Bis di mostre a Parigi per i 150 anni del grandioso Palais Garnier

Il 5 gennaio 1875 apriva a Parigi la nuova prestigiosa sede dell’<a href="https://arte.sky.it/video/lopera-di-parigi-tra-mito-e-storia-766249" target="_blank">Opéra</a>, edificio progettato dall’architetto Charles Garnier in stile Secondo Impero. Per celebrare i 150 anni dalla sua apertura, quello che è altrimenti noto come Palais Garnier è al centro di un doppio progetto espositivo, allestito negli spazi del <a href="https://arte.sky.it/news/2025/mostra-manifesti-parigi-musee-orsay-mucha-toulouse-lautrec" target="_blank">Musée d’Orsay</a>.
Inaugurate in parallelo lo scorso 14 ottobre, le due mostre si propongono di raccontare la storia del celebre teatro parigino, analizzandone due specifici aspetti: le scelte architettoniche effettuate da Garnier, tema centrale dell’esposizione intitolata Construire et orner l’Opéra, e l'influenza dell'<a href="https://arte.sky.it/foto/arte/collezione-farnese-musei-capitolini-mostra-roma">arte rinascimentale</a> sulla creazione degli apparati decorativi presenti nell’area del foyer, oggetto della retrospettiva Dessiner avec Raphaël.
<h2>LA STORIA DEL CAPOLAVORO DI CHARLES GARNIER NEL CUORE DI PARIGI</h2>
Come indica il titolo, il primo progetto espositivo si concentra sugli aspetti relativi alla costruzione e agli interni dello storico teatro della capitale francese. In programma fino al 18 gennaio 2026, nella sezione Architettura al piano terra del Musée d’Orsay, la mostra ripercorre la genesi del progetto e l’evoluzione nel tempo del cantiere da cui sorse il teatro. Il percorso di visita raccoglie i numerosi studi preparatori e i disegni con cui nel 1861 <a href="https://arte.sky.it/news/2022/programmi-tv-25-agosto-opera-parigi" target="_blank">Charles Garnier</a> vinse il concorso indetto dall’allora imperatore Napoleone III.
Ad arricchire l'itinerario espositivo contribuisce inoltre una serie di eccezionali stampe fotografiche d'epoca. Lo stesso Garnier incaricò infatti lo studio Delmaet e Durandelle di documentare l’avanzamento dei lavori attraverso una tecnica allora innovativa come la fotografia. Grazie a questa preziosa testimonianza, i visitatori possono conoscere da vicino le diverse fasi della realizzazione dell’edificio, inclusa la creazione di tutte le decorazioni esterne, nonché l’origine del suo stile unico, in cui convivono armoniosamente elementi d’ispirazione classica, barocca e rinascimentale.
<h2>AL MUSEO D’ORSAY DI PARIGI DUE MOSTRE PER I 150 ANNI DELL’OPÉRA </h2>
Il focus espositivo della seconda retrospettiva ruota attorno allo stile originale che contraddistingue l’ampio spazio dell’atrio del teatro. Allestita all’interno della sezione del museo parigino dedicata alle arti grafiche e visitabile fino al 15 febbraio 2026, la mostra Dessiner avec Raphaël (Disegnare con Raffaello) indaga l’ispirazione rinascimentale dei ricchi decori ancora visibili all'interno del Grand Foyer.
Per l’esecuzione di questi ornamenti, Garnier si fece affiancare da tre pittori del calibro di Jules Delaunay, Paul Baudry e Félix Barrias, conosciuti personalmente all’École des Beaux-Arts di <a href="https://arte.sky.it/news/2025/festival-architettura-villa-medici-roma" target="_blank">Villa Medici</a>, a Roma. Tutti gli artisti coinvolti scelsero di rendere omaggio ai capolavori di <a href="https://arte.sky.it/news/2022/libro-morte-raffaello-sanzio" target="_blank">Raffaello Sanzio</a>, e in particolare alle opere che avevano avuto modo di vedere da vicino a palazzo Farnese e in <a href="https://arte.sky.it/archivio/2017/07/scoperta-dipinti-murari-raffaello-musei-vaticani" target="_blank">Vaticano</a>. La ricchezza dei disegni esposti dimostra la profonda ammirazione di Garnier e dei suoi colleghi per il genio urbinate e per l’arte rinascimentale: due elementi che hanno trasformato lo spazio di ingresso del teatro parigino in uno dei capolavori dell’architettura francese moderna.
[Immagine in apertura: foto di Francesco Zivoli su Unsplash]

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Nelle sale di <a href="https://arte.sky.it/news/2024/hokusai-mostra-palazzo-blu-pisa">Palazzo Blu</a> a Pisa, fino al 7 aprile 2026, i riflettori sono puntati sulla stagione d’oro dell’arte europea con una mostra di straordinaria ampiezza: Belle Époque. Pittori italiani a Parigi nell’età dell’Impressionismo, curata dalla storica dell’arte Francesca Dini. In mostra, circa cento opere provenienti dai più prestigiosi musei internazionali – dal <a href="https://arte.sky.it/news/2022/programmi-tv-10-febbraio-musee-orsay-parigi" target="_blank">Musée d’Orsay</a> al <a href="https://arte.sky.it/news/2024/louvre-parigi-depositi-restauro" target="_blank">Louvre</a>, fino al Philadelphia Museum of Art e al Museo Boldini di Ferrara – raccontano i percorsi di tre maestri italiani: <a href="https://arte.sky.it/mostre-eventi/arte/giovanni-boldini-palazzo-diamanti-ferrara" target="_blank">Giovanni Boldini</a>, Giuseppe De Nittis e Federico Zandomeneghi. 
Lontani dall’essere meri “pittori mondani”, questi artisti furono protagonisti della nascita di una nuova sensibilità figurativa, capace di "catturare" la vita moderna in tutto il suo dinamismo. Parigi, in quegli anni sospesa tra la fine del Secondo Impero e la nascita della Terza Repubblica, diventa il centro pulsante del mondo artistico: un luogo dove la pittura incontra la moda, la fotografia e la letteratura, dando forma alla visione scintillante e contraddittoria della Belle Époque.
<h2>LA BELLE ÉPOQUE IN MOSTRA A PALAZZO BLU A PISA</h2>
È nella Parigi post-comunarda, rianimata dal fervore della rinascita urbana e dal mito del progresso, che i tre pittori italiani trovano la loro patria elettiva. Boldini, ferrarese cosmopolita, ritrae l’élite internazionale con pennellate nervose e vibranti, trasformando il ritratto in un’indagine psicologica. De Nittis, barlettano raffinato e curioso del mondo, è cronista della modernità: dipinge boulevard, corse ai cavalli, nebbie londinesi e pomeriggi assolati al Bois de Boulogne, restituendo con sensibilità impressionista il ritmo della vita urbana. Zandomeneghi, veneziano più intimo e silenzioso, aderisce alle esposizioni impressioniste, cogliendo con dolcezza la quotidianità femminile tra interni borghesi e gesti domestici. Tutti e tre, pur immersi nel cuore della capitale francese, conservano l’impronta della loro formazione italiana: la chiarezza del disegno, la solidità del colore, la lezione dei Macchiaioli. In mostra, il loro dialogo con artisti come <a href="https://arte.sky.it/news/2023/mostra-edgar-degas-palazzo-parma" target="_blank">Edgar Degas</a>, <a href="https://arte.sky.it/news/2025/manet-morisot-mostra-san-francisco-legion-of-honor" target="_blank">Édouard Manet</a> e <a href="https://arte.sky.it/news/2025/renoir-drawings-libro-delmonico-books-2025" target="_blank">Pierre-Auguste Renoir</a> rivela una rete cosmopolita di scambi, amicizie e rivalità che fece di Parigi un crocevia di culture e di idee.
<h2>IL PERCORSO ESPOSITIVO, DA GIOVANNI BOLDINI A EDGAR DEGAS</h2>
Il percorso espositivo, articolato in nove sezioni tematiche, si muove tra la storia e il mito: dalla tragedia della Comune di Parigi al trionfo della modernità borghese, dal mercato internazionale della Maison Goupil alla nascita di un nuovo ideale di femminilità. Opere come il Ritratto del piccolo Subercaseux di Boldini, proveniente da Ferrara, o le vedute urbane di De Nittis, rivelano un’arte che osserva il mondo con stupore e precisione. 
Accanto a loro, la sezione dedicata a Zandomeneghi mostra la via più poetica all’Impressionismo, dove la quotidianità diventa linguaggio universale. Non manca il racconto del legame con la Toscana della Belle Époque, tra Livorno, Pisa e Firenze, dove artisti come Vittorio Corcos e i fratelli Gioli reinventarono il gusto moderno in chiave italiana.
[Immagine in apertura: Giovanni Boldini, Sulla panchina al Bois, 1872. Olio su tavola 46 x 34 cm. Collezione privata]

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