Tutto su Gibellina Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2026

Nel 2026 Gibellina sarà la prima <a href="https://arte.sky.it/news/2025/alba-capitale-italiana-arte-contemporanea-2027" target="_blank">Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea</a>, inaugurando un riconoscimento inedito nel panorama culturale nazionale e caricandolo di un significato profondo. Il progetto scelto, Portami il futuro, sintetizza una traiettoria che nasce da una ferita – il terremoto del 1968 che devastò la Valle del Belìce – e si trasforma in visione condivisa.
La data di apertura, il 15 gennaio 2026, coincide simbolicamente con l’anniversario del sisma. Promossa dalla <a href="https://arte.sky.it/news/2025/maxxi-med-messina" target="_blank">Direzione Generale Creatività Contemporanea</a> del Ministero della Cultura e sostenuta da Regione Siciliana, Comune di Gibellina, MAC Ludovico Corrao e Fondazione Orestiadi, la manifestazione è affidata alla direzione artistica di Andrea Cusumano, con un’équipe curatoriale ampia e un comitato scientifico che sintetizza l’ambizione del progetto. 
<h2>LE MOSTRE DI GIBELLINA CAPITALE ITALIANA DELL’ARTE CONTEMPORANEA </h2>
Il 2026, però, comincia già nel 2025. Il 19 dicembre, negli spazi espositivi della Soprintendenza ai Beni Culturali di Trapani, una mostra ripercorre le tappe decisive della rinascita: dal Grande Cretto di <a href="https://arte.sky.it/news/2024/restauro-opera-alberto-burri-ravenna" target="_blank">Alberto Burri</a> alla Montagna di sale di <a href="https://arte.sky.it/news/2025/mimmo-paladino-pasquale-palmieri-mostra-milano" target="_blank">Mimmo Paladino</a>, dai modelli delle macchine sceniche di <a href="https://arte.sky.it/news/2025/arnaldo-pomodoro-morte" target="_blank">Arnaldo Pomodoro</a> per le Orestiadi agli oggetti del Museo delle Trame Mediterranee, a raccontare la Sicilia come crocevia di scambi. 
Il 15 gennaio, al Teatro di Pietro Consagra – struttura architettonica di cemento destinata al completamento nel 2026 – va in scena Dal mare, dialoghi con la città frontale, con Adrian Paci e i Masbedo, in un confronto che usa il Mediterraneo come orizzonte umano e politico, tra migrazione e movimento. Parallelamente, alla Fondazione Orestiadi, Colloqui mette in dialogo Carla Accardi, <a href="https://arte.sky.it/news/2024/letizia-battaglia-programmi-tv-15-dicembre" target="_blank">Letizia Battaglia</a>, Renata Boero, Isabella Ducrot e Nanda Vigo: cinque presenze cruciali nella storia di Gibellina, chiamate oggi a parlare alle nuove generazioni come patrimonio vivo. 
<h2>DA PHILIPPE BERSON AL "GIBELLINA PHOTOROAD"</h2>
Da febbraio in poi la trama si allarga: Generazione Sicilia porta la collezione Elenk’art tra il MAC–Museo d'Arte Contemporanea "Ludovico Corrao" e altri luoghi del territorio, mettendo accanto grandi maestri e una mappa ampia di artisti siciliani mid-career; marzo ospita la potente eredità di Philippe Berson con Mummie (destinata a restare stabilmente) e l’inedita Luce Residua di Rossana Taormina negli spazi sotterranei dell’EpiCentro della Memoria Viva; aprile accoglie dal MAXXI la mostra Mediterranea, che intreccia arte, documentazione e responsabilità ecologica; maggio riporta in strada la tradizione dei "prìsenti", drappi processionali come cucitura tra rito, tessitura e comunità; giugno accende la grande collettiva Domestic Displacement e l’edizione speciale di Gibellina Photoroad, con installazioni open air che trasformano la città in un dispositivo visivo condiviso; fino a settembre e ottobre, con l’Art Brut di Terra matta, i progetti fotografici e performativi nei luoghi-simbolo, e il ponte ideale costruito da Liu Bolin tra le macerie. 
<h2>LE RESIDENZE D’ARTISTA E LE ARTI PERFORMATIVE</h2>
Se le mostre disegnano la geografia, le residenze sono la parte più viva e creativa del progetto: Lucia Veronesi riparte da un giardino-museo mai realizzato, intrecciando tessitura e botanica per trasformare un’area abbandonata in luogo di cura condivisa; Flavio Favelli attraversa l’isola in treno e poi “scrive” nello spazio pubblico due grandi murali sulle banconote, immagini popolari e insieme cariche di potere simbolico; Pietro Fortuna lavora sulla scultura come esperienza del divenire; Sislej Xhafa costruisce un ritratto collettivo tracciando le ombre degli anziani nelle piazze, ricucendo la distanza tra architetture e persone.
Parallelamente, le arti performative e l’educazione fanno da tessuto connettivo: dall’installazione teatrale di <a href="https://arte.sky.it/news/2025/emilio-isgro-proiezione-venezia-cancellature-documentario" target="_blank">Emilio Isgrò</a> sul Grande Cretto (27-28 giugno) alla 45esima edizione delle Orestiadi, fino a BAM-Biennale Arcipelago Mediterraneo, che innesta Gibellina in un dialogo tra le due sponde del mare. 
[Immagine in apertura: Ludovico Quaroni, Chiesa Madre, 1985-2005, Gibellina, Trapani. Ph. Andrea Repetto Courtesy Fondazione Orestiadi]

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Nei luoghi delle Olimpiadi invernali rinvenute migliaia di orme di dinosauri

La Lombardia celebra una scoperta destinata a riscrivere i manuali di <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/03/archeologia-russia-ossa-mammut" target="_blank">paleontologia</a>. Sono state infatti recentemente rinvenute migliaia di orme di dinosauri nella Valle di Fraele, all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio. L'area interessata si trova tra <a href="https://arte.sky.it/news/2022/david-chipperfield-arena-olimpiadi-milano-cortina-2026" target="_blank">Livigno e Bormio</a>, due località che saranno presto protagoniste in occasione dei <a href="https://arte.sky.it/news/2025/milano-cortina-2026-villaggio-olimpico" target="_blank">Giochi Olimpici invernali</a> di Milano Cortina 2026.
Il grande giacimento risale a circa 210 milioni di anni fa, nel periodo noto come il Triassico superiore. In base a quanto emerso in questi primi mesi di studi, l’area dovrebbe rappresentare a livello internazionale uno dei siti più ricchi di tracce fossili di quell’era geologica. La scoperta di questi mesi offrirà ai ricercatori l’opportunità unica di “studiare l’evoluzione nel tempo degli animali e del loro ambiente, leggendo le pagine di un libro di pietra”, come evidenziato da Fabrizio Berra, geologo del Dipartimento di Scienze della Terra “Ardito Desio” dell’Università degli Studi di Milano.
<h2>LE IMPRONTE DEI DINOSAURI DEL TRIASSICO NEI LUOGHI DI “MILANO CORTINA 2026”</h2>
Il ritrovamento si deve al notevole acume di Elio Della Ferrera, un fotografo naturalista che lo scorso 14 settembre si è lasciato incuriosire dagli strani segni osservati sui versanti rocciosi della valle in provincia di Sondrio. Grazie alle successive analisi, condotte dal <a href="https://arte.sky.it/news/2023/nuovo-allestimento-museo-storia-naturale-milano" target="_blank">Museo di Storia Naturale</a> di Milano in collaborazione con il <a href="https://arte.sky.it/foto/altro/mostra-farfalle-muse-trento" target="_blank">MUSE di Trento</a> e l’Università degli Studi di Milano, è stato possibile confermare l’origine delle orme. Sono per la maggior parte le impronte di dinosauri prosauropodi, grandi creature erbivore dal collo lungo e la testa piccola.
I tracciati fossili sembrano confermare come le specie in questione camminassero in branchi numerosi lungo le piane di marea che coprivano tutta la regione oltre 200 milioni di anni, quando la Lombardia doveva assomigliare a un paradiso tropicale dei giorni nostri. Oltre che per l’incredibile quantità di fossili, la loro densità e varietà, il ritrovamento ha destato scalpore per l’eccezionale stato di conservazione delle orme, molte delle quali mostrano ancora chiaramente i segni di dita e artigli.
<h2>UNA STRAORDINARIA SCOPERTA PALEONTOLOGICA IN LOMBARDIA</h2>
L’importanza dell’avvenimento appare ancora più evidente se si considera che si tratta delle prime impronte di dinosauro mai rinvenute in Lombardia. La disposizione delle orme sui pendii rocciosi ripidi - quasi verticali - conferma inoltre la forza dei movimenti geologici da cui è nata la catena delle Alpi in questi milioni di anni. 
Il grande sito, ribattezzato Triassic Park in omaggio al noto film di Steven Spielberg, si trova in una posizione impossibile da raggiungere a piedi lungo i sentieri della zona. Ciò rende necessario l’impiego di droni e altre tecnologie all’avanguardia per ogni operazione di studio del cosiddetto "strato 0", su cui sono già state ritrovate oltre 2000 orme. Inoltre, per proteggere un patrimonio paleontologico unico al mondo, l’intera area sarà presto messa sotto tutela da parte del Parco dello Stelvio e della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Sondrio e Varese.
[Immagine in apertura: La prima immagine inviata alla Soprintendenza competente da Elio Della Ferrera, scopritore del nuovo sito paleontologico. Scattata il 14 settembre scorso, inquadra il cosiddetto “strato 0”, che affiora sulle pareti alte delle Cime di Plator. Solo qui si contano circa duemila orme fossili, in gran parte riferibili a dinosauri prosauropodi. Foto di Elio Della Ferrera, Arch. PaleoStelvio (PNS, MSNM, SABAP CO-LC).]

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