A Siena va in scena il genio di Armando Testa 

Il mondo immaginifico e colorato del grande pubblicitario <a href="https://arte.sky.it/news/2024/catalogo-armando-testa-mostra-venezia" target="_blank">Armando Testa</a> conquista il <a href="https://arte.sky.it/news/2024/palazzo-papesse-siena-mostre" target="_blank">Palazzo delle Papesse di Siena</a>, che fino al 3 maggio 2026 ospita una retrospettiva dedicata al maestro capace di rivoluzionare la comunicazione visiva italiana. Curata da <a href="https://arte.sky.it/news/2024/mostra-euphoria-arte-gonfiabile-nuvola-roma" target="_blank">Valentino Catricalà</a> e dalla moglie del creativo Gemma De Angelis Testa, Armando Testa. Cucù-Tetè si presenta come un gioco di apparizioni improvvise, tenendo fede a quel “cucù” nel titolo che suggerisce una verità che sfugge e ritorna sotto nuova forma.
Definito da Gillo Dorfles un “visualizzatore globale”, Testa è raccontato con oltre duecento opere che ne rivelano la natura proteiforme: pubblicitario, artista, inventore di universi. E mentre i televisori a tubo catodico riproducono frammenti del suo linguaggio rivoluzionario, il visitatore è invitato a riscoprire la forza di un pensiero che nasceva dall’arte per trasformarsi in visioni pop, capaci di incidere nell’immaginario collettivo con la precisione di un lampo.
<h2>LA CREATIVITÀ DI ARMANDO TESTA IN MOSTRA A SIENA</h2>
Fulcro della retrospettiva è la “nicchia” del secondo piano, un microcosmo fitto di oltre quattrocento disegni che restituiscono il flusso mentale di Testa, come se lo spettatore potesse avvicinarsi al momento esatto in cui l’intuizione prendeva forma. Non meno magnetica è la Lampadina Limone, isolata nel buio del caveau e illuminata da un unico faro, metafora di un creativo che sapeva combinare ironia e folgorazione.
Il percorso prosegue con una “comfort zone” di icone assolute – dal celebre manifesto Punt e Mes alle campagne per Carpano, Borsalino e per le Olimpiadi di Roma – prima di addentrarsi nelle sezioni dedicate al rapporto tra arte, industria e tecnologia. Qui emergono manifesti rari e materiali preparatori che testimoniano la capacità di Testa di tradurre le trasformazioni del proprio tempo in immagini sintetiche, spiazzanti, immediatamente memorabili. Non mancano incursioni nella sua pittura, luogo di libertà assoluta, e nel suo universo narrativo, con personaggi come Caballero e Carmencita, e il Pianeta Papalla, ricostruito in scala per restituire la potenza visionaria di uno dei mondi più celebri della storia della pubblicità italiana.
<h2>NON SOLO PUBBLICITARIO: LE MILLE VITE DI ARMANDO TESTA</h2>
La retrospettiva prosegue con una riflessione sul corpo, tema che Testa affrontò in maniera trasversale: sacro, pubblicitario, frammentato, evocato sempre attraverso il potere del non detto. Seguono le sale dedicate agli animali, agli esperimenti sul cibo e, in chiusura, il documentario Povero ma moderno di Pappi Corsicato, premiato a Venezia.
“Guardi un lavoro di Armando Testa”, sottolinea Gemma De Angelis Testa, “e credi di averlo compreso, ma subito ti accorgi che c’è dell’altro: una piega inattesa, un senso che si ribalta. È la cifra della sua opera: una rivelazione che diventa meraviglia”. Ed è per questo che la sua arte e la sua figura restano un mistero da svelare: “Cos’è Testa? Siamo sicuri che sia solamente un grande e geniale pubblicitario?”, si chiede Catricalà, interpellando la curiosità del visitatore.
[Immagine in apertura: crediti Ufficio Stampa Opera Laboratori]

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Chiude la Biennale Architettura e la Santa Sede svela  un atteso restauro a Venezia

Dopo mesi di lavori, è stato finalmente presentato al pubblico il restauro dell’altare nella Cappella del Complesso di Santa Maria Ausiliatrice a Venezia, riportando l’attenzione su un intervento che ha rappresentato il cuore di Opera Aperta. Si tratta del progetto, a cura di Marina Otero Verzier e Giovanna Zabotti, con cui la Santa Sede ha partecipato alla <a href="https://arte.sky.it/news/2025/biennale-architettura-2025-carlo-ratti">Biennale Architettura 2025</a>. L’operazione ha permesse di rivelare che il tempo aveva offuscato, mostrando di nuovo sfumature, venature e dettagli, ma non solo. A emergere con forza non è soltanto il risultato tecnico: l'intero percorso di ripristino è stato infatti sviluppato come un’esperienza corale, in cui artigiani, architetti, studiosi, studenti e abitanti del quartiere hanno condiviso gesti, osservazioni e responsabilità. Un approccio innovativo, che ha trasformato la Cappella in un laboratorio di relazione e ascolto, in cui l'atto di riparazione è diventato un gesto radicale di responsabilità verso il patrimonio, la comunità e l’ambiente.
<h2>IL RESTAURO DELL'ALTARE DELLA CHIESA DI SANTA MARIA AUSILIATRICE</h2>
La conclusione del restauro è accompagnata dalla presentazione del catalogo Opera Aperta: la riparazione come atto radicale, pubblicato da Allemandi, che documenta la genesi e lo sviluppo del progetto attraverso immagini, disegni, testimonianze e saggi di figure centrali del pensiero contemporaneo, tra cui Papa Francesco, Umberto Eco, Mierle Laderman Ukeles, Tim Ingold. Il volume ricostruisce la fitta trama di incontri che ha animato il Padiglione durante la Biennale Architettura 2025, restituendo la complessità di un iter che ha intrecciato pratiche di manutenzione, ricerca interdisciplinare e gesti quotidiani di attenzione. Opera Aperta ha infatti ricevuto una <a href="https://arte.sky.it/news/2025/premi-biennale-architettura-2025">menzione speciale</a> da parte della giuria di questa edizione della Biennale per la capacità di creare uno spazio di scambio, negoziazione e riparazione, dove l’architettura diventa un atto di cura collettiva. Il restauro dell’altare rappresenta così il culmine simbolico di un progetto che ha saputo rileggere il concetto di conservazione come un dialogo tra patrimonio architettonico e responsabilità condivise.
<h2>I NUMERI DELLA BIENNALE ARCHITETTURA 2025</h2>
Domenica 23 novembre, infine, si è chiusa la Biennale Architettura dal titolo <a href="https://arte.sky.it/news/2025/biennale-architettura-leone-oro-carriera-donna-haraway-italo-rota" target="_blank">Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva.</a>, a cura di Carlo Ratti, celebrando un risultato senza precedenti: 298.000 biglietti venduti, con un incremento del 5% rispetto al 2023, ai quali si sommano le 17.584 presenze registrate durante la pre-apertura. Un’affluenza che rende questa edizione la più visitata di sempre, anche grazie alla forte partecipazione di giovani e studenti, pari al 28% del totale, e alla costante attenzione all’accessibilità con quasi mille partecipanti al progetto dedicato alle categorie fragili. Ma "la vera eredità di una Biennale", ha ricordato Ratti, "non si misura nella popolarità immediata, ma in ciò che resta nel tempo". L'architetto nella sua dichirazione sottolinea quindi che "il tema di quest’anno ci invita a mobilitare ogni forma di intelligenza a nostra disposizione per affrontare un clima che cambia. Dobbiamo fermare il consumo di suolo e adattare il patrimonio costruito alle nuove condizioni ambientali, correggendo gli errori del recente passato".
[Immagine in apertura: Opera Aperta, Padiglione della Santa Sede alla 19. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia. Ph. Jose Hevia]

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