La nuova retrospettiva di Maurizio Cattelan in Portogallo

Dagli anni Novanta <a href="https://arte.sky.it/news/2025/maurizio-cattelan-mostra-bergamo-seasons-biennale-orobie" target="_blank">Maurizio Cattelan</a> scuote il mondo dell’arte con opere capaci di far sorridere e inquietare al tempo stesso. Ora, fino all’11 gennaio 2026, l’artista padovano è protagonista in Portogallo, dove la Casa de Serralves di Porto, gioiello Art Déco degli anni Trenta, ospita la retrospettiva Sussurro. Nel parco, le sue sculture irrompono tra i viali e le aiuole come apparizioni: Daddy Daddy (2008), un Pinocchio riverso e inanimato nel lago, sembra il relitto di una favola naufragata; poco più in là, November (2024) raffigura un uomo in marmo disteso su una panchina che urina come una fontana malinconica; di fronte alla villa, L.O.V.E. (2024) rappresenta una mano monumentale con il dito medio alzato, gesto ironico e irridente verso il potere finanziario. 
<h2>MAURIZIO CATTELAN PROTAGONISTA IN PORTOGALLO</h2>
All’interno della villa, l’atmosfera si carica di un’intensità teatrale. Nel grande atrio, Novecento (1997) e Senza titolo (2007) sospendono due cavalli a mezz’aria, privati della loro forza simbolica e resi fragili. Più avanti, Sunday (2024) — una parete dorata crivellata di proiettili — riflette l'immagine dello spettatore, mentre All (2007) dispone nove corpi in marmo di Carrara sul pavimento, ordinati come in una silenziosa cerimonia. In un’altra sala, Senza titolo (2018), replica in scala della Cappella Sistina, ridimensiona il rapporto tra umano e divino. L’incontro si fa più crudo con La Nona Ora (1999), in cui Papa Giovanni Paolo II giace a terra colpito da un meteorite, e con Him, un Hitler-bambino inginocchiato davanti a un altare sorvegliato dai piccioni tassidermizzati di Ghosts.
<h2>L’ARTE INQUIETA E IRRIVERENTE DI MAURIZIO CATTELAN</h2>
Cattelan alterna ironia e turbamento, mescolando cultura alta e popolare. Al piano superiore, autoritratti come You (2021), Mini-Me (1999) e We (2010) riflettono sulla costruzione dell’identità, mentre Comedian (2019) — la banana fissata al muro con il nastro adesivo, <a href="https://arte.sky.it/news/2023/banana-maurizio-cattelan-mangiata-seoul" target="_blank">mangiata da uno studente</a> coreano al Leeum Museum of Art di Seul nel 2023 e venduta, l’anno successivo, per <a href="https://arte.sky.it/news/2024/banana-maurizio-cattelan-6-milioni-dollari-asta-sotheby" target="_blank">6,2 milioni di dollari</a> — diventa simbolo di una transizione dall’arte come oggetto all’arte come evento. Ogni opera è un détournement, un’immagine familiare piegata fino a fare emergere la sua ambiguità.
[Immagine in apertura: Maurizio Cattelan, Comedian, 2019. Photography: Zeno Zotti]

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Il nuovo memoir della fumettista Francesca Ghermandi dedicato al papà artista

Da una parte una delle fumettiste più rappresentative della scena italiana: <a href="https://arte.sky.it/news/2024/mondo-disegnato-festival-illustrazione-marche" target="_blank">Francesca Ghermandi</a>; dall'altra lo scultore Quinto Ghermandi, padre della prima e figura nota dell'arte informale. Sono loro i due protagonisti di Babbo, dove sei?, il volume illustrato dedicato alla memoria dello storico artista – esponente di spicco degli anni Sessanta, qui “riscoperto” e raccontato da una prospettiva insolita e privata.
<h2>IL NUOVO FUMETTO DI FRANCESCA GHERMANDI</h2>
Recentemente pubblicato da <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/12/fumetto-sindrome-asperger" target="_blank">Canicola Edizioni</a>, il fumetto (nell'immagine in apertura un dettaglio della copertina) porta alla luce il percorso creativo di Quinto Ghermandi: un uomo, un artista, un “paracadutista piombato sul nostro pianeta”, come lo definisce l’autrice stessa. A condurre i lettori nella pratica dello scultore (scomparso nel 1994) è proprio la figlia, che con ironia e commozione ripercorre la vicenda biografica del padre.
“Non avevo mai affrontato temi biografici e lo scorso autunno, quando Liliana e Edo (editori di Canicola) mi hanno proposto di realizzare un libro su mio padre, ero titubante”, racconta l'autrice. “Non solo perché non sapevo se ne sarei stata capace, ma soprattutto perché per parlare davvero di lui avrei dovuto parlarne a 360°, come uomo, artista, padre e insegnate. Non volevo rischiare di cadere nella retorica celebrativa, cosa che Quinto detestava, e non sapevo da dove partire. Come scrivo all’inizio del libro: la sua grande umanità e ironia erano parti integranti della sua arte. Così ho iniziato a scrivere supportata dalle tantissime foto di famiglia, dai suoi cataloghi e sono andata avanti per associazioni. Dato che da giovane era stato un comico di avanspettacolo, mi sono messa in qualche modo nel ruolo della spalla che fa uscire le battute all’attore principale. Ho ritrovato la bambina tontarella che amava i fumetti, e ho ritrovato quel babbo straordinario morto più di trenta anni fa”.
<h2>UN VIAGGIO NELLA MEMORIA PERSONALE DI FRANCESCA GHERMANDI</h2>
Sono diverse le testimonianze raccolte all'interno del volume, messe insieme dalla Ghermandi come tasselli di un “mosaico” narrativo che è allo stesso tempo una biografia e uno strumento di documentazione valido a “rispolverare” la produzione di una figura rilevante nel contesto artistico del secondo dopoguerra.
“Dal punto di vista personale questo processo di esplorazione è stato come una terapia psicanalitica in cui ho dato corpo ai ricordi attraverso i disegni, li ho come 'oggettivati'”, prosegue la fumettista. “Ho spesso scritto diari di ricordi ma solo per me, per riflettere, senza l’idea di mostrarli a qualcuno. Disegnarli e metterli in fila è tutta un’altra cosa. Questo lavoro mi ha aiutata non solo a capire di più mio padre, ma mi ha permesso anche di guardare me stessa dal di fuori e capire molte cose personali. In senso generale, è un racconto che parla del rapporto tra un padre e una figlia con passioni simili ma di generazioni diverse e in cui tanti possono riconoscersi”.

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