Una nuova grande mostra celebra il rapporto tra Michelangelo e Bologna

Ha inaugurato ieri, 14 novembre, l’attesa retrospettiva Michelangelo e Bologna, allestita presso Palazzo Fava, nel cuore della città felsinea. Promossa nell’ambito dell’ampio progetto culturale denominato <a href="https://arte.sky.it/news/2023/mostra-artiste-iraniane-bologna">Genus Bononiae</a>, la mostra celebra il <a href="https://arte.sky.it/news/2025/anniversario-michelangelo-galleria-accademia-firenze" target="_blank">550esimo anniversario</a> della nascita di <a href="https://arte.sky.it/news/2025/michelangelo-infinito-programmi-tv-1-novembre" target="_blank">Buonarroti</a>, offrendo un inedito punto di vista sul legame tra il maestro rinascimentale e la Bologna del suo tempo.
Curato da <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/09/mostra-michelangelo-genova-palazzo-ducale-genova" target="_blank">Cristina Acidini e Alessandro Cecchi</a>, rispettivamente presidente e direttore della fondazione fiorentina Casa Buonarroti, l’evento resterà aperto fino al prossimo 15 febbraio. Il percorso di visita condurrà il pubblico alla scoperta di opere originali e calchi storici, affiancati da disegni, volumi d’epoca e documenti d'archivio.
<h2>L'ESPOSIZIONE SU BUONARROTI A 550 ANNI DALLA NASCITA</h2>
I visitatori della mostra a <a href="https://arte.sky.it/foto/arte/mostra-ai-weiwei-bologna" target="_blank">Palazzo Fava</a> sono accolti da un primo segmento espositivo, dedicato all’apprendistato di Buonarroti a Firenze, la "culla" del <a href="https://arte.sky.it/news/2025/libro-leonardo-da-vinci-profumi-rinascimento" target="_blank">Rinascimento</a>. Opera centrale di questa sezione è indubbiamente la celebre Madonna della Scala, bassorilievo marmoreo scolpito da Michelangelo ad appena sedici anni, che documenta la straordinarietà e la precocità del suo talento artistico. Il capolavoro, concesso eccezionalmente in prestito dalla <a href="https://arte.sky.it/archivio/2016/03/firenze-si-parla-nel-nome-di-michelangelo" target="_blank">Fondazione Casa Buonarroti</a>, è esposto accanto a un disegno originale.
Il focus della retrospettiva si concentra quindi sui mesi trascorsi da un Michelangelo ventenne nella Bologna allora governata dai <a href="https://arte.sky.it/news/2020/programmi-tv-29-ottobre-bentivoglio-bologna" target="_blank">Bentivoglio</a>. Costretto a fuggire da Firenze dopo la cacciata dei <a href="https://arte.sky.it/news/2020/serie-televisiva-dinastia-medici" target="_blank">Medici</a>, l’artista trovò nella città felsinea un rifugio ideale per la propria maturazione creativa, come attestato dalle sculture realizzate per l’Arca di San Domenico. Il percorso espositivo non manca di evidenziare attraverso opere e documenti originali l’impatto del vivace contesto culturale bolognese sulla formazione del genio michelangiolesco.
<h2>I DUE SOGGIORNI DI MICHELANGELO A BOLOGNA</h2>
La sezione conclusiva dell’esposizione è dedicata al secondo soggiorno bolognese di Michelangelo. Nel 1506, infatti, l’artista fu convocato in Emilia da papa <a href="https://arte.sky.it/archivio/2017/01/nuova-luce-tomba-giulio-ii-roma-michelangelo" target="_blank">Giulio II</a>, che gli commissionò una scultura bronzea destinata alla facciata di <a href="https://arte.sky.it/news/2022/videomapping-facciata-san-petronio-bologna" target="_blank">San Petronio</a>. Benché la colossale statua ebbe vita breve, la sua realizzazione attesta la complessità dei rapporti tra Buonarroti e il pontefice che, di lì a poco, gli avrebbe affidato l’impresa pittorica più straordinaria della sua carriera: la decorazione della <a href="https://arte.sky.it/news/2025/cappella-sistina-michelangelo-mostra-multimediale-firenze" target="_blank">Cappella Sistina</a>.
Promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e prodotto da <a href="https://arte.sky.it/news/2025/anniversario-palazzo-papesse-siena" target="_blank">Opera Laboratori</a>, il progetto della mostra Michelangelo e Bologna è arricchito da un corposo programma di attività collaterali e iniziative didattiche rivolte a un pubblico ampio e diversificato. La retrospettiva si propone così di puntare i riflettori sul legame profondo tra Buonarroti e Bologna, svelando alcuni aspetti inediti dell’opera di uno dei più grandi geni della storia dell’arte.
[Immagine in apertura: crediti Opera Laboratori]

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Negli ambienti suggestivi di Palazzo Grifoni Budini Gattai, un tempo sede della storica <a href="https://arte.sky.it/archivio/2021/02/firenze-fondazione-alinari-fotografia-museo" target="_blank">Fototeca del Kunsthistorisches Institut in Florenz</a>, prende forma Armin Linke: The City as Archive. Florence. In mostra, le fotografie dell’italo-tedesco Armin Linke, affiancate a immagini storiche e materiali d’archivio, compongono un ritratto inedito della città: non un semplice palcoscenico da cartolina, ma un laboratorio dove, nel corso dei secoli, saperi, opere e istituzioni hanno sedimentato tracce, conflitti, invenzioni.
Il percorso conduce il visitatore oltre i confini dei circuiti turistici, dentro luoghi spesso invisibili ma decisivi per comprendere l’identità culturale fiorentina. Firenze si mostra così attraverso i suoi archivi, i suoi gesti nascosti, le sue reti di conoscenza: un paesaggio che Linke osserva e ripensa con uno sguardo che non si limita a documentare, ma che interroga e mette in discussione i paradigmi consolidati.
<h2>GLI SCATTI DI ARMIN LINKE REINTERPRETANO FIRENZE</h2>
Il progetto nasce da una ricerca del KHI, firmata da Hannah Baader e Costanza Caraffa in stretta collaborazione con Linke, che ha vissuto l’istituto dall’interno durante la sua residenza tra il 2019 e il 2021. “Nei diversi archivi che ho potuto visitare”, ha spiegato l’artista, “mi interessava osservare le forme di materialità e di riproduzione dell’informazione culturale: display, installazioni, oggetti, documenti, grafici, metadati, ma anche i gesti e i metodi di ordinamento, come una coreografia dell’accumulazione e della sua storia materiale”. La fotografia, per lui, è un invito al dialogo con gli spazi che conservano memorie, con le istituzioni che modellano la conoscenza. E infatti gli scaffali vuoti della Fototeca – ora trasferita altrove – entrano nell’allestimento come elementi narrativi, trasformandosi in una mappa visiva da esplorare. La mostra diventa così una macchina spazio-temporale: l’occhio contemporaneo dell’artista incontra le stampe di Alinari, Brogi, Braun e Hautmann, attraversando alluvioni, distruzioni belliche, musei ottocenteschi e icone dell’immaginario fiorentino. È un intreccio di piani che rispecchia anche la duplice prospettiva del KHI, istituzione nata nel 1897 e da sempre sospesa tra sguardo locale e vocazione internazionale.
<h2>L’IMPORTANZA DEGLI ARCHIVI E DEI MUSEI NELLA CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO</h2>
Il percorso espositivo conduce attraverso musei, archivi e collezioni che raccontano la città in modo corale: dall’Archivio di Stato al Museo Galileo, dall’Erbario Centrale all’Osservatorio di Arcetri, dall’Opificio delle Pietre Dure agli Archivi Storici dell’Unione Europea. In ciascuno di questi luoghi, la camera di Linke registra la “coreografia” di oggetti, documenti, strumenti e gesti che generano conoscenza. Così la mostra affronta temi cruciali: la separazione dei saperi, le politiche del patrimonio, il rapporto tra cultura e natura, le metamorfosi delle istituzioni. E richiama, quasi come una stella polare, l’intuizione di Anna Maria Luisa de’ Medici e del suo "Patto di Famiglia", da cui nasce l’idea di museo pubblico. Nelle sale del piano nobile, dove gli stucchi di inizio Novecento dialogano con fotografie monumentali e trittici contemporanei, prende forma una Firenze nuova: non soltanto da contemplare ma da decifrare, attivare e immaginare di nuovo.
[Immagine in apertura: copyright KHI-MPI Photo Bärbel Reinhard]

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