Il programma di residenza per teorici e studiosi dell’architettura

Un prestigioso programma di residenza offre a giovani studiosi italiani l’opportunità di confrontarsi con la storia dell’architettura contemporanea in Svizzera, in un contesto internazionale di grande valore. È il <a href="https://creativitacontemporanea.cultura.gov.it/premiomendrisio-edizione3/" target="_blank">Premio Mendrisio – Archivio del Moderno</a>, e rappresenta non solo un riconoscimento del merito accademico, ma anche un trampolino per future carriere di ricerca, incentivando l’approfondimento critico e lo scambio culturale. L’iniziativa – giunta alla terza edizione e promossa dalla <a href="https://arte.sky.it/news/2025/capitale-italiana-arte-contemporanea-2027-selezione" target="_blank">Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura</a>, insieme alla Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e all’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo – vuole valorizzare le nuove generazioni di architetti e storici dell’architettura. Come? Fornendo loro strumenti concreti e opportunità di crescita all’interno di un contesto, quello della Fondazione Archivio del Moderno di Mendrisio, da sempre crocevia di ricerche interdisciplinari.
<h2>LA RESIDENZA CHE PORTA DUE GIOVANI ARCHITETTI IN SVIZZERA</h2>
I due selezionati avranno infatti lanpossibilità di trascorrere sei mesi a Mendrisio, dal febbraio al luglio 2026, partecipando attivamente ai programmi di ricerca e alle attività culturali promosse dall’IIC Zurigo e dalla Fondazione Archivio del Moderno. I borsisti potranno scegliere se dedicarsi all’ordinamento e alla ricerca sugli archivi conservati, o inserirsi nei progetti in corso, contribuendo in modo concreto all’avanzamento degli studi sull’architettura contemporanea. A ciascun vincitore sarà garantito un sostegno economico di 2.000 euro al mese, la copertura delle spese di viaggio e soggiorno, l’alloggio e un’assicurazione sanitaria, oltre al supporto di un tutor internazionale. Un "pacchetto" di benefici che, oltre a favorire la ricerca individuale, vuole agevolare la costituzione di una rete di contatti e competenze spendibili anche oltre i confini accademici.
<h2>COME PARTECIPARE AL PREMIO MENDRISIO - ARCHIVIO DEL MODERNO</h2>
Per partecipare al <a href="https://creativitacontemporanea.cultura.gov.it/premiomendrisio-edizione3/" target="_blank">bando</a> è necessario essere cittadini italiani nati dopo il 31 dicembre 1990, in possesso di un titolo universitario di terzo livello (Scuola di specializzazione, Dottorato di ricerca o Master di secondo livello). Inoltre è richiesta una comprovata esperienza di ricerca nel campo dell’architettura contemporanea. Le candidature devono essere inviate entro l’8 settembre 2025 allegando curriculum, lettera motivazionale, lettere di referenza, estratti di pubblicazioni e materiali che attestino l’attività di ricerca. Sarà una commissione internazionale a valutare i profili e selezionare i vincitori, i cui nomi saranno pubblicati sui siti ufficiali del MAECI, della DGCC e dell’IIC Zurigo. 
[Immagine in apertura: © Ticino Turismo]

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Colosseo, innesti contemporanei nella Basilica di Massenzio

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Una rassegna celebra l'arte grafica della Secessione viennese

Alla fine dell’Ottocento, Vienna era un crocevia di tensioni culturali e sociali. La capitale asburgica viveva il suo fin de siècle tra sfarzo borghese e inquietudini esistenziali, in un’atmosfera di modernità che premeva per rompere con i modelli accademici. Fu in questo contesto che nacque la Secessione viennese, movimento fondato da <a href="https://arte.sky.it/news/2025/fumetto-otto-gabos-gustav-klimt" target="_blank">Gustav Klimt</a>, Koloman Moser, Josef Hoffmann e altri artisti decisi a rivendicare la libertà dell’arte dalle convenzioni ufficiali.
Catalizzatore della loro creatività fu la rivista Ver Sacrum, laboratorio visivo e teorico che dal 1898 al 1903 diventò il "manifesto" della modernità mitteleuropea, combinando testi e illustrazioni in un’unica sinfonia estetica. Ed è proprio attorno a questa rivista che nasce la mostra Ver Sacrum e la grafica della Secessione viennese, in programma dal prossimo 18 ottobre all’11 gennaio 2026 al <a href="https://arte.sky.it/news/2025/egittomania-museo-civico-crema-cremasco" target="_blank">Museo Civico di Crema e del Cremasco</a>.
<h2>UNA MOSTRA FA LUCE SULLA RIVISTA DELLA SECESSIONE VIENNESE</h2>
A cura di Giovanni Biancardi, Edoardo Fontana e Silvia Scaravaggi, l’esposizione trae origine dalla preziosa collezione milanese di Biancardi, che conserva le grafiche originali di Ver Sacrum. Le pagine, le copertine e gli apparati decorativi del periodico sono qui affiancati da libri illustrati, cataloghi delle esposizioni della Secessione e fogli sciolti degli artisti protagonisti, tra cui lo stesso Klimt, Koloman Moser, Alfred Roller, Egon Schiele, <a href="https://arte.sky.it/news/2025/apertura-museo-mucha-praga" target="_blank">Alphonse Mucha</a> e <a href="https://arte.sky.it/news/2024/giovanni-segantini-programmi-tv-8-febbraio" target="_blank">Giovanni Segantini</a>. Un nucleo ricchissimo, che testimonia come il movimento viennese seppe accogliere suggestioni simboliste, divisioniste, giapponiste e moderniste, generando una koinè artistica che travalicò i confini della Mitteleuropa.
<h2>LA SECESSIONE VIENNESE E L’ARTE GIAPPONESE</h2>
L’allestimento cremasco offre al pubblico un viaggio nelle molteplici anime della Secessione, mettendo in luce sia i modelli che ne alimentarono la nascita – da Arnold Böcklin a James McNeill Whistler, da Pierre-Cécile Puvis de Chavannes a <a href="https://arte.sky.it/news/2023/hokusai-programmi-tv-26-gennaio" target="_blank">Hokusai</a> –, sia le diramazioni internazionali che ne seguirono l’esempio. La sezione dedicata alle arti decorative e all’influenza dell’estetica giapponese, arricchita dai materiali del Museo d’Arte Orientale – Collezione Mazzocchi di Coccaglio, rivela come Ver Sacrum seppe trasformare l'idea di rivista in un’opera d’arte totale, in cui il decoro non era semplice ornamento ma struttura stessa della comunicazione. 
Il percorso non dimentica inoltre le radici mitteleuropee del movimento: dal gusto Biedermeier al misticismo di Segantini, dalle suggestioni bizantine dei mosaici ravennati che affascinarono Klimt alla visione mediterranea filtrata da Max Klinger.
Dalla riscoperta delle tradizioni popolari alla visione cosmopolita della modernità, la mostra documenta l’impatto che il periodico ebbe non solo sul gusto viennese, ma sull’intera cultura visiva europea, fino a influenzare riviste come L’Eroica, Novissima e, decenni dopo, Campo Grafico. 
[Immagine in apertura: Gustav Klimt, manifesto per la I Mostra della Secessione, litografia a colori e oro, da Ottokar Mascha, Österreichische Plakatkunst, Wien, Kunstverlag J. Lowy, 1915. Collezione privata, Milano]

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