Il nuovo libro dedicato alla band britannica e alla loro musica stimola l’attenzione del lettore inglobando una serie eterogenea di argomenti apparentemente distanti, eppure in qualche modo sempre connessi all'opera dei Cure. Tale approccio conferma il grande lavoro di ricerca svolto dall'autore, che fin dall’introduzione ricorda come “scrivere un libro sui Cure significhi scrivere un libro su tutto”.
Curepedia non si propone dunque come una semplice enciclopedia. L'originale monografia (suddivisa in ventisei capitoli) invita il lettore a riflettere sul valore assoluto della produzione discografica dei Cure e sull’impatto profondo della loro arte sulla musica contemporanea.

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A Venezia c'è una pista di ghiaccio nella sala da ballo di un palazzo settecentesco

Pattinare a Venezia? Lo si può fare all'interno di un palazzo settecentesco, sperimentando la spettacolare installazione dell'artista tedesco Olaf Nicolai. Dal titolo Eisfeld II, l'opera rende temporaneamente il primo piano di <a href="https://arte.sky.it/news/2024/carsten-holler-palazzo-diedo-venezia" target="_blank">Palazzo Diedo</a> una vera pista di pattinaggio. Il progetto, presentato da Berggruen Arts & Culture nell’anno che conduce ai <a href="https://arte.sky.it/news/2025/mostre-milano-olimpiadi-invernali-2026" target="_blank">Giochi Olimpici Invernali di Milano Cortina 2026</a>, occupa l’elegante sala da ballo affrescata dell’edificio. Il titolo, che in tedesco significa “campo di ghiaccio”, descrive con precisione l’intervento: una superficie di circa 100 metri quadrati di ghiaccio artificiale, perfettamente pattinabile, è stata inserita in uno tra i più raffinati contesti architettonici della città. L’effetto è quello di un cortocircuito visivo, in cui la monumentalità barocca incontra inaspettatamente un’esperienza sportiva tipicamente invernale.
<h2>LA PISTA DI PATTINAGGIO IN UN PALAZZO SETTECENTESCO A VENEZIA</h2>
L’installazione si distingue per il suo carattere immersivo e partecipativo. Il ghiaccio, prodotto con tecnologie avanzate, raffredda progressivamente l’ambiente, rendendo tangibile il passare del tempo e modificando la percezione dello spazio. I visitatori sono i veri protagonisti dell’opera: pattinando, attivano una colonna sonora originale composta dal gruppo berlinese To Rococo Rot. Sei altoparlanti disposti intorno alla pista amplificano i suoni dei movimenti, trasformando ogni gesto in parte di una composizione musicale in continua evoluzione. Eisfeld II nasce come rilettura di un progetto concepito da Nicolai nel 2001 e presentato per la prima volta a Zurigo. Ora, a Palazzo Diedo, assume una nuova dimensione, adattandosi al contesto veneziano e rafforzando il dialogo tra arte contemporanea, architettura storica e corpi in movimento.
<h2>GRAZIE A UN’OPERA D’ARTE SI PUÒ PATTINARE A PALAZZO DIEDO</h2>
A completare l’intervento sono le due light box ENJOY/SURVIVE I & II, collocate alle estremità della pista, che introducono una riflessione concettuale esplicita. Le parole “Enjoy” e “Survive” si accendono come segnali opposti e complementari, invitando a interrogarsi sul sottile confine tra piacere e necessità, tra esperienza ludica e resistenza. “Ricordo di aver visto la pista di pattinaggio e l'installazione di Olaf in un museo a Zurigo circa venticinque anni fa. Rimasi colpito dalla sua combinazione di serietà e umorismo”, ha dichiarato Mario Codognato, Direttore di Berggruen Arts & Culture. In questo equilibrio, infatti, risiede il cuore del lavoro di Nicolai: il pattinaggio diventa metafora di una condizione contemporanea in cui leggerezza e precarietà convivono. 
Eisfeld II resterà aperta al pubblico fino al 22 febbraio 2026.
[Immagine in apertura: Olaf Nicolai, Eisfeld II. Installation view, December 2025, Palazzo Diedo, Berggruen Arts & Culture. Photo by Stefano Mazzola_Getty Images. Courtesy of Palazzo Diedo, Berggruen Arts & Culture, and the artist]

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