Alberto Sordi e Federico Fellini di nuovo insieme a Rimini

Da un lato <a href="https://arte.sky.it/news/2025/siamo-tutti-alberto-sordi-programmi-tv-14-giugno" target="_blank">Alberto Sordi</a>, dall’altro <a href="https://arte.sky.it/news/2023/federico-fellini-programmi-tv-20-maggio" target="_blank">Federico Fellini</a>: due colossi del cinema italiano, nati entrambi nel 1920 a pochi mesi di distanza e legati da un’amicizia sincera e da un’intesa artistica unica. Fu Fellini, con il suo occhio visionario, a intuire per primo il talento travolgente di Sordi, dirigendolo ne Lo sceicco bianco (1952) e consacrandolo l’anno successivo in I vitelloni. Ambientata nella Rimini del regista, la pellicola regalò al pubblico l’indimenticabile “Alberto mammone”, personaggio che rivelò tutta la capacità di Sordi di farsi “maschera” universale della commedia italiana. Ed è proprio da questa collaborazione e da questo ruolo iconico che prende vita la mostra Alberto Sordi, maschera di un Vitellone, allestita negli eleganti spazi del Grand Hotel di Rimini fino al 28 agosto.
<h2>A RIMINI UNA MOSTRA “RIUNISCE” ALBERTO SORDI E FEDERICO FELLINI</h2>
La mostra si sviluppa come una sceneggiatura vivente: fotografie inedite, locandine, costumi, bozzetti e documenti originali restituiscono il talento multiforme di Sordi, “Colonnello della commedia all’italiana”. Dai primi passi nella radio e nel teatro di rivista, fino alle interpretazioni che hanno fatto storia — dal Nando Mericoni di Un americano a Roma al Marchese del Grillo di Monicelli —, ogni sezione è un capitolo della sua leggenda. E non mancano le battute entrate nel linguaggio comune, come il celebre “Lavoratori…” che, ancora oggi, strappa sorrisi e complicità generazionali. Il percorso mette in luce il fil rouge del “vitellonismo” felliniano che attraversa gran parte dei suoi ruoli, tra ironia, malinconia e quel tocco inimitabile di romanità che lo ha reso icona popolare. 
<h2>LA STORIA DEL CINEMA ITALIANO IN MOSTRA A RIMINI</h2>
I materiali esposti — provenienti dalla Casa Museo Alberto Sordi, dall'Istituto Luce-Cinecittà, dal Centro Sperimentale di Cinematografia e da numerosi archivi privati — compongono un mosaico di emozioni che attraversa sessant’anni di storia dello spettacolo. Tra i pezzi forti, il costume originale del Marchese del Grillo firmato da Gianna Gissi e i bozzetti de I vitelloni custoditi al Museo Cinema a Pennello. A impreziosire il racconto, le voci di colleghi e amici — Simone Casavecchia, Massimo Wertmüller, Gianna Gissi, Lorenzo Baraldi — che offrono testimonianze intime e inedite.
[Immagine in apertura: Alberto Sordi con Federico Fellini, Giulietta Masina e Valentina Cortese in una serata di beneficenza, 1955. Archivio Istituto Luce-Cinecittà]

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Dal cantiere della metropolitana di Roma emergono straordinarie tracce imperiali

Dal cantiere della futura stazione della linea C della metropolitana a Piazza Venezia riaffiorano incredibili tracce del passato. Succede a Roma, dove – <a href="https://arte.sky.it/news/2025/scoperta-testa-colossale-scavi-roma" target="_blank">come spesso accade</a> – un recente intervento di urbanizzazione pubblica ha portato alla luce frammenti di epoca repubblicana, imperiale e medievale. La notizia è stata diramata ieri, 4 agosto, dalla Soprintendenza Speciale di Roma, responsabile della direzione scientifica dei lavori. 
“Ancora una volta la costruzione di una stazione della metropolitana ci fa riscoprire il passato della nostra città”, ha dichiarato Daniela Porro, Soprintendente Speciale della Capitale. “È nel sontuoso palinsesto di varie epoche che torna sotto i nostri occhi e dovrà essere valorizzato al meglio nella futura stazione che risiede il grande fascino di questo scavo, che la Soprintendenza sta conducendo all’interno dei lavori per la realizzazione della Linea C, commissionati da Roma Metropolitane, per conto di Roma Capitale e realizzati dalla società Metro C”.
<h2>I RITROVAMENTI SOTTO PIAZZA VENEZIA A ROMA</h2>
A caratterizzare la scoperta, un insieme di edifici risalenti al periodo tardo repubblicano e residenze di età imperiale. Risalgono a queste epoche le testimonianze di un complesso a più piani, probabilmente con funzione abitativa e commerciale, la cui tipologia andrebbe ricondotta alle “insulae”, ovvero le residenze per le classi popolari della Roma di età imperiale.
Le strutture in questione si trovano a ridosso della antica via Flaminia, di cui è stato rinvenuto il tracciato di epoca medioevale: in questa fase la strada si presenta non più fatta di basoli, ma di vari strati di terra battuta, che nel tempo venivano sovrapposti quando il precedente si era deteriorato. Sempre al medioevo risalgono alcune calcare: fornaci per trasformare il marmo in calce viva, posizionate anch’esse sul limitare della Flaminia.
<h2>UNA “FINESTRA” SUL PASSATO DI ROMA</h2>
“Il rinvenimento di strutture abitative di epoca romana rappresenta una straordinaria occasione di conoscenza della topografia storica del centro di Roma”, ha commentato Marta Baumgartner, archeologa della Soprintendenza. “Questi resti, riconducibili a edifici residenziali di età imperiale, contribuiscono ad arricchire il quadro urbanistico dell'area inserendo i grandi monumenti conosciuti nel tessuto abitativo”.

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