In mostra a Torino la grande fotografia di moda di Norman Parkinson

Un racconto di cinquant’anni di storia di haute couture, visti attraverso l’obiettivo di uno dei suoi interpreti visivi più celebrati: è quanto si appresta a inaugurare, il prossimo 21 marzo, al <a href="https://arte.sky.it/foto/altro/amazing-marvel-mostra-supereroi-torino" target="_blank">Palazzo Falletti di Barolo</a> di Torino, sede della mostra Norman Parkinson. Always in Fashion. Grazie alla curatela di Terence Pepper, apprezzato storico della fotografia e responsabile per oltre quanrant'anni della collezione della <a href="https://arte.sky.it/news/2024/progetto-immersivo-national-portrait-gallery-unframed-londra" target="_blank">National Portrait Gallery di Londra</a>, l’esposizione offre una panoramica completa sull'opera straordinaria del grande fotografo britannico, scomparso trentacinque anni fa.
Il focus della mostra torinese ruota attorno all’impronta indelebile lasciata dall’opera di un artista che nel corso di oltre cinquant’anni di carriera ha collaborato con alcune delle più importanti riviste di moda del mondo, incluse Harper's Bazaar, Town & Country e <a href="https://arte.sky.it/archivio/2016/02/vogue-festeggia-100-anni-di-moda-e-arte" target="_blank">Vogue</a>. I visitatori sono invitati a scoprire l’evoluzione unica dell’arte di Norman Parkinson attraverso un’attenta selezione di ottanta immagini iconiche che documentano come, in oltre cinquant’anni di attività, il fotografo londinese abbia saputo immortalare le principali trasformazioni stilistiche del Novecento.
UNA RETROSPETTIVA PER RENDERE OMAGGIO A NORMAN PARKINSON
Attento osservatore della natura umana, Parkinson rivoluzionò l’immaginario visivo legato all’alta moda già a partire dai suoi esordi negli anni Trenta, quando scelse di abbandonare gli studi fotografici e ritrarre le sue modelle in contesti urbani o sullo sfondo di paesaggi suggestivi. Oltre a chiedere ai suoi soggetti di assumere pose spontanee, il grande fotografo introdusse nei suoi scatti alcuni elementi narrativi, utili a suggerire all’occhio dell’osservatore l’esistenza di una storia più ampia al di là dell'immagine.
Grazie alla grande cura nella composizione e al suo innovativo approccio, le fotografie di Parkinson conquistarono ben presto le prime pagine dei più importanti periodici di moda dell’epoca. Gli scatti esposti a Torino documentano i passaggi chiave della brillante carriera del fotografo, presentando al pubblico alcune delle sue immagini più influenti e celebrate, a partire dal ritratto di Pamela Minchin sulla spiaggia dell'Isola di Wight. Una fotografia tanto importante da spingere lo stesso artista britannico a confessare: “Questo scatto mi ha confermato che per il resto della mia vita sarei stato un fotografo. Ero assolutamente sbalordito dalla sua magia”.
PALAZZO FALLETTI DI BAROLO CELEBRA UN MAESTRO DELLA FOTOGRAFIA DI MODA
Dal secondo dopoguerra in avanti, il percorso artistico di Norman Parkinson si arricchì di collaborazioni sempre più prestigiose, diventando un testimone visivo importantissimo di un periodo di grandi cambiamenti culturali. Dai ritratti di attrici hollywoodiane del calibro di Liz Taylor e <a href="https://arte.sky.it/news/2024/audrey-hepburn-biografia-fumetto" target="_blank">Audrey Hepburn</a>, agli scatti in cui immortalò future top model o icone immortali della musica rock, tra cui <a href="https://arte.sky.it/news/2024/nuovo-disco-rolling-stones" target="_blank">Rolling Stones</a> e <a href="https://arte.sky.it/news/2024/libro-fine-beatles-rizzoli" target="_blank">Beatles</a>, il fotografo londinese si dimostrò sempre abile interprete di stili e mode in costante evoluzione, senza mai tradire la propria visione artistica.
Aperta al pubblico fino al prossimo 29 giugno, la mostra Norman Parkinson. Always in Fashion rappresenta dunque un'occasione unica per ripercorrere la parabola di un artista che ha contribuito in modo decisivo a innovare fin dai primi anni Trentadel secolo scorso il linguaggio della fotografia contemporanea.
[Immagine in apertura: Audrey Hepburn (1929-1993), photographed at La Vigna, Hepburn's villa outside Rome, Glamour, December 1955 © Norman Parkinson Archive / Iconic Images 2025]

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L’<a href="https://arte.sky.it/news/2023/uffizi-firenze-sale-autoritratti-fumetti">autoritratto</a> come forma d’arte in grado di attraversare secoli di storia dell’arte: è questo il tema centrale del documentario Il ritratto dell’artista. Nello specchio di Narciso. Il volto, la maschera, il selfie, in onda su Sky Arte – in prima visione – giovedì 20 marzo.
Il film prende le mosse dall’omonima mostra, attualmente in corso al <a href="https://arte.sky.it/news/2023/fotografia-eve-arnold-forli-museo-civico-san-domenico">Museo Civico San Domenico</a> di Forlì, e propone un avvincente excursus su uno dei soggetti più raffigurati di tutti i tempi: l’artista stesso.
Utilizzando la propria immagine tanto per fini strettamente identitari, quanto per indagare temi universali, come lo scorrere del tempo e l’umana vanità, gli artisti hanno fatto sempre ricorso a questo speciale strumento espressivo. Una modalità di rappresentazione antica quanto il mito di <a href="https://arte.sky.it/archivio/2018/05/mostra-ritratto-palazzo-barberini-maxxi-roma">Narciso</a> e al tempo stesso modernissima, come testimoniato dal successo incontestabile del selfie fotografico.
Attraverso l'analisi di molte delle duecento opere iconiche in mostra a Forlì, nonché attraverso le numerose testimonianze di critici ed esperti, Il ritratto dell’artista analizza la storia di un genere sempre attuale. Lo spettatore prende così parte a un itinerario nei secoli tra gli artisti che hanno cercato di rappresentare e comprendere sé stessi, anche “specchiandosi” nelle proprie opere.

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