<p>È con un post diffuso via social nel primo pomeriggio del 4 settembre che il gruppo Armani ha annunciato la scomparsa del suo "<i>ideatore, fondatore e instancabile motore</i>": Giorgio Armani è scomparso all'età di 91 anni, "<i>serenamente, circondato dai suoi cari</i>" precisa ancora la nota dall'azienda.</p>
<p>Originario di Piacenza, dove era nato nel 1934, lo stilista e imprenditore è stato per decenni la firma di punta del settore moda italiano, contribuendo in maniera decisiva alla sua ascesa internazionale. L'appellativo di "Re Giorgio", da tempo associato alla sua figura, restituisce con immediatezza il ruolo e l'influenza riconosciuti alla sua visione, alla sua produzione, al suo inconfondibile stile. </p>
<h2>LA SCOMPARSA DELLO STILISTA GIORGIO ARMANI</h2>
<p>"<i>Infaticabile, ha lavorato fino agli ultimi giorni, dedicandosi all’azienda, alle collezioni, ai diversi e sempre nuovi progetti in essere e in divenire</i>" indica il comunicato della Giorgio Armani S.p.A., realtà attiva da mezzo secolo. Risale infatti alla metà degli anni Settanta, dopo precedenti esperienze professionali, la fondazione ufficiale dell'azienda sorta anche su impulso di Sergio Galeotti, compagno nella vita e partner professionale di Armani (fino alla scomparsa, nel 1985). Alle prime collezione di moda maschile, apprezzate anche oltreoceano, seguono quelle femminili che progressivamente consolidano la reputazione del brand Armani come sinonimo indiscusso di un'eleganza senza tempo e priva di ostentazione.</p>
<h2>DALLA MODA ALL'ARCHITETTURA: IL SUCCESSO DELLO STILE ARMANI</h2>
<p>Nonostante la riconosciuta centralità del compianto stilista nel fashion system globale, è impossibile non ricordare anche il suo impegno creativo in altri ambiti: dal design, con la linea Armani/Casa, allo sport, dalla cosmetica ai profumi, fino all'architettura. Quest'ultima, in particolare, ha trovato piena espressione a Milano, città amattissima dallo stilista, nonché sede del gruppo aziendale. Prova ne sono i progetti dello spazio espositivo Armani/Silos e dell'Armani/Teatro, sorto dal recupero di una fabbrica dismessa rinata grazie al pluripremiato architetto <a href="https://arte.sky.it/news/2025/uzbekistan-national-museum-tadao-ando">Tado Ando</a>: edifici destinati a restare come sua eredità permanente al capoluogo lombardo. Proprio all'Armani/Teatro, sito in via Bergognone 59 (Milano), sarà allestita la camera ardente di Giorgio Armani, aperta nelle giornate di sabato 6 e domenica 7 settembre.</p>
<h2>IL CORDOGLIO PER LA MORTE DI GIORGIO ARMANI</h2>
<p>Personaggio popolarissimo, stimato in Italia e all'estero, Armani è oggi salutato da esponenti del mondo della cultura, della politica e dello star system. Tra i primi messaggi di cordoglio pervenuti dopo la notizia della sua scomparsa, ampiamente rilanciata anche dai media stranieri, quello del Ministro della Cultura, Alessandro Giuli: "<i>Con Giorgio Armani scompare un protagonista assoluto della cultura italiana, che ha saputo trasformare l’eleganza in un linguaggio universale. Il suo stile sobrio e innovativo ha ridefinito il rapporto tra moda, cinema e società, lasciando un’impronta indelebile nel costume contemporaneo. Non soltanto un maestro della moda, ma un riconosciuto ambasciatore dell’identità italiana nel mondo. Alla sua famiglia e a tutti i collaboratori va il nostro pensiero riconoscente e commosso</i>". Per il giorno dei suoi funerali, che si svolgeranno in forma privata lunedì 8 settembre, il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha annunciato il lutto cittadino, sottolineando in una nota che "<i>Giorgio Armani è stato e resterà per sempre uno dei massimi rappresentanti della moda italiana e milanese nel mondo.  Armani era un uomo pieno di talento e di interessi, capace di portare nelle sue creazioni lo stile sobrio ed elegante della sua personalità, misurato, mai eccessivo. A Milano mancheranno il suo sguardo creativo, la sua partecipazione attiva e il suo sostegno alla vita della nostra città.</i>"</p>
<p>[Immagine in apertura: (Photo by JULIEN DE ROSA / AFP) (Photo by JULIEN DE ROSA/AFP via Getty Images]</p>


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Successo anche per la Palestina all'Aga Khan Award for Architecture

<p>C’è un filo rosso che lega alcuni villaggi rurali, città storiche dimenticate e metropoli congestionate: la capacità dell’architettura di diventare strumento di cura e di speranza. È questo il messaggio che arriva dalla 16esima edizione dell’<a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/09/vincitori-aga-khan-award-architecture" target="_blank"><i>Aga Khan Award for Architecture</i></a>, il riconoscimento triennale che dal 1977 indaga le trasformazioni in corso nel contesto musulmano. A essere stati premiati nell'ultima sessione sono sette progetti realizzata in Asia e Medio Oriente, scelti dopo mesi di visite in loco e valutazioni approfondite. A emergere sono spazi che dialogano con comunità fragili, rispondono a emergenze ambientali e rinnovano tradizioni millenarie, dimostrando come costruire significhi anche coltivare appartenenza. A rendere unico il premio, oltre al milione di dollari suddiviso tra i vincitori, è il suo respiro corale: vengono infatti riconosciuti non solo gli architetti, ma anche municipalità, artigiani e committenti che hanno reso possibile ogni progetto.</p>
<h2>LE SETTE ARCHITETTURE PREMIATE ALL’AGA KHAN AWARD FOR ARCHITECTURE</h2>
<p>La ricognizione dell’<i>Aga Khan Award for Architecture 2025</i> comincia in Bangladesh, dove lo studio <a href="https://arte.sky.it/news/2025/serpentine-pavilion-2025-marina-tabassum" target="_blank">Marina Tabassum Architects</a> con Khudi Bari propone abitazioni leggere, modulari e replicabili, realizzate in bambù e acciaio per comunità colpite da inondazioni e migrazioni climatiche. In Cina, a Hohhot, il West Wusutu Village Community Centre trae origine da mattoni recuperati e diventa luogo d’incontro per residenti e artisti, rispondendo ai bisogni di una comunità multietnica che include gli Hui. In Egitto, la Revitalisation of Historic Esna restituisce vita a un centro storico dimenticato: nuove strategie urbane e iniziative sociali hanno trasformato un luogo marginale in città viva, capace di accogliere turisti e rigenerare il tessuto comunitario. In Iran brillano due esempi distinti: il Majara Residence a Hormuz, dalle cupole colorate che riflettono i pigmenti dell’isola e offrono ospitalità sostenibile, e la Jahad Metro Plaza di Teheran, che da stazione degradata diventa nodo urbano in mattoni fatti a mano, memoria viva dell’eredità architettonica iraniana.</p>
<h2>TRIONFA ANCHE IL WONDER CABINET DI AAU ANASTAS IN PALESTINA</h2>
<p>Dal Pakistan arriva quindi un progetto che intreccia architettura e giustizia sociale: a Islamabad, Vision Pakistan di DB Studios ospita una fondazione che offre formazione e speranza a giovani vulnerabili. La facciata, ispirata ai motivi artigianali pakistani e arabi, racchiude ambienti luminosi e funzionali. Premiata, infine, anche la Palestina. Qui, il Wonder Cabinet del due di architetti AAU Anastas diventa un laboratorio condiviso per artigiani e creativi: un luogo adibito alla produzione, ricerca e costruzione dell’identità artistica, affermando la cultura come forma di resistenza. “<i>L’architettura</i>”, ha ricordato il presidente del comitato di selezione, il principe Rahim Aga Khan, “<i>deve confrontarsi con la crisi climatica, rafforzare l’educazione e nutrire la nostra umanità condivisa. Attraverso di essa, piantiamo semi di ottimismo – atti silenziosi di resilienza che crescono in spazi di appartenenza, dove il futuro possa prosperare nella dignità e nella speranza</i>”.</p>
<p>[Immagine in apertura: Wonder Cabinet General view of the building from the north-east. © Aga Khan Trust for Culture / Mikaela Burstow (photographer)]</p>


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