Nel centro storico di Bologna rinasce un'antica chiesa

Costruita nel 1608 a Bologna, su progetto dell’architetto Pietro Fiorini, l’ex chiesa di San Barbaziano ha attraversato secoli di metamorfosi, passando da luogo di culto a fienile, magazzino militare, officina meccanica e infine autorimessa fino al 1994. Dopo anni di silenzio e abbandono, l’edificio torna a dialogare con la città: il merito va al progetto di restauro firmato dallo Studio Poggioli, fondato dagli architetti Caterina e Federico Poggioli, che ha scelto di non cancellare le tracce della lunga e tormentata esistenza dell’edificio. Piuttosto le ha esaltate, restituendo così alla città una rovina urbana consapevole e affascinante. Il suo vissuto complesso e stratificato è infatti diventato il cuore stesso del restauro, che ha saputo leggere la materia come un archivio di memorie: una pelle che conserva ogni cicatrice, come un racconto.
IL RESTAURO DELL’EX CHIESA DI SAN BARBAZIANO A BOLOGNA
Affidato allo Studio Poggioli dalla Direzione Regionale Musei Emilia-Romagna nel 2019, tramite concorso, il progetto si distingue per un approccio “sottrattivo”, che rifugge la tentazione del falso storico per abbracciare invece la sincerità delle superfici, delle rovine, dei vuoti. L’attenta ricerca condotta negli archivi di stato, unita all’analisi dei materiali e delle superfici degradate, ha permesso di costruire un dialogo coerente tra ciò che è rimasto e ciò che il tempo ha portato via. I rinnovati infissi diventano segni tangibili di questa storia stratificata: ricordano il passaggio da edificio sacro a spazio produttivo e industriale, e oggi si propongono come varchi tra memoria e presente. I materiali scelti, come l’ottone brunito, dialogano con il laterizio originario e l’arenaria della struttura, richiamando visivamente l’azione del tempo. Le bruniture degli inserti metallici si fanno eco delle sedimentazioni che il tempo ha lasciato sulle pareti, mentre la luce che filtra dalle grandi aperture integra passato e presente in un’architettura che ha scelto di non dimenticare.
RIGENERAZIONE URBANA A BOLOGNA: DA CHIESA AD ACCADEMIA CIRCENSE
All’ingresso, il portale vetrato principale accoglie il pubblico con un gesto di apertura, invitandolo a esplorare una sorta di installazione vivente, un ambiente che vibra tra il rigore architettonico e la forza evocativa dell’arte contemporanea. All’interno, i decori superstiti sono stati consolidati senza cercare di ripristinare i colori originari, in una scelta che premia la verità delle superfici e dei loro segni. Anche l’ingresso secondario, con il suo portale in ottone brunito e il maniglione illuminato a tutta altezza, ribadisce l’equilibrio tra forza materica e poesia della rovina. E poi le cappelle laterali, le pareti macchiate dal tempo, i dettagli industriali come la silhouette di una pin-up dallo stile pop sulla volta: ogni elemento concorre a creare un’esperienza percettiva intensa, quasi museale, che richiama suggestioni da <a href="https://arte.sky.it/news/2025/robert-rauschenberg-mostra-milano-museo-novecento">Robert Rauschenberg</a> ad <a href="https://arte.sky.it/news/2025/anselm-programmi-tv-9-marzo">Anselm Kiefer</a>. Nel prossimo futuro l'ex chiesa San Barbaziano accoglierà un'accademia circense.
[Immagine in apertura: Bologna, ex chiesa San Barbaziano, Finestre via Barberia interno. Ph. Alessandro Saletta-DSL studio]

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Il festival musicale che trasforma Ravenna nella "capitale" del jazz

Un viaggio musicale senza confini, capace di mettere in dialogo il Sudafrica e Napoli, la Francia e Chicago, la Gran Bretagna e New York, in un vivace intreccio di suoni, culture e generazioni di artisti. Con la sua 52esima edizione, in programma dal 2 al 12 maggio, <a href="https://arte.sky.it/news/2024/festival-ravenna-jazz-2024" target="_blank">Ravenna Jazz</a> trasforma ancora una volta la città nella capitale del jazz internazionale. E il tutto secondo la vera cifra distintiva del festival: quella capacità di intrecciare grandi nomi e giovani promesse, produzioni orchestrali imponenti e sperimentazioni intimiste, sempre sotto il segno di una musica che vive di continua trasformazione. 
ANCHE UN TRIBUTO AI BEACH BOYS AL RAVENNA JAZZ
A fare da trait d’union tra questi mondi lontani sarà il talento del fisarmonicista francese <a href="https://arte.sky.it/news/2021/programmi-tv-9-maggio-documentario-fisarmonica" target="_blank">Richard Galliano</a>, simbolo di un jazz che abbraccia tango e musette, Europa e Argentina, atteso sul palco del Teatro Alighieri il 9 maggio con il suo New York Tango Trio. La stessa cornice ospiterà anche gli altri due appuntamenti di punta del festival, testimonianza della vocazione inclusiva e contaminatrice del jazz. L’11 maggio sarà la volta di una produzione originale in cui l’Italian Jazz Orchestra diretta da Fabio Petretti reinterpreterà in chiave jazz-sinfonica il repertorio solare e sofisticato dei <a href="https://arte.sky.it/archivio/2018/05/beach-boys-e-la-royal-philharmonic-orchestra-assieme-per-un-disco" target="_blank">Beach Boys</a>. La serata, intitolata Good Vibrations, trasformerà le celebri armonie vocali della band californiana in nuove trame sonore, grazie anche alle voci del quartetto Baraonna, che da sempre gioca con le contaminazioni tra generi. Non mancherà, come da tradizione, l’appuntamento con il workshop Mister Jazz dedicato a musicisti di ogni livello, che si terrà il 7 maggio al Centro Mousikè, quest’anno con la partecipazione di Karima, una delle voci più raffinate del panorama soul-jazz italiano. 
IL RAVENNA JAZZ TRA CLUB, AVANGUARDIA E SPERIMENTAZIONE 
Ma il cuore pulsante della scena più sperimentale e intima della rassegna batte nei club e nei piccoli teatri della città e del circondario. Il festival si apre proprio in uno di questi spazi, il Mama’s Club, con il concerto inaugurale del 2 maggio affidato a Joe Barbieri, che rileggerà la canzone classica napoletana attraverso la lente sensibile del jazz e della world music. Al Teatro Socjale di Piangipane, invece, si alterneranno dal 4 all’8 maggio voci straordinarie come quella di Tatiana Eva-Marie con il suo jazz manouche e della sofisticata Karima con il progetto Soulville, fino all’irriverente swing del britannico Hugh Coltman.
La kermesse guarda anche al futuro e alle esperienze più audaci, ospitando al Cisim di Lido Adriano il sassofonista francese Léon Phal il 3 maggio, il batterista senza frontiere Mark Guiliana il 5 maggio e l’incontenibile energia di Famoudou Don Moye con il suo Odyssey & Legacy Trio il 7 maggio. Chiude la sezione club, il 10 maggio, il ritorno al Mama’s Club con il boogaloo esplosivo degli Alligator Bogaloo di Mauro Ottolini. 
[Immagine in apertura: Pazzi di Jazz 2024. Foto di Giampaolo Solitro]

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