Va all'architetto Liu Jiakun il più importante premio architettonico internazionale

È Liu Jiakun a ricevere il <a href="https://arte.sky.it/news/2024/pritzker-architecture-prize-riken-yamamoto" target="_blank">Pritzker Architecture Prize</a> 2025, il massimo riconoscimento internazionale nel campo dell’architettura. L’architetto cinese, originario della città di Chengdu dove risiede e lavora, ottiene la prestigiosa onorificenza per la sua capacità di “immaginare e costruire nuovi mondi, liberi da vincoli estetici o stilistici”, come spiega la motivazione della giuria. La sua architettura è un atto di responsabilità sociale: Jiakun crea infattti spazi pubblici che danno respiro alle città densamente popolate, integra funzioni diverse per favorire la vita collettiva e lavora con materiali semplici, spesso di recupero, per restituire un senso di continuità storica. 
L'ARCHITETTO CINESE LIU JIAKUN VINCE IL PRITZKER PRIZE 2025
“Le città tendono a segregare le funzioni, ma Liu Jiakun adotta l’approccio opposto e mantiene un delicato equilibrio per integrare tutte le dimensioni della vita urbana” ha commentato l'architettura <a href="https://arte.sky.it/archivio/2016/01/larchitettura-sociale-di-alejandro-aravena" target="_blank">Alejandro Aravena</a>, presidente della giuria del Pritzker Architecture Prize 2025 e a sua volta vincitore del <a href="https://arte.sky.it/archivio/2016/01/lanno-di-alejandro-aravena-tra-pritzker-prize-e-biennale-di-architettura" target="_blank">Pritzker Architecture Prize 2016</a>. Il complesso su cinque livelli, estese su un intero isolato, West Village a Chengdu è un esempio emblematico di questo approccio: un’architettura aperta ma protetta, che accoglie al suo interno "una città nella città", combinando percorsi per ciclisti e pedoni, attività culturali, sportive, ricreative, uffici e commerciali.
Altro merito del progettista è la capacità di sfidare il dogma della specializzazione funzionale, come spiega ancora Aravena: “In un mondo che tende a generare periferie monotone e interminabili lui ha trovato un modo per creare luoghi che sono al tempo stesso edifici, infrastrutture, paesaggi e spazi pubblici”. 
I PROGETTI DELL'ARCHITETTO PRITZKER PRIZE LIU JIAKUN
Nel campus del Sichuan Fine Arts Institute, ad esempio, Liu Jiakun ha reinventato lo spazio accademico sfruttando ogni superficie per espandere la vivibilità dell’edificio: nel Suzhou Museum of Imperial Kiln Brick, uno dei museo da lui disegnati, ha reinterpretato i padiglioni classici cinesi in chiave contemporanea. La sua attenzione alla relazione tra architettura e natura si traduce in scelte progettuali che rispettano e integrano il paesaggio, come nel Tianbao Cave District Renovation, dove la costruzione "si fonde" con le pareti rocciose del sito di intervento. 
Non da ultimo, l'architetto Liu Jiakun si misura con la materia della memoria e della resilienza. Dopo il terremoto del Sichuan del 2008, ha sviluppato i “Rebirth Bricks”, mattoni realizzati con macerie rafforzate da fibre di grano e cemento, in grado di favorire una riparazione, sia simbolica che concreta, del tessuto urbano e sociale.
A maggio 2025 Liu Jiakun sarà premiato nel corso di una cerimonia in programma ad <a href="https://arte.sky.it/news/2023/land-art-jim-denevan-abu-dhabi" target="_blank">Abu Dhabi</a>.
[Immagine in apertura: Liu Jiakun, portrait. Photo Tom Welsh for The Hyatt Foundation The Pritzker Architecture Prize]

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Una mostra celebra i 40 anni di attivismo artistico delle Guerrilla Girls

Sono trascorsi quarant’anni da quando, nel 1985, la scena creativa contemporanea fu scossa dall’arrivo imprevisto e tumultuoso di un collettivo artistico che si sarebbe subito distinto per il suo indomito <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/09/libro-fumetto-femminismo" target="_blank">attivismo femminista</a> e la denuncia delle discriminazioni nel mondo dell’arte: le <a href="https://arte.sky.it/archivio/2017/05/guerrilla-girls-cheap-street-poster-festival-bologna" target="_blank">Guerrilla Girls</a>. Per celebrare l’importante ricorrenza della nascita del gruppo anonimo di artiste, il <a href="https://arte.sky.it/news/2023/riaprertura-museo-artiste-donne-washington" target="_blank">National Museum of Women in the Arts</a> (NMWA) di Washington D.C., negli Stati Uniti, ospiterà dal prossimo 12 aprile la mostra Guerrilla Girls: Making Trouble che raccoglie più di trenta iconiche opere d’arte realizzate dal collettivo tra il 1985 e il 2007.
Dopo aver catturato l’attenzione dei mass media con le loro stampe appariscenti, dove testi e grafica veicolavano messaggi potenti contro numerose forme di esclusione e isolamento, la produzione artistica delle Guerrilla Girls ha accompagnato l’evoluzione del panorama creativo degli ultimi quarant’anni, risuonando ancora oggi come un richiamo all’impegno incessante per un cambiamento positivo della società. 
DALLE STRADE AI MUSEI: L'EVOLUZIONE DELL'ATTIVISMO DELLE GUERRILLA GIRLS
La nascita del gruppo è legata a una collettiva d’arte contemporanea allestita nel 1984 al <a href="https://arte.sky.it/news/2023/mostra-movimento-ambientalista-new-york-museum-modern-art" target="_blank">MoMA - Museum of Modern Art</a> di New York, nel corso della quale vennero presentate le opere di sole 13 donne su un totale di 169 artisti. In segno di protesta, le attiviste tappezzarono i muri di Manhattan con poster di grande impatto visivo, attraverso cui accusavano musei, gallerie e critici di favorire la discriminazione nei confronti delle artiste donne e degli artisti di colore. Da quel primo intervento, il gruppo ha sempre lavorato a campagne provocatorie destinate a essere esposte in spazi aperti e molto frequentati, puntando a catturare l'attenzione del pubblico per invitarlo a riflettere su temi come l’uguaglianza e l’inclusione.
Attraverso un doppio focus espositivo, cronologico e tematico, la mostra nella capitale statunitense ripercorrerà la storia del collettivo, a partire da una selezione delle opere di Guerrilla Girls Talk Back (l’ormai storica prima serie di stampe realizzate in segno di protesta contro le istituzioni artistiche pubbliche e private) fino ad altre opere più recenti (tra cui la celebre Benvenuti alla Biennale Femminista!, azione artistica estemporanea organizzata nel 2005 dal collettivo per protestare contro la limitata rappresentazione di artiste donne e non occidentali nel corso delle principali manifestazioni e rassegne del settore).
L’ESPOSIZIONE AL NMWA PER DENUNCIARE LE DISCRIMINAZIONI NEL MONDO DELL'ARTE
Tra i diversi temi indagati dalla retrospettiva Guerrilla Girls: Making Trouble spiccano indubbiamente i linguaggi impiegati in questi anni dal gruppo di artiste, a partire dal loro peculiare sense of humor, che unisce ironia feroce e aperta provocazione per evidenziare l'ipocrisia dei doppi standard ancora applicati in molti contesti del mondo dell'arte.
Un’altra chiave del successo del collettivo è stata senza dubbio l’anonimato: le Guerrilla Girls sono sempre state molto attente a proteggere la propria identità, utilizzando pseudonimi ispirati ad alcune delle artiste e intellettuali più famose della storia, come <a href="https://arte.sky.it/news/2025/frida-kahlo-biografia-giunti-alba-romano-pace" target="_blank">Frida Kahlo</a> e Gertrude Stein, e indossando in pubblico le loro iconiche maschere da gorilla, divenute col passare del tempo un simbolo immediato dell'impegno creativo e della "lotta artistica" sostenuta dal collettivo.
[Immagine in apertura: Guerrilla Girls, Benvenuti alla biennale femminista!, from the series "Guerrilla Girls Talk Back: Portfolio 2," 2005; Digital print on paper, 17 x 11 in.; National Museum of Women in the Arts, Gift of Steven Scott, Baltimore, in honor of Wilhelmina Cole Holladay; © Guerrilla Girls, Courtesy Guerrilla Girls]

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