Gian Maria Tosatti, Paradiso, 2025. Installation views Courtesy the artist and Galleria Lia Rumma. Photo credit: Marco Dapino

Il "Paradiso" secondo Gian Maria Tosatti è nel tunnel della Stazione Centrale a Milano

Arte

24 marzo 2025

Gian Maria Tosatti, Paradiso, 2025. Installation views Courtesy the artist and Galleria Lia Rumma. Photo credit: Marco Dapino

Il "Paradiso" secondo Gian Maria Tosatti è nel tunnel della Stazione Centrale a Milano

Arte

24 marzo 2025

Gian Maria Tosatti esplora le crisi del nostro tempo con due interventi a Milano: la mostra personale “Es brent!” alla Galleria Lia Rumma, e “Paradiso” alla Stazione Centrale: un’installazione monumentale che racconta un’umanità smarrita.

La ricerca di Gian Maria Tosatti, da sempre legata all’identità e alla memoria collettiva, si intreccia con una riflessione più ampia sulla crisi della contemporaneità: la perdita di ideali, il disincanto politico, il vuoto di un cielo che non ci protegge più. A Milano, l’artista presenta un doppio intervento che si insinua nelle crepe del nostro presente con un linguaggio forte, radicale, che interroga l’osservatore senza giri di parole: da un lato troviamo l’installazione Paradiso, visitabile fino all’11 aprile nei Magazzini Raccordati della Stazione Centrale, dall'altro Es brent!, la mostra personale allestita fino al 9 maggio alla Galleria Lia Rumma.

L’INSTALLAZIONE DI GIAN MARIA TOSATTI ALLA STAZIONE DI MILANO

Nel tunnel della Stazione Centrale di Milano, Tosatti presenta un’installazione monumentale: un viaggio in un cielo svuotato, un paradiso collassato sotto il peso della storia. L’artista trasforma gli spazi dismessi nella visione spettrale di un’utopia fallita: le sette volte celesti, anziché proiettare lo sguardo verso l’alto, sono crollate, corrose dall’umidità, mentre le aule delle gerarchie angeliche sono popolate da presenze fantasmatiche, uomini avvolti in coperte termiche, resti di un’umanità ai margini.

Il percorso è un attraversamento crudele di un mondo senza illusioni: latrine sporche, pozze d’acqua stagnante, neve infangata. Qui tutto racconta una violenza sedimentata, qualcosa di già accaduto ma ancora presente. Una parete di marmo, un tempo incisa con i nomi degli angeli, è in frantumi. Oltre l’ultima soglia, una rotaia sotterranea si perde nell’oscurità, evocando una memoria dolorosa, la traccia di viaggi senza ritorno verso l’annientamento.

"Paradiso", spiega Tosatti, “è una metafora lancinante del sentimento di un tempo in cui gli uomini, hanno lentamente scalato il cielo per devastarlo, rinnegarlo, svuotarlo. È una visione crudele e disincantata di un mondo che non crede più a sé stesso, né ad un orizzonte ideale, e abita una terra oscura, desolata, su cui il cielo è caduto in pezzi”.

DOPPIO APPUNTAMENTO CON GIAN MARIA TOSATTI A MILANO

Fin dal titolo – tratto da una canzone yiddish del 1938 – Es brent! evoca un senso di urgenza e pericolo imminente. “La nostra città brucia e tu stai lì a guardare con le braccia conserte”: le parole del brano non potrebbero suonare più attuali. La mostra alla Galleria Lia Rumma prende forma tra dipinti e installazioni che non offrono vie di fuga, ma piuttosto mettono lo spettatore di fronte alla realtà, scavando nell’invisibilità del potere e nelle contraddizioni del tempo presente. Le sei grandi bandiere trasparenti che campeggiano all’esterno della galleria sembrano già preannunciare un’assenza: un segnale, una memoria svanita o qualcosa che dovremmo vedere e invece non riusciamo più a riconoscere.

All’interno, il neon di un’insegna pubblicitaria trasforma un sogno collettivo in un monito, mentre i dipinti della serie Fireworks ci costringono a guardare il cielo sotto un’altra luce, quella dei bombardamenti e delle esplosioni notturne. Al piano superiore, la pittura di Tosatti si fa ancora più intima, evocando un sentimento del tempo lacerato e frammentario. Nulla è come sembra, ogni opera nasconde un doppio fondo, un enigma che parla del nostro modo di abitare il presente.

[Immagine in apertura: Gian Maria Tosatti, Paradiso, 2025. Installation views. Courtesy the artist and Galleria Lia Rumma. Photo credit: Marco Dapino]

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