Artista, modella, cantante, attrice, musa, presentatrice. Il lungo percorso creativo seguito in questi anni da Amanda Lear l’ha resa un’icona popolare, poliedrica e misteriosa, come racconta il documentario intitolato Queen Lear – Le Mille Vite di Amanda Lear, in onda su Sky Arte venerdì 20 giugno.
Per approfondire le innumerevoli esperienze nel mondo dell’arte e dello spettacolo di Amanda Tapp (vero nome della cantante), il regista tedesco <a href="https://arte.sky.it/news/2023/helmut-newton-programmi-tv-23-gennaio">Gero von Boehm</a> raccoglie le testimonianze di amici e colleghi illustri: dallo stilista <a href="https://arte.sky.it/news/2024/museo-moda-costume-firenze">Jean Paul Gaultier</a> al DJ Michel Gaubert, dall'attrice Macha Méril al celebre critico musicale <a href="https://arte.sky.it/news/2021/libro-lucio-dalla-anniversario">Gino Castaldo</a>. A queste voci si aggiungono le riflessioni della stessa Amanda, che guida gli spettatori in un viaggio intenso nella sua carriera unica.
Salita alla ribalta come musa di <a href="https://arte.sky.it/news/2025/mostra-salvador-dali-surrealismo-roma">Salvador Dalí</a>, Lear da giovane frequenta la scena mondana londinese, sfilando come modella per la celebre stilista <a href="https://arte.sky.it/news/2023/morte-mary-quant-moda">Mary Quant</a> e frequentando artisti del calibro di Brian Jones e <a href="https://arte.sky.it/news/2023/libro-david-bowie">David Bowie</a>. È proprio il Duca Bianco a indirizzarla verso la carriera di cantante: la sua voce inconfondibile e il suo look misterioso e ambiguo contribuiscono a incoronarla come regina della discomusic europea.
La sua versatilità la porta presto in Italia, dove si afferma come presentatrice televisiva di grande successo, grazie al suo fascino e alla sua grande autoironia. Nonostante la grande popolarità di cui gode, Amanda Lear non ha mai rinunciato a mettersi in gioco, continuando a esplorare nuovi linguaggi creativi, dalla pittura al teatro. Il documentario ripercorre tutte queste vite artistiche, gettando nuova luce su una leggenda del mondo dello spettacolo. .

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L’ampio fossato della Torre di Londra, i terreni agricoli Waru Waru in Perù, i giardini galleggianti di Xochimilco in Messico, la foresta sacra di Osogbo in Nigeria, l’iconico <a href="https://arte.sky.it/news/2025/christo-new-york-the-gates-anniversario" target="_blank">Central Park</a> di New York: sono questi i cinque nuovi spazi verdi che dallo scorso 16 giugno fanno parte dell’iniziativa Cultivating Resilience. Questo programma, promosso a livello globale dalla nota organizzazione non governativa <a href="https://arte.sky.it/news/2025/world-monuments-watch-2025" target="_blank">World Monuments Fund (WMF)</a>, ambisce a proteggere giardini, contesti paesaggistici e aree naturalistiche urbane contro il crescente impatto della <a href="https://arte.sky.it/foto/fotografia/mostra-trento-fotografie-crisi-climatica" target="_blank">crisi climatica</a>.
Elemento chiave del più ampio piano di interventi lanciato nel 2024 e denominato Climate Heritage, il progetto si propone di “coltivare la resilienza” di questi luoghi naturali attraverso un articolato piano di condivisione delle conoscenze e interventi mirati. I nuovi siti inseriti sono distribuiti su quattro continenti e includono differenti tipologie di spazi verdi, ciascuna delle quali si trova ad affrontare una diversa minaccia ambientale, come la siccità, il rischio di inondazioni e la perdita di biodiversità. Il programma mira dunque a salvaguardare la ricchezza naturale e culturale di questi luoghi, favorendo l’adozione di soluzioni sostenibili per il futuro.
<h2>IL PROGETTO PER SALVARE AREE VERDI E GIARDINI STORICI</h2>
Per sostenere gli interventi conservativi e l’implementazione di pratiche lungimiranti, il programma del WMF fa leva sul recupero di conoscenze tradizionali legate alla gestione delle risorse idriche, all’orticoltura e alla salvaguardia dell’ambiente. Tali pratiche sono poi integrate da analisi scientifiche condotte sul campo, attraverso cui è possibile studiare un piano di intervento su misura per le caratteristiche di ciascun sito interessato. 
Tra i luoghi inseriti nel programma a partire da quest’anno, risalta indubbiamente un parco storico come Central Park, il polmone verde di Manhattan. Gli oltre 300 ettari di verde nel cuore di New York saranno presto oggetto di un’attenta valutazione dei rischi climatici e delle conseguenti minacce alla <a href="https://arte.sky.it/foto/altro/miami-murale-farfalle" target="_blank">biodiversità</a>. In base a tali studi, saranno predisposti interventi ad hoc che tutelino le risorse ambientali del parco urbano, senza intaccarne l’eredità culturale.
Sempre nel continente americano si trovano le chinampas di Xochimilco, una serie di incredibili isole e giardini galleggianti artificiali alle porte di Città del Messico. Qui il World Monuments Fund lavorerà al ripristino dei canali e alla catalogazione delle specie vegetali coltivate in questi luoghi da generazioni, con l’obiettivo di rilanciare la filiera agricola tradizionale.
<h2>IL PIANO DI INTERVENTI PER LA BIODIVERSITÀ NEL CUORE DI MANHATTAN</h2>
I cinque nuovi siti di Cultivating Resilience sono stati selezionati attraverso un bando aperto, il cui focus tematico verteva su criteri universali come l’importanza culturale e la vulnerabilità ai cambiamenti climatici. Pur rispettando le caratteristiche socio-culturali di ogni luogo selezionato, il progetto rispetterà una serie di parametri e linee guida globali, come la richiesta di collaborazione delle comunità locali e l’adozione da parte dei governi coinvolti di politiche volte a favorire il turismo sostenibile.
Attraverso questa iniziativa, il World Monuments Fund conferma il proprio ruolo di organizzazione guida nei progetti di salvaguardia ambientale e culturale delle zone a rischio del nostro pianeta. Durante i <a href="https://arte.sky.it/news/2024/world-monuments-fund-anniversario-2025" target="_blank">60 anni</a> trascorsi dalla sua fondazione, il WMF ha contribuito alla tutela di oltre 700 siti in tutto il mondo, anche attraverso iniziative globali come il progetto Climate Heritage.
[Immagine in apertura: foto di Jermaine Ee su Unsplash]

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