Pronto nel beneventano il museo dedicato alla via Appia Traiana

<p>Negli spazi rinnovati di Palazzo Angelini, a Buonalbergo, in provincia di Benevento, ha aperto le porte ai visitatori il primo museo interamente dedicato alla leggendaria via Traiana. Il nuovo <i>ViATor. Via Appia Traiana officina per la ricerca</i> porta l’osservatore alla scoperta dell’antico tracciato, svelando tecniche costruttive, infrastrutture, storie di viaggiatori e trasformazioni del territorio.</p>
<p>Frutto di un lavoro corale guidato da Studio Blu con la consulenza scientifica di esperti come Giuseppe Ceraudo e Angela Maria Ferroni, il progetto apre una porta su un passato millenario, capace di collegare la memoria storica con gli itinerari culturali che ancora oggi attraversano le terre della Campania e della Puglia. </p>
<h2>IL PRIMO MUSEO DEDICATO ALLA VIA TRAIANA</h2>
<p>Ogni sala riunisce documenti, ricostruzioni e immagini che restituiscono il senso epico di una strada nata per connettere mondi lontani. Dietro l’allestimento c’è un lavoro di ricerca che ha coinvolto direttamente l’Università del Salento, con un team che ha scandagliato, mappato e raccontato la via Traiana in tutte le sue sfaccettature. Le campagne sul campo, condotte nelle province di Brindisi, Bari, Foggia e nei territori beneventani di Paduli, Sant’Arcangelo Trimonte e Buonalbergo, hanno prodotto dati e materiali preziosi <a href="https://arte.sky.it/news/2024/via-appia-patrimonio-unesco" target="_blank">per la candidatura UNESCO</a> della “Regina viarum” e per il percorso espositivo. Le sale del museo sono quindi il frutto di un dialogo virtuoso tra università, istituzioni e comunità, dimostrando che la conoscenza, quando condivisa, diventa strumento di identità e sviluppo territoriale.</p>
<h2>LA STORIA DELLA VIA TRAIANA</h2>
<p>La via Traiana, prolungamento strategico della più celebre <a href="https://arte.sky.it/news/2024/mostra-storia-appia-antica-novecento-roma" target="_blank">via Appia</a> voluto dall’imperatore Traiano agli inizi del II secolo d.C., fu concepita per collegare Roma a Brindisi con un percorso più breve e sicuro. Partendo da Benevento, attraversava paesaggi aspri e dolci al tempo stesso, valicando ponti imponenti e lambendo città vitali dell’epoca romana. Non era solo una strada militare e commerciale, ma un’arteria di civiltà: lungo il suo tracciato si muovevano merci pregiate, eserciti, funzionari imperiali e pellegrini, portando con sé idee, lingue e culture. Oggi, il museo di Buonalbergo restituisce al visitatore la possibilità di “camminare” idealmente su quelle pietre antiche, riconnettendosi a una storia che ha modellato l’Italia meridionale e che ancora oggi si legge nel disegno del territorio. Una strada che un tempo univa imperi e popoli e che, grazie a questo nuovo spazio espositivo, torna a essere via di conoscenza e di incontro.</p>
<p>[Immagine in apertura: courtesy Università del Salento]</p>


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<p>C’è una storia del cinema che non si trova nei manuali, fatta di “dietro le quinte”, di mani che montavano pellicole nella luce tremolante, di voci che discutevano sceneggiature in stanze affollate di fumo. È la storia delle donne che, sin dagli albori della settima arte, hanno plasmato il linguaggio cinematografico con la stessa forza creativa degli uomini, ma che troppo spesso sono rimaste nell’ombra. Registe, produttrici, sceneggiatrici, attrici: non semplici muse, ma protagoniste e costruttrici di un immaginario nuovo, capace di sfidare le convenzioni e di dare forma ad archetipi femminili liberi e anticonformisti. Nomi come Elvira Notari, Giulia Cassini Rizzotto, Adriana Costamagna, Daisy Sylvan e Bianca Guidetti Conti risuonano oggi come echi lontani di un’epoca pionieristica in cui la presenza femminile non era eccezione, ma parte viva del processo creativo. </p>
<h2>UNA MOSTRA FA LUCE SUL RUOLO DELLE DONNE NELLA STORIA DEL CINEMA</h2>
<p>Fino al prossimo 28 settembre, l’<a href="https://arte.sky.it/news/2025/paul-strand-cesare-zavattini-mostra-roma-un-paese" target="_blank">Istituto Centrale per la Grafica</a> di Roma apre le sue sale a <i>inVisibili. Le Pioniere del Cinema</i>, mostra promossa dal Ministero della Cultura e realizzata dall'<a href="https://arte.sky.it/news/2021/mostra-fotografia-wegil-roma" target="_blank">Archivio Luce Cinecittà</a>. Un titolo che è già una dichiarazione d’intenti: rendere visibile ciò che è stato occultato, dare voce a ciò che è rimasto inascoltato. </p>
<p>Il percorso espositivo si sviluppa in trenta tappe, ognuna dedicata a una figura femminile che ha inciso in profondità sulla nascita e sull’evoluzione del cinema, dal muto ai primi anni Quaranta. Tra materiali inediti, pellicole ritrovate, riviste d’epoca, bozzetti e fotografie, prende forma un mosaico vivo e complesso, in cui le donne appaiono non solo sotto i riflettori, ma anche dietro le quinte, impegnate in ogni fase della creazione: dalla scrittura alla regia alla distribuzione. Alcune fondarono case di produzione, altre realizzarono film audaci, capaci di affrontare temi controversi con un coraggio che oggi appare ancora sorprendente.</p>
<h2>LE DONNE CHE HANNO FATTO LA STORIA DEL CINEMA</h2>
<p>Attraverso le immagini raccolte dagli archivi delle cineteche, la mostra “<i>ci restituisce non solo la bellezza delle grandi attrici del primo cinema italiano</i>”,  ha commentato Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà, “<i>ma racconta soprattutto il lavoro silenzioso e invisibile di tante donne che hanno contribuito alla nascita di un linguaggio cinematografico ancora oggi potentemente creativo ed evocativo, che merita di essere riportato in superficie ed essere consegnato alla memoria collettiva</i>". </p>
<p>Come ricorda il sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni, “<i>quando il cinema muoveva i primi passi, le donne erano lì a segnarne il cammino con la loro visionarietà, con talento e determinazione. Eppure, il racconto di quegli anni così come tramandato fino ai giorni nostri non ne ha riportato pressoché traccia</i>”. Restituire spazio a queste protagoniste significa riportare alla luce storie straordinarie, “<i>riconsegnando alla memoria collettiva un capitolo del nostro passato troppo poco conosciuto, tutto al femminile</i>”.</p>
<p>[Immagine in apertura: Maria Roasio / Archivio Fotografico Cineteca Nazionale – CSC]</p>


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