Cinque padiglioni da non perdere alla Biennale Architettura 2025

<p>Si alza il sipario sulla <a href="https://arte.sky.it/news/2025/biennale-architettura-2025-carlo-ratti" target="_blank">19esima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale</a> e, fino al 23 novembre 2025, Venezia si trasforma in un laboratorio globale del pensiero progettuale. Quest’anno, sotto il tema <i>Intelligens: Natural. Artificial. Collective. </i>e la curatela di <a href="https://arte.sky.it/news/2023/carlo-ratti-biennale-architettura-2025" target="_blank">Carlo Ratti</a>, farchitetti, artisti e pensatori convergono per interrogarsi sul ruolo dell’architettura in un’epoca di crisi ecologica, conflitto geopolitico e transizione digitale. In mezzo a decine di padiglioni nazionali, cinque spiccano come tappe imprescindibili per chi cerca idee radicali, poetiche e visionarie sul futuro del costruire, dalla sostenibilità danese alla poetica difensiva lettone e l'intelligenza vegetale belga.</p>
<h2>IL PADIGLIONE DELLA DANIMARCA ALLA BIENNALE ARCHITETTURA 2025</h2>
<p>Nel padiglione danese, il tempo sembra essersi fermato in un eterno “work in progress”. Con <i>Build of Site</i>, l’architetto Søren Pihlmann cancella la linea tra cantiere e mostra, e invita i visitatori a entrare in un edificio che racconta il processo di rinnovamento in corso. Niente installazioni temporanee o scenografie effimere: qui tutto è reale, concreto, e costruito a partire da materiali recuperati sul posto – legno, pietra, sabbia, calce, e persino gelatina di pesce. Il padiglione, afflitto da allagamenti e problemi climatici interni, viene letteralmente ristrutturato sotto gli occhi del pubblico, trasformando ogni podio, panca o rampa in un gesto architettonico che unisce ricerca, sostenibilità e poetica del riuso. L’approccio è scientifico e artigianale insieme: dai test a ultrasuoni sui solai in cemento alle analisi dei tagli delle piastrelle d’Istria, tutto è pensato per massimizzare la vita residua dei materiali. Il risultato è una riflessione lucida e provocatoria: la sfida non è più di costruire “di più”, ma costruire con ciò che già esiste, trovando valore nel “waste” e bellezza nella resilienza.</p>
<h2>LA BIENNALE ARCHITETTURA 2025 SECONDO GLI STATI UNITI</h2>
<p>Nel padiglione deli USA, l’architettura è un gesto di accoglienza. Intitolato <i>PORCH: An Architecture of Generosity</i>, trasforma lo spazio espositivo in un grande portico, simbolo dell’abitare collettivo. Realizzato con materiali locali come terra battuta e legno massiccio prefabbricato, il padiglione è sia luogo di sosta che di scambio. Cinquantaquattro “finestre sul portico” raccontano la diversità progettuale degli Stati Uniti, dai Caraibi alle Hawaii, dalle città ai territori rurali. Ma il progetto va oltre la rappresentazione: è attivato da eventi, performance, dialoghi e danze durante i <i>PORCH Fests</i>, che fanno del padiglione un organismo vivo e in continuo dialogo con il pubblico. E non finisce con la Biennale: una parte dell’allestimento sarà riciclata per diventare materiale didattico nelle scuole italiane, chiudendo il cerchio tra esposizione e formazione. </p>
<h2>LA LETTONIA RIFLETTE SULLA DIFESA ALLA LA BIENNALE ARCHITETTURA</h2>
<p>Nel padiglione della Lettonia, la tensione geopolitica diventa materia architettonica. <i>Landscape of Defence</i> è un racconto potente, dove lo spazio costruito incontra il trauma del conflitto in corso nella vicina Ucraina. Il progetto di Sampling e Nomad Architects documenta l’impatto delle fortificazioni militari sul paesaggio e sulla vita quotidiana del paese, situato all’estremo confine orientale della NATO. Ricci di filo spinato, denti di drago in cemento, torri di sorveglianza: oggetti progettati per fermare l’avanzata diventano protagonisti di una narrazione che parla di paura, ma anche di resilienza. I curatori, Liene Jākobsone e Ilka Ruby, portano lo spettatore dentro un paesaggio in trasformazione, dove la difesa non è solo un atto politico, ma un fatto architettonico. Con fotografie, installazioni e testimonianze, il padiglione invita a una riflessione urgente sul significato di confine, sicurezza e spazio condiviso in tempi incerti. </p>
<h2>OLTRE 200 PIANTE NEL PADIGLIONE DEL BELGIO AI GIARDINI DELLA BIENNALE</h2>
<p>Nel padiglione del Belgio, la natura non è decorazione: è progettista. <i>Building Biospheres</i>, ideato da Bas Smets e dal neurobiologo <a href="https://arte.sky.it/news/2021/ufficio-natura-kengo-kuma-milano" target="_blank">Stefano Mancuso</a>, esplora un’architettura che non si limita più a controllare il clima, ma collabora con la biosfera per generarlo. Al centro del padiglione – uno dei più antichi dei Giardini – si apre una foresta interattiva composta da oltre 200 piante tropicali, monitorate da sensori che attivano irrigazione, luce e ventilazione. Si tratta di un prototipo scientifico, un microclima vivente dove le piante regolano l’ambiente per l’uomo. I dati in tempo reale vengono visualizzati in una delle sale laterali, mentre giovani studi belgi immaginano futuri edifici simbiotici, capaci di respirare e adattarsi come organismi viventi. È un ribaltamento radicale del paradigma moderno: non più edifici chiusi e artificiali, ma biosfere intelligenti, in cui architettura e natura co-evolvono. </p>
<h2>IL PADIGLIONE DEL MAROCCO ALLA BIENNALE ARCHITETTURA 2025</h2>
<p>Nel cuore dell’Arsenale, il padiglione del Marocco si rivela come un'ode alla terra, non solo come materiale da costruzione ma come medium culturale e politico. L'esposizione <i>Materiae Palimpsest</i>, curato dagli architetti Khalil Morad El Ghilali ed El Mehdi Belyasmine, è un progetto che intreccia saperi antichi e tecnologie avanzate per raccontare un'architettura che nasce dalla polvere ma guarda avanti, verso una nuova intelligenza collettiva. Entrando nel padiglione, il visitatore è accolto da un ambiente multisensoriale in cui la materia parla: texture di terra cruda, pareti adornate da tessuti artigianali dell’artista Soumiya Jalal, e ologrammi che proiettano gesti ancestrali di maestri artigiani, in un loop temporale che unisce passato e futuro. Il progetto celebra l’economia circolare nella sua forma più tangibile, dove ogni gesto costruttivo è parte di un ciclo continuo, senza sprechi. Ma è anche un messaggio politico: in un mondo in crisi ecologica, il Marocco propone la terra – locale, rinnovabile, accogliente – come via resiliente e identitaria, un terreno fertile da cui può germogliare un’architettura globale più umana.</p>
<p>[Immagine in apertura: Photo ©Tim Hursley. Courtesy<i> PORCH: An Architecture of Generosity,</i> Organizers.]</p>


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<p>Quante e quali forme può assumere il complesso legame tra disagio psichico ed espressione artistica? Una risposta arriverà presto dalla retrospettiva intitolata <i>Antonio Ligabue e l’arte degli Outsider</i>, che aprirà i battenti il 13 giugno al Palazzo delle Paure di Lecco. La mostra, curata dalla storica e critica d’arte <a href="https://arte.sky.it/news/2023/libro-monografia-van-gogh" target="_blank">Simona Bartolena</a>, presenterà al pubblico circa quaranta dipinti e disegni realizzati da <a href="https://arte.sky.it/news/2024/mostra-antonio-ligabue-bologna" target="_blank">Antonio Ligabue</a>, <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/03/mostra-de-pisis-roma" target="_blank">Filippo de Pisis</a> e altri artisti del Novecento italiano.</p>
<p>A unire le figure di questi importanti esponenti dell’arte contemporanea è l’unicità dei loro percorsi biografici e creativi. Indipendentemente dalla loro formazione in campo artistico, infatti, tutti i protagonisti della rassegna lecchese hanno sperimentato sulla propria pelle il dramma del ricovero in strutture psichiatriche. La mostra in programma nei prossimi mesi punta dunque a offrire una prospettiva ravvicinata sulle storie personali e sulle creazioni di questi artisti, considerati oggi degli “outsider” dell’arte del XX secolo. </p>
<h2><b>IN MOSTRA A LECCO QUARANTA OPERE DI LIGABUE, DE PISIS E ALTRI ARTISTI ITALIANI DEL '900</b></h2>
<p>Il nucleo centrale dell’esposizione sarà costituito da quattordici quadri (due dei quali inediti) firmati da Antonio Ligabue, a delineare un profilo completo dei soggetti d’elezione dell’artista, morto in Emilia-Romagna esattamente sessant’anni fa. Tra questi spiccano tigri e altri animali feroci, i paesaggi rurali della Bassa padana, scene di lavoro nei campi e i suoi celebri autoritratti. Dal corpus di lavori in mostra emerge come l’opera di Ligabue, pur segnata dal disagio psichico che accompagnò il pittore per tutta la sua vita, possa essere oggi rivalutata come appartenente al filone dell’Espressionismo, lontana dalla semplice riduzione ad arte “naif”.</p>
<p>L’intreccio tra creatività e follia verrà approfondito anche attraverso il confronto con le opere di alcune figure di spicco dell’<a href="https://arte.sky.it/mostre-eventi/arte/jean-dubuffet-art-brut-mudec-milano" target="_blank">Art Brut</a> italiana, tra cui <a href="https://arte.sky.it/archivio/2016/12/canemorto-e-carlo-zinelli-in-dialogo-a-catanzaro" target="_blank">Carlo Zinelli</a> e <a href="https://arte.sky.it/archivio/2016/11/milano-al-teatro-dellarte-unopera-ispirata-a-pietro-ghizzardi" target="_blank">Pietro Ghizzardi</a>. Ampio spazio sarà poi dedicato alle ultime opere di Filippo de Pisis, pittore abile nel portare su tela tutto il malessere esistenziale legato alla degenza nella clinica psichiatrica di Brugherio.</p>
<h2><b>UNA RETROSPETTIVA SUL LEGAME TRA ARTE E DISAGIO PSICHICO</b></h2>
<p>Visitabile fino al 2 novembre 2025, la mostra <i>Antonio Ligabue e l’arte degli Outsider </i>raccoglierà un consistente numero di opere realizzate da artisti che hanno vissuto in prima persona l’intricato legame tra espressione creativa e disagio psichico. Alcuni di essi hanno infatti cambiato il proprio percorso artistico durante il ricovero, mentre altri hanno scoperto il proprio talento creativo anche grazie alla reclusione in manicomio.</p>
<p>Pur rientrando a pieno titolo nella categoria degli "outsider" dell’arte, Antonio Ligabue e gli altri protagonisti dell’esposizione in programma al <a href="https://arte.sky.it/mostre-eventi/arte/lecco-milano-anni-60" target="_blank">Palazzo delle Paure</a> hanno saputo esplorare un lato meno celebrato ma ugualmente intenso della creatività, lasciando un segno indelebile nella storia dell’arte italiana dell’ultimo secolo. </p>
<p>[Immagine in apertura: Antonio Ligabue, <i>Leonessa con zebra</i>, 1959 - 1960, olio su tavola di faesite, collezione BPER Banca] </p>


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