Il più antico parco d’Italia accoglie un festival di teatro natura

In Piemonte c’è un posto dove il teatro non ha bisogno di quinte, né di luci artificiali: la scena è la natura stessa, e il pubblico si immerge in una narrazione che profuma di boschi, torrenti e silenzio. Dal 5 al 20 luglio 2025 torna <a href="https://arte.sky.it/news/2024/festival-teatro-gran-paradiso-dal-vivo-2024" target="_blank">Gran Paradiso dal Vivo</a>, il festival di teatro in natura giunto alla sua ottava edizione, con un’anteprima il 25 maggio a Ceresole Reale. È l’unico evento di questo tipo ospitato all’interno di un parco nazionale, il Gran Paradiso, il più antico d’Italia, che accoglie lo spettatore non come visitatore, ma come parte di un ecosistema teatrale. Nove i Comuni coinvolti tra le valli Orco e Soana, e altrettante le esperienze pensate per dialogare con la storia, le persone e l’ambiente che le circonda.
<h2>IL TEATRO IMMERSO NELLA NATURA DEL GRAN PARADISO </h2>
Il cartellone si apre con Re di Carte, una brillante anteprima che riporta in vita i personaggi dei Savoia con ironia e raffinatezza, per poi attraversare racconti di vita e di scienza come La lezione di Rachel Carson, con una straordinaria Laura Curino a celebrare la madre dell’ambientalismo moderno. Suggestiva e potente la performance Albero Madre dell’ensemble O Thiasos TeatroNatura: dieci attrici, all’alba, portano in scena il mito di Erìsittone, uomo condannato da Demetra a una fame insaziabile per aver distrutto un bosco sacro. Un invito viscerale a riflettere sul rapporto tra l’uomo e l’ambiente. 
<h2>UN’OCCASIONE PER CONDIVIDERE LA BELLEZZA DELLA NATURA</h2>
Tutto gira intorno all’intimità: la voglia di ascoltare la natura, l’altro, sé stessi. Come nella Cena in silenzio, a Ribordone, dove si mangia senza parole ma si comunica profondamente. O nella camminata narrativa di Claudio Tomaello, che accompagna il pubblico sulle orme di Parsifal e del Graal: un viaggio simbolico dentro le leggende e dentro l’anima. C’è spazio anche per i più piccoli e per le famiglie, con Topi con la pelliccia, uno spettacolo itinerante tra nutrie e lontre che riflette con leggerezza sui cambiamenti ambientali. 
[Immagine in apertura: da una precedente edizione di Gran Paradiso dal Vivo. lo spettacolo Metamorfosi della ninfa Io di O Thiasos TeatroNatura® a Ceresole Reale. Photo © Focusgrafica]

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Essere "imperfetti" è un'arte. Lo dice una mostra in corso a Venezia 

Un’affascinante indagine sulla bellezza insita in ogni genere di “difetto”: è questo il tema fondamentale della mostra che inaugurerà domani, 24 maggio, presso il <a href="https://arte.sky.it/archivio/2016/03/mostra-cina-archeologia-stato-chu-musei-adria-este-venezia" target="_blank">Museo d’Arte Orientale</a> di Venezia. L’esposizione, intitolata Kintsugi. Elogio dell’imperfezione, raccoglie le opere di Elisabetta Di Sopra, artista visuale friulana impegnata in una rivalutazione concettuale delle imperfezioni fisiche e morali dell’essere umano. 
I suoi interventi sfruttano un linguaggio creativo inedito, che unisce gli strumenti dell’arte contemporanea con il <a href="https://arte.sky.it/archivio/2018/10/sfumature-di-terra-antiche-ceramiche-cinesi-al-mao-torino" target="_blank">kintsugi</a>, una tecnica usata da molti secoli in Giappone per riparare le ceramiche rotte attraverso l’applicazione di una speciale lacca mescolata a polvere d'oro. Allo stesso modo, Di Sopra chiede ai soggetti delle sue creazioni di stendere una pennellata d'oro su ogni loro cicatrice, trasformando così un gesto antico e apparentemente semplice in un simbolo universale di accettazione di sé.
<h2>IN MOSTRA A VENEZIA L’ELOGIO DELL’IMPERFEZIONE E DELLE CICATRICI</h2>
Il focus espositivo della mostra veneziana (visitabile fino al prossimo 22 giugno) ruota attorno alla proiezione di Come un fiume che scorre, un video che documenta l'opera performativa dell’artista friulana e il suo approccio unico alla valorizzazione delle imperfezioni. Proprio come per gli oggetti riparati attraverso il kintsugi, negli interventi di Di Sopra i corpi umani segnati dall’invecchiamento e dalle cicatrici si mostrano in tutta la loro natura imperfetta, esaltata dalla stesura di un tratto dorato. Questo tipo di approccio non mira infatti a nascondere le fragilità fisiche o emotive, bensì a trasformarle in un punto di luce su cui risalti la memoria del vissuto di ciascun individuo coinvolto.
Accanto al video, che sottolinea l’importanza di prendersi cura delle proprie cicatrici in questo modo speciale, l’esposizione raccoglie stampe in acquaforte realizzate dalla stessa artista. Tali opere dialogano con quei pezzi della collezione del Museo d’Arte Orientale sottoposti nei secoli passati al trattamento kintsugi, dando vita a un affascinante raffronto tra passato e contemporaneità.
<h2>LA PERSONALE DI ELISABETTA DI SOPRA AL MUSEO D’ARTE ORIENTALE</h2>
L’esposizione curata da <a href="https://arte.sky.it/news/2022/mostra-costumi-teatro-giappone-venezia" target="_blank">Marta Boscolo Marchi</a> e Alessandra Santin si concluderà idealmente con il finissage in programma sabato 21 giugno, in concomitanza con l'<a href="https://arte.sky.it/news/2024/art-night-venezia-2024" target="_blank">Art Night 2025</a>. Nel corso della serata, Elisabetta Di Sopra si esibirà in una performance dal vivo che porterà in scena i gesti ricchi di significato già immortalati nell'opera video in esposizione. 
Partend dagli insegnamenti della filosofia buddista zen e dell’estetica tradizionale giapponese, l’artista ci invita ad accogliere con piena consapevolezza e serenità i segni che il tempo incide sulla nostra pelle. L'esecuzione di un gesto tanto funzionale quanto esteticamente appagante come la stesura di una linea dorata contribuirà alla costruzione di un nuovo immaginario, attraverso cui affrontare e respingere l’idea di perfezione artefatta che domina nella società contemporanea.
[Immagine in apertura: coppa riparata con il kintsugi, porcellana, Cina, XVIII secolo. Venezia, Museo d’Arte Orientale]

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