In Irlanda due artisti dialogano con gli spazi di uno storico giardino

Il Goethe Institut di Merrion Square, nel cuore di <a href="https://arte.sky.it/news/2024/portal-installazione-digitale-new-york-dublino" target="_blank">Dublino</a>, si prepara a ospitare dal 16 maggio la retrospettiva d’arte contemporanea Sedimented Tactilities. La mostra rappresenta il nuovo capitolo di Glenkeen Variations, una serie espositiva che accoglie le opere degli artisti che hanno partecipato alla residenza presso il Glenkeen Garden, nella contea di <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/01/larte-fantastica-di-harry-clarke-e-di-scena-nella-sua-irlanda" target="_blank">West Cork</a>, nel sud dell’isola. Protagonisti dell’esposizione (visitabile fino al prossimo 21 giugno) saranno Doireann O’Malley, nata a Limerick e residente a Berlino, e STRWÜÜ, duo artistico fondato nel 2014 da Jo Wanneng e Lukas Fütterer. 
Durante il periodo di residenza, ciascuno degli artisti ha approfondito gli intrecci socio-politici legati a identità, territorio e storia partendo dalla propria prospettiva particolare. Da tali riflessioni sono scaturite opere molto diverse eppure idealmente collegate. L’inedito dialogo visivo e tattile tra le sculture in movimento di STRWÜÜ e le narrazioni cinematografiche di O’Malley, promette di stimolare i visitatori a riflettere sulle relazioni stratificate tra esseri umani e luoghi, tra ambiente e tecnologia.
<h2>DIALOGHI ARTISTICI SU IDENTITÀ E NATURA AL GOETHE INSTITUT DI DUBLINO</h2>
Il progetto di residenza, sostenuto dalla tedesca Crespo Foundation, ha condotto gli artisti in mostra ad approfondire i temi d’indagine in un dialogo che include diversi ambiti, dagli aspetti geologici alle riflessioni politiche.
Il lavoro di Doireann O’Malley, intitolato Maolaigh, è un film che impiega un linguaggio onirico per seguire la figura spettrale di una “Regina Pirata” (alter ego dell’artista) al largo delle coste irlandesi. Dissolvendo in modo impercettibile i limiti narrativi di tempo, genere e luogo, O’Malley viaggia alla ricerca di un paesaggio non ancora contaminato dall’azione soffocante dell’uomo sulla natura.
La ricerca artistica del duo STRWÜÜ si muove su un percorso parallelo, ponendosi come traguardo il superamento delle tradizionali contrapposizioni tra vivente e inanimato, natura e cultura, umano e tecnologico. La loro opera ruota attorno a un masso prelevato dal Glenkeen Garden, antico simbolo di delimitazione degli spazi rurali, e lo pone al centro di una scultura “animata” da un sistema di braccia robotiche. L’interazione tra l’elemento naturale e quello tecnologico si oppone al sistema di tracciamento satellitare impiegato oggi per stabilire i confini, in una sorta di provocatoria alleanza tra ambiente e macchine per la salvaguardia del territorio.
<h2>IL PROGRAMMA DI RESIDENZE ARTISTICHE NEL SUD DELL’IRLANDA</h2>
Le opere in mostra a Dublino ricorrono a tecniche differenti per esplorare un unico ambito: come la storia e la tecnologia abbiano sempre influenzato la nostra percezione del mondo naturale e della società. Le meditazioni “tattili sedimentate" evocate nel titolo dell’esposizione invitano i visitatori a mettere in discussione le chiavi di lettura del mondo circostante, proponendo spunti di riflessione provocatori e inediti.
L’inaugurazione della mostra al Goethe Institut di Dublino, curata da Ben Livne Weitzman, sarà inoltre arricchita da una performance del duo STRWÜÜ. Durante il periodo dell’esposizione sono infine in programma diversi eventi paralleli legati ai lavori degli artisti coinvolti, che si terranno anche presso il Glenkeen Garden di West Cork. 
[Immagine in apertura: credit Ulrike Crespo]

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Tutti i premiati della Biennale Architettura 2025

Dopo i <a href="https://arte.sky.it/news/2025/biennale-architettura-leone-oro-carriera-donna-haraway-italo-rota" target="_blank">Leoni alla Carriera a Donna Haraway e a Italo Rota</a>, assegnati già lo scorso mese, la <a href="https://arte.sky.it/news/2025/padiglioni-biennale-architettura-2025" target="_blank">19. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia</a> ha aperto le porte al pubblico (sarà visitabile fino al 23 novembre) e ha annunciato gli altri prestigiosi premi ufficiali. A trionfare è il Regno del Bahrain, vincitore del Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale con Canicola, un padiglione visionario e al tempo stesso radicato nella tradizione. Curata dall'architetto italiano Andrea Faraguna, con un team transdisciplinare, la mostra affronta con intelligenza e praticità la sfida del calore estremo, proponendo sistemi di raffreddamento passivo ispirati alle torri del vento e ai cortili ombreggiati della cultura araba. Il padiglione, allestito all’Arsenale, non solo interpreta con sensibilità il tema della resilienza climatica, ma propone un’architettura che diventa strumento di sopravvivenza, adattamento e dignità.
<h2>TUTTI I PREMI DELLA BIENNALE ARCHITETTURA 2025</h2>
Oltre al Bahrain, la Giuria composta da Hans Ulrich Obrist (presidente, Svizzera), Paola Antonelli (Italia) e Mpho Matsipa (Sudafrica) ha attribuito due menzioni speciali ad altrettanti <a href="https://arte.sky.it/news/2025/padiglioni-biennale-architettura-2025" target="_blank">padiglioni nazionali</a>: la Santa Sede e la Gran Bretagna. Con il progetto Opera aperta, il padiglione vaticano si ispira all’omonimo testo di Umberto Eco per trasformare una chiesa sconsacrata in uno spazio aperto, fluido, dove la cura diventa pratica viva e collettiva attraverso dei workshop di restauro aperti a tutti, a cura dell'UIA – Università Internazionale dell'Arte. Un progetto che si pone come esempio di architettura della riparazione, in cui il restauro si fonde con l'inclusione e il dialogo interculturale. finalizzato alla concreta riattivazione dell'immobile. Non meno potente è la proposta britannica GBR: Geology of Britannic Repair, che affronta le cicatrici storiche del colonialismo attraverso un confronto con il Kenya e una riflessione sull’impatto estrattivo dell’architettura. Il progetto si distingue per la sua capacità di unire geopolitica, ecologia e memoria, suggerendo nuove strade per una relazione più etica con la materia e i territori. A fare da fil rouge a entrambi i padiglioni, è l'architettura che si trasforma in racconto e in possibilità di guarigione.
<h2>A VENEZIA SUCCESSO PER LO STUDIO DILLER SCOFIDIO + RENFRO</h2>
Il Leone d’Oro per la miglior partecipazione alla 19. Mostra, Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva. è andato al progetto Canal Café di <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/01/lo-studio-diller-scofidio-renfro-svela-il-futuro-centre-for-music-di-londra" target="_blank">Diller Scofidio + Renfro</a> (con Natural Systems Utilities, SODAI, Aaron Betsky e Davide Oldani), esito di una ricerca in corso da due decenni. Si tratta di un laboratorio urbano-caffetteria, attivo negli spazi all'aperto dell'Arsenale: un luogo dove bere un caffè diventa pretesto per riflettere sul futuro della città lagunare e, più in generale, delle città costiere minacciate dai cambiamenti climatici e sulla risorsa acqua.. Il Leone d’Argento, invece, ha premiato <a href="https://arte.sky.it/news/2023/calculating-empires-fondazione-prada-milano" target="_blank">Calculating Empires di Kate Crawford e Vladan Joler,</a> imponente manifesto visivo che decifra i legami nascosti tra potere e tecnologia dagli imperi coloniali fino ai giorni nostri. Menzioni speciali anche per Alternative Urbanism dell'architetta nigeriana Tosin Oshinowo, che racconta l’economia circolare dei mercati di Lagos, e per Elephant Chapel di Boonserm Premthada, un commovente esempio di architettura simbiotica, dove mattoni di sterco di elefante diventano simbolo di coabitazione ecologica.
[Immagine in apertura: Padiglione del Regno del Bahrain. Photo by Andrea Avezzù. Courtesy La Biennale di Venezia]

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