Un "diario sentimentale" di Ornella Vanoni

Arriverà in libreria il prossimo 6 maggio la speciale autobiografia di una delle icone della musica italiana: <a href="https://arte.sky.it/news/2024/ornella-vanoni-programmi-tv-22-settembre" target="_blank">Ornella Vanoni</a>. Il libro, che si intitola Vincente o perdente (nell'immagine in apertura un dettaglio della copertina), è stato scritto dalla cantante milanese, classe 1934, insieme a <a href="https://arte.sky.it/archivio/2015/04/samuele-bersani-pacifico-francesco-guccini-ioleggoperche-singolo-storie-che-non-conosci-giornata-libro-lettura" target="_blank">Pacifico</a>, musicista, scrittore e cantautore con cui la Vanoni ha già collaborato in occasione del Festival di Sanremo nel 2018.<a href="https://arte.sky.it/archivio/2015/04/samuele-bersani-pacifico-francesco-guccini-ioleggoperche-singolo-storie-che-non-conosci-giornata-libro-lettura" target="_blank"></a>
Pubblicato dalla casa editrice <a href="https://arte.sky.it/news/2023/libro-fotografie-paul-mccartney" target="_blank">La nave di Teseo</a>, il volume ripercorre una carriera lunga quasi sette decenni, dagli esordi canori sul palco del <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/01/il-piccolo-teatro-strehler-di-milano-prende-il-volo-con-leonardo" target="_blank">Piccolo Teatro</a> di Milano fino ai recenti successi discografici, televisivi e teatrali. Filo conduttore dell’intera opera è il rapporto della cantante con l’amore e le emozioni che hanno segnato la sua vita, attraverso cui si delinea un ritratto sincero e coinvolgente della stessa autrice. Un “diario sentimentale” che avvicina il pubblico di oggi a una delle grandi interpreti della musica del nostro Paese.
PRESTO IN LIBRERIA L’AUTOBIOGRAFIA DI UN’ICONA DELLA MUSICA ITALIANA
Fin dal suo titolo, l'opera porta sotto i riflettori una condizione esistenziale che la cantante milanese confessa di aver sempre vissuto sulla propria pelle, ammettendo di essere stata tanto “vincente” quanto “perdente” sul lavoro, in amore, nelle amicizie. Grazie al supporto narrativo offerto da un autore poliedrico come Pacifico (al secolo Gino De Crescenzo), Vanoni ricorda con sentimento e senza filtri i mille aneddoti di una carriera costellata di incontri, sodalizi artistici e relazioni sentimentali tumultuose.
Pagina dopo pagina, si delinea così il ritratto di una donna fragile e malinconica, che ammette di aver fatto soffrire e di aver sofferto molto per amore. Ma, ancor di più, dalle sue parole emerge l’immagine di una professionista determinata che, grazie alla sua incrollabile forza di volontà, ha saputo andare avanti e imporsi. Il volume racchiude così una sorta di lunga “confessione”, partendo da quel nome che, come la stessa Vanoni riconosce con fierezza: “è sempre stato il mio nome, Ornella. Ma ora mi sembra finalmente di averlo scritto di mio pugno”.
OLTRE 60 ANNI DI CARRIERA DI ORNELLA VANONI
La carriera di Ornella Vanoni inizia a Milano, intorno alla metà degli anni Cinquanta, con l’iscrizione all'Accademia di Arte Drammatica del Piccolo Teatro di Milano. Qui diventa compagna di <a href="https://arte.sky.it/news/2023/giorgio-strehler-programmi-tv-14-agosto" target="_blank">Giorgio Strehler</a>, autore per lei di quelle celebri “canzoni della mala” che le consentono di spiccare il volo a livello discografico. Dagli anni Sessanta in avanti, il successo della cantante milanese non conosce confini, tra canzoni passate alla storia, come Il cielo in una stanza e Senza fine incise insieme a Gino Paoli, e prestigiose collaborazioni con musicisti e cantanti del calibro di <a href="https://arte.sky.it/news/2024/fabrizio-de-andre-festival-brescia-2024" target="_blank">Fabrizio De André</a>, Vinícius de Moraes, <a href="https://arte.sky.it/archivio/2015/10/herbie-hancock-nuovo-album-musica-jazz" target="_blank">Herbie Hancock</a>, <a href="https://arte.sky.it/news/2025/lucio-dalla-murale-mostra-bologna" target="_blank">Lucio Dalla</a> e <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/08/artisti-maledetti-musica-libro-arcana" target="_blank">Luigi Tenco</a>.
La nuova autobiografia sarà presentata da Vanoni insieme a Pacifico in due incontri speciali con il pubblico: il primo alla Libreria Mondadori Duomo di Milano (il 7 maggio), il secondo il 16 maggio a Torino, come ospite speciale della 37esima edizione del <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/11/salone-libro-torino-lezioni-online" target="_blank">Salone Internazionale del Libro</a>.

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Architetto e designer visionario, <a href="https://arte.sky.it/news/2024/libro-fotografia-sekiya-masaaki-carlo-scarpa" target="_blank">Carlo Scarpa</a> ha attraversato il Novecento con uno stile inconfondibile, sospeso tra modernità e memoria. A quasi cinquant’anni dalla sua scomparsa, avvenuta in Giappone nel 1978, la “sua” Venezia – città natale che resterà per tutta la vita la sua musa ispiratrice e il teatro privilegiato del suo ingegno – gli dedica la mostra Il Correr di Carlo Scarpa 1953-1960 al <a href="https://arte.sky.it/news/2022/venezia-sale-reali-museo-correr-apertura" target="_blank">Museo Correr</a>. Parallelamente, a pochi chilometri di distanza, il <a href="https://arte.sky.it/news/2024/restauro-museo-gypsotheca-antonio-canova-ala-ottocentesca" target="_blank">Museo Gypsotheca Antonio Canova</a> ospita Carlo Scarpa e le arti alla Biennale. Opere e vetri dalla Collezione Gemin. Due esposizioni complementari che, seppur distinte, dialogano profondamente: la prima si concentra sulla rivoluzionaria museografia di Scarpa, la seconda esplora l’intimo legame tra il progettista e l’ecosistema artistico veneziano.
LA RIVOLUZIONE DELL’ALLESTIMENTO E IL MUSEO CORRER DI CARLO SCARPA
Il Correr di Carlo Scarpa 1953-1960, allestita nel celebre museo veneziano fino al 19 ottobre, è un’immersione nella sua capacità di reinventare il modo di esporre l’arte. L’intervento di Scarpa, realizzato in due fasi – le sale di Storia veneziana nel 1952-53 e la Quadreria nel 1959-60 – rappresenta una pietra miliare nella museografia del dopoguerra. In mostra, fotografie d’epoca e arredi originali – teche, vetrine, il celebre cavalletto per dipinti – raccontano un approccio radicalmente nuovo, in cui ogni dettaglio è calibrato per esaltare l’opera senza sopraffarla. La visione scarpiana si fonda sull’ascolto del contesto, sulla valorizzazione dei materiali, sull’equilibrio tra luce, forma e funzione: i suoi allestimenti per il museo veneziano, infatti, non sono meri contenitori, ma architetture narrative in cui ogni supporto diventa parte integrante dell’esperienza estetica. 
IL VETRO DI CARLO SCARPA ALLA BIENNALE IN MOSTRA A POSSAGNO
Visitabile dal prossimo 22 giugno fino all’11 gennaio 2026, la mostra Carlo Scarpa e le arti alla Biennale. Opere e vetri dalla Collezione Gemin si sviluppa come un raffinato affresco culturale che racconta il lungo e fertile rapporto tra l’architetto veneziano e la Biennale di Venezia, cui collaborò per quasi quarant’anni. Divisa in tre sezioni, l’esposizione si snoda attraverso opere pittoriche e scultoree, vetri di Murano e preziosi disegni autografi provenienti dalla Collezione Luciano Gemin, allievo e sodale di Scarpa. I capolavori esposti – firmati artisti del calibro di <a href="https://arte.sky.it/news/2024/gustav-klimt-scoperta-galleria-nazionale-perugia" target="_blank">Gustav Klimt</a>, <a href="https://arte.sky.it/news/2024/mostra-alberto-giacometti-cina" target="_blank">Alberto Giacometti</a> e <a href="https://arte.sky.it/news/2024/giorgio-morandi-mostra-new-york" target="_blank">Giorgio Morandi</a> – compongono una costellazione di riferimenti estetici che hanno guidato Scarpa nel suo lavoro. Particolarmente emozionanti sono <a href="https://arte.sky.it/news/2025/vetro-murano-biennale-venezia" target="_blank">i vetri disegnati per Cappellin e Venini</a>, esempi di una ricerca formale e materica che coniuga poesia e tecnica, artigianato e visione. Il percorso culmina nella sezione dedicata al suo contributo come artista alla Biennale del 1968, con tre sculture esposte allora – Crescita, Erme e Contafili – che rivelano una dimensione più intima e sperimentale della sua creatività. Una mostra che è anche un tributo alla figura dell'architetto trevigiano Luciano Gemin e al legame umano e professionale che lo unì per decenni a Scarpa.
[Immagine in apertura: Ala Scarpa, Museo Gyptheca Antonio Canova, Possagno. Foto Lino Zanesco]

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