L'artista Chiharu Shiota omaggia le Olimpiadi con una "nevicata" di ricordi di carta

Un gesto scenografico che conquista al primo sguardo: è con la suggestiva installazione The Moment the Snow Melts che a Milano il <a href="https://arte.sky.it/news/2025/mostra-escher-mudec-milano" target="_blank">MUDEC – Museo delle Culture</a> apre il palinsesto culturale verso le <a href="https://arte.sky.it/news/2025/mostre-milano-olimpiadi-invernali-2026" target="_blank">Olimpiadi Invernali 2026</a>. A firmarla è l’artista giapponese <a href="https://arte.sky.it/news/2025/chiharu-shiota-installazione-mudec-2025" target="_blank">Chiharu Shiota</a>, maestra nel trasformare gli spazi in costellazioni emotive fatte di fili e attualmente protagonista di un'ampia mostra a Torino a conclusione di un <a href="https://arte.sky.it/news/2025/chiharu-shiota-mostra-bilbao-azkuna-zentroa" target="_blank">memorabile anno espositivo</a>. La sua opera, appositamente ideata per l’Agorà del museo, è una sorta di nevicata che non tocca mai terra: centinaia di corde verticali –complessivamente sono stati impiegati 15 chilometri di filo – delimitano uno spazio rarefatto in cui fluttuano fogli con nomi, ricordi, presenze perdute. È una neve che non cade, trattenuta in un istante eterno, evocando quel tempo fragile che custodisce e parallelamente dissolve. Con The Moment the Snow Melts prende simbolicamente il via il progetto Il senso della neve, che nel 2026 esplorerà la neve come fenomeno naturale, simbolo culturale e indicatore del cambiamento climatico, intrecciando scienza, arte e antropologia in un racconto multidisciplinare (visitabile al MUDEC nel febbraio 2026). 
<h2>A MILANO L’INSTALLAZIONE DI CHIRARU SHIOTA PER LE OLIMPIADI 2026</h2>
A raccontare la visionarietà dell’opera è lo stesso filo poetico che attraversa il pensiero dell’artista: ogni corda è un legame, ogni foglio un frammento di memoria che resiste pur nella sua inevitabile fragilità. In questo paesaggio effimero, il visitatore percepisce la tensione tra vicinanza e distanza, tra ciò che unisce e ciò che si perde, come in una danza silenziosa di presenze sottili. Shiota parla di nevicate interiori, di ricordi che svaniscono come la neve dell’inverno passato: l'installazione, infatti, “è una rappresentazione di coloro che non sono più presenti e vuole accogliere il pubblico in uno spazio per ricordarli”, spiega l’artista. The Moment the Snow Melts diventa così riflessione collettiva sulla finitezza dei legami, ma anche sul potere generativo del tempo: come la neve che si scioglie annuncia la fine di un ciclo, così questa “ultima eco” illumina il passaggio verso nuove possibilità. 
<h2>UN’OPERA PARTECIPATIVA CHE “CRESCE” FINO A GIUGNO 2026</h2>
Fondamentale, nel lavoro di Shiota, è il coinvolgimento del pubblico: pensieri, disegni e nomi offerti dai visitatori entrano a far parte dell’opera stessa, trasformandola in un grande archivio emotivo condiviso. “Ogni corda è collegata a più lettere che contengono i nomi di persone che non è più possibile incontrare” aggiunge l’artista, “e trasmettono così, attraverso il tempo, sentimenti di frustrazione e tristezza”. Ogni contributo dei visitatori diventa così un fiocco di neve sospeso, una traccia di umanità che si aggiunge a quelle già presenti, rendendo l’installazione una creatura mutevole, destinata a crescere fino al giugno 2026. Il progetto si inserisce nel programma della <a href="https://arte.sky.it/news/2025/olimpiade-culturale-milano-cortina-2026" target="_blank">Olimpiade Culturale Milano Cortina</a>, introducendo una riflessione sulla memoria nel cuore di un evento globale. 
[Immagine in apertura: MUDEC, Chiharu Shiota© Jule Hering]

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Come si sta impegnando il mondo dell'arte per combattere la crisi climatica?

Quale ruolo può svolgere il mondo dell’arte nelle attività di contrasto al cambiamento climatico globale? Una risposta arriva dalla <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/10/arte-ambientalismo-gallery-climate-coalition" target="_blank">Gallery Climate Coalition</a> (GCC), l’organizzazione internazionale che dal 2020 concentra i propri sforzi nella riduzione dell'impatto climatico del settore artistico. A distanza di cinque anni dalla sua fondazione, la GCC ha pubblicato nei giorni scorsi la sua prima relazione d’inventario, intitolata Five-Year Review of Climate Action in the Visual Arts (in italiano, Revisione quinquennale delle azioni a favore del clima nel settore delle arti visive).
Dall’analisi condotta nel periodo 2020-2025 sono emersi dati molto significativi, a partire dall’alta percentuale (l’80%) di membri dell’organizzazione che hanno ridotto di oltre un quarto le proprie emissioni di gas serra. Tali risultati indicano come l’intero settore artistico globale potrebbe offrire un contributo importante nella lotta contro la <a href="https://arte.sky.it/news/2025/climate-museum-new-york" target="_blank">crisi climatica</a>. Le proiezioni suggeriscono infatti che sarebbe possibile tagliare fino a 5 milioni di tonnellate di anidride carbonica ogni anno – un valore paragonabile all’intera impronta di carbonio attribuita a piccole nazioni come l’Albania o il Nicaragua.
<h2>I PRIMI RISULTATI DELLA GALLERY CLIMATE COALITION</h2>
Tra gli elementi di maggior rilievo nella valutazione dell’impatto climatico del mondo dell’arte, la relazione individua tre fattori chiave: le spedizioni, i viaggi aerei e il consumo di energia, che sommati rappresentano tra l'80% e il 95% delle emissioni attribuibili ai membri della GCC. Per fare fronte a tali criticità, alcune organizzazioni hanno adottato specifiche contromisure: è il caso, ad esempio, della prestigiosa casa d’aste <a href="https://arte.sky.it/news/2023/asta-jean-michel-basquiat-pablo-picasso" target="_blank">Christie’s London</a>, che in cinque anni ha tagliato le proprie emissioni del 69% grazie a politiche di viaggio più sostenibili, alla riduzione di cataloghi in formato cartaceo e al passaggio a fonti di energia rinnovabile.
Diffuso nel corso della London Art+Climate Week 2025 organizzata in concomitanza con <a href="https://arte.sky.it/news/2025/piattaforma-clima-carlo-ratti-venezia-cop30" target="_blank">Cop30</a> (l’atteso summit ONU sul clima di Belém, in Brasile), il documento conferma quanto il settore dell’arte globale sia ancora ben lontano dal conseguire la piena <a href="https://arte.sky.it/news/2023/libro-arte-contemporanea-pianeta-ecologismo" target="_blank">sostenibilità</a>. L’esempio virtuoso offerto dai membri della Gallery Climate Coalition sembra però indicare come l'obiettivo di dimezzare le emissioni entro il 2030 sia ancora raggiungibile. Anche in considerazione dei risultati ottenuti, non è difficile capire che “i prossimi cinque anni definiranno l'eredità del settore artistico nella transizione climatica”, come ha voluto ricordare <a href="https://arte.sky.it/archivio/2016/06/apre-a-londra-la-new-tate-modern-firmata-herzog-de-meuron" target="_blank">Frances Morris</a>, ex direttrice della <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/02/tate-modern-yayoi-kusama-louise-bourgeois-londra">Tate Modern</a> e attuale presidente della GCC.
<h2>LE STRATEGIE PER RENDERE SOSTENIBILE IL SETTORE ARTISTICO</h2>
La Gallery Climate Coalition è la principale rete internazionale di enti commerciali del mondo delle arti visive, uniti dall'idea di rendere il settore artistico pienamente sostenibile e responsabile a livello ambientale. Fin dal 2020, i fondatori hanno fissato un traguardo ambizioso: ridurre almeno del 50% le emissioni di gas serra prodotte dai membri entro il 2030, puntando al contempo ad azzerare la produzione di rifiuti.
Nata dagli sforzi congiunti di appena duecento gallerie internazionali, oggi la coalizione conta oltre duemila membri attivi in più di sessanta Paesi in tutto il mondo. Tra i sostenitori dell’iniziativa, spiccano nomi di gallerie storiche, come <a href="https://arte.sky.it/news/2024/mostra-cindy-sherman-hauser-wirth-new-york" target="_blank">Hauser & Wirth</a>, e fiere internazionali del calibro di <a href="https://arte.sky.it/archivio/2016/05/a-basilea-larte-contemporanea-invade-il-centro-storico" target="_blank">Art Basel</a>. L’impegno condiviso di tutti i membri in questi cinque anni ha già portato a un primo risultato concreto: dimostrare che la riduzione delle emissioni nel mondo dell’arte è un obiettivo conseguibile. Tuttavia, tale traguardo potrà essere raggiunto solo unendo gli sforzi, al fine di favorire quella che Morris ha definito una profonda “trasformazione culturale”.
[Immagine in apertura: GCC founding team. Photo courtesy of Gallery Climate Coalition]

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