A Roma una mostra dedicata alla fiabe e alle tradizioni popolari italiane

Proseguirà fino al 1° marzo del prossimo anno la mostra Le fiabe sono vere… Storia popolare italiana, inaugurata lo scorso luglio presso il <a href="https://arte.sky.it/news/2022/museo-civilta-roma-collezioni-ispra" target="_blank">MUCIV – Museo delle Civiltà</a> di Roma. Questa importante esposizione mira a evidenziare l’importanza e l’attualità delle <a href="https://arte.sky.it/news/2022/museo-civilta-roma-allestimento" target="_blank">tradizioni popolari italiane</a>, presentando al pubblico una vastissima collezione di opere d’arte, documenti e oggetti di uso quotidiano.
Il progetto espositivo, a cura del direttore del museo romano, <a href="https://arte.sky.it/news/2025/germano-celant-libro-skira-editore" target="_blank">Andrea Viliani</a>, e di <a href="https://arte.sky.it/news/2024/mostra-capolavori-mann-alula-arabia-saudita" target="_blank">Massimo Osanna</a>, si caratterizza per un approccio aperto e multidisciplinare che intreccia memoria storica e attualità, riferimenti culturali e folklore, per rafforzare la consapevolezza del ruolo cruciale delle tradizioni nella società contemporanea. Tale obiettivo viene raggiunto anche attraverso la creazione di un percorso di visita che riconfigura l’esperienza museale, rendendola accessibile a un pubblico ampio e variegato.
<h2>UN VIAGGIO MULTIDISCIPLINARE NEL FOLKLORE DEL NOSTRO PAESE</h2>
Il cuore della retrospettiva romana è costituito dalle oltre 500 opere in mostra. Spaziando dai dipinti agli strumenti agricoli, dagli abiti tradizionali ai giocattoli, il percorso si articola attraverso dodici sezioni che accompagnano i visitatori alla scoperta della storia del folklore italiano. Parallelamente, questi capitoli rispecchiano nel loro insieme la struttura simbolica della <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/10/fiabe-cambiamenti-climatici-studio-rebigo" target="_blank">fiaba</a>, secondo la definizione proposta da <a href="https://arte.sky.it/news/2025/italo-calvino-citta-invisibili-dave-mckean" target="_blank">Italo Calvino</a> nella prefazione alla sua celebre raccolta del 1956, intitolata Fiabe italiane. A legare i diversi capitoli in cui è suddivisa la mostra pensa inoltre la favola di Elio, un racconto inedito scritto per l’occasione da Elena Zagaglia, dottoressa in narratologia e docente di letteratura per l’infanzia.
Grazie al suo approccio originale, la mostra porta sotto i riflettori temi di rilevanza universale, come il lavoro, la festa, il gioco e il viaggio, declinati nelle diverse fasi della società italiana dal Risorgimento a oggi. Anche i nomi delle sezioni fanno diretto riferimento a luoghi fisici e ideali che sono parte dell’immaginario collettivo del nostro Paese, evidenziando così le molteplici connessioni tra passato e presente.
<h2>IN MOSTRA AL MUCIV DI ROMA OLTRE 500 OGGETTI DELLA TRADIZIONE ITALIANA</h2>
Attraverso il costante dialogo tra discipline diverse, l’esposizione Le fiabe sono vere rappresenta un esperimento culturale unico nel suo genere, capace di coniugare arte, antropologia e formazione con principi di grande attualità come l’accessibilità e la tutela del patrimonio pubblico. La partecipazione al progetto di enti pubblici e associazioni impegnate in ambito sociale ha favorito la realizzazione di un allestimento che garantisce il rispetto dei più elevati standard di accessibilità fisica e cognitiva.
La creazione di spazi dedicati all’interazione e all’intrattenimento educativo invita inoltre i visitatori a prendere attivamente parte al racconto della mostra, completando idealmente il percorso con le proprie esperienze sul tema delle fiabe e delle tradizioni popolari. Gli spazi museali si trasformano così in un luogo realmente inclusivo, dove l’incontro e confronto tra visitatori e opere esposte dà vita a un’esperienza condivisa di grande valore.
[Immagine in apertura: MUCIV–Museo delle Civiltà, Le fiabe sono vere... Storia popolare italiana, veduta dell’allestimento. Courtesy MUCIV-Museo delle Civiltà, Roma. Foto di Alberto Novelli]

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Avanza il conto alla rovescia per l’inaugurazione del progetto più ambizioso dell’artista turco-americano <a href="https://arte.sky.it/news/2025/intelligenza-artificiale-refik-anadol-guggenheim-bilbao-arte-architettura" target="_blank">Refik Anadol</a>: non c’è ancora una data ufficiale di apertura, ma è certo che DATALAND, il primo museo al mondo interamente dedicato agli ecosistemi digitali e all’estetica dei dati, aprirà entro la fine del 2025 a Los Angeles, nel complesso del The Grand LA firmato da <a href="https://arte.sky.it/archivio/2021/03/architettura-torre-frank-gehry-arles-francia" target="_blank">Frank Gehry</a>. La nascita di questa istituzione segna un passaggio epocale: da linguaggio controverso e discusso, l’arte generata da AI si guadagna il riconoscimento ufficiale e una legittimazione culturale senza precedenti.
<h2>A LOS ANGELES IL MUSEO DI REFIK ANADOL DEDICATO ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE</h2>
 “Los Angeles è la città perfetta per questo progetto”, ha dichiarato Anadol, sottolineando come DATALAND rappresenti non solo il compimento di un sogno personale, ma anche l’avvio di un nuovo modello di istituzione culturale, dove arte e AI si incontrano per immaginare il futuro. La co-fondatrice del suo studio, Efsun Erkılıç, parla di un luogo “dove il pubblico di tutte le età sarà trasportato in nuovi mondi di scoperta, ispirazione e meraviglia”, fondendo l’immaginazione umana con le potenzialità delle macchine. 
Installazioni multisensoriali, archivi di dati naturali e collezioni di opere d’arte create con l’AI costituiranno il cuore del progetto. DATALAND non sarà un museo tradizionale, ma un ambiente progettato per le nuove forme di fruizione culturale, in cui il confine tra reale e virtuale si dissolve in esperienze phygital: l’obiettivo è costruire un nuovo paradigma museale, dove l’arte incontra la scienza e la tecnologia, e il pubblico diventa parte attiva di un processo creativo collettivo.
Uno degli aspetti più innovativi del museo è l’impegno per un uso etico dei dati e dell’intelligenza artificiale. L'istituzione, infatti, intende porsi come standard internazionale per la curatela e la presentazione di opere create con l'AI, garantendo trasparenza nella raccolta dei dataset e accesso aperto a piattaforme di apprendimento online.
<h2>LA RICERCA DI REFIK ANADOL SU INTELLIGENZA ARTIFICIALE E MACHINE LEARNING</h2>
Negli ultimi dieci anni, Anadol ha fatto della raccolta e della visualizzazione dei big data il fulcro della propria ricerca artistica. Le sue installazioni immersive, basate sull’intelligenza artificiale e sul machine learning, hanno già conquistato musei e istituzioni di tutto il mondo, ma ora approdano in uno spazio permanente. Tra le sue opere più celebri figurano <a href="https://arte.sky.it/news/2022/mostra-moma-refik-anadol" target="_blank">Machine Hallucinations</a>, ciclo che traduce set di dati astronomici e paesaggistici in ambienti multisensoriali, e WDCH Dreams, proiezione site-specific sul Walt Disney Concert Hall di Los Angeles basata su 45 terabyte di materiali d’archivio. Altre creazioni iconiche includono Quantum Memories, commissionata dalla National Gallery of Victoria di Melbourne, e Unsupervised, installata al MoMA di New York, che rielabora in tempo reale il database del museo. Nel 2022 ha firmato <a href="https://arte.sky.it/news/2023/videomapping-refik-anadol-casa-batllo" target="_blank">Living Architecture</a> a Casa Batlló: un’opera monumentale che ha trasformato la facciata del capolavoro di Gaudí in un organismo pulsante di dati e immagini, mentre con <a href="https://arte.sky.it/news/2024/refik-anadol-large-nature-model" target="_blank">Large Nature Model</a> ha dato vita a una delle più vaste simulazioni AI ispirate ai processi naturali, esemplificando la sua ricerca sul rapporto fra tecnologia e biodiversità. 
[Immagine in apertura: foto di Luke Jones su Unsplash]

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