
I cinema dismessi di Roma saranno oggetto di una trasformazione (forse)
Cinema
04 febbraio 2025

I cinema dismessi di Roma saranno oggetto di una trasformazione (forse)
Cinema
04 febbraio 2025
Nella Capitale è in corso un acceso dibattito sul futuro delle sale cinematografiche in disuso: una recente proposta di legge regionale autorizzerebbe infatti la loro trasformazione in attività commerciali. Un’idea che non manca di suscitare la forte opposizione da parte di attori, registi e personalità del mondo dello spettacolo, che si sono mobilitate per salvare i teatri, evidenziandone l’alto valore storico e culturale.
Quale deve essere il destino di una sala cinematografica chiusa al pubblico da oltre un decennio? E se le sale dismesse fossero oltre quaranta, seppure in una metropoli culturalmente attiva come Roma? A questo genere di domande provano a rispondere ormai da anni politici, intellettuali e figure del mondo dello spettacolo, messi di fronte all’apparentemente inarrestabile declino del numero di cinema nell’area urbana della Capitale.
Una discussione culturale e politica che ha preso nuovo vigore dopo la presentazione di una proposta di legge al Consiglio Regionale del Lazio: la nuova normativa, se approvata, semplificherebbe infatti l’iter burocratico per il cambio di destinazione delle sale cinematografiche in disuso, riducendo a dieci anni dalla chiusura il termine previsto per l’avvio di lavori di ristrutturazione e demolizione, consentendo inoltre la totale riconversione dei locali per la creazione di negozi e altre attività commerciali.
LA PROPOSTA DI LEGGE REGIONALE SULLE SALE CINEMATOGRAFICHE CHIUSE
La nuova normativa sostituirebbe la legge attualmente in vigore, che fissa un limite del 30% per la riconversione dei vecchi cinema e teatri in attività commerciali. La notizia ha sollevato nel giro di pochi giorni una veemente ondata di proteste che ha coinvolto gli operatori del settore cinematografico, inclusi alcuni dei nomi più in vista del cinema italiano contemporaneo, che hanno firmato un appello per la salvaguardia di questi “presidi culturali fondamentali per la nostra identità e per la diffusione dell’arte cinematografica”.
L’appello, che vede tra i suoi primi firmatari figure culturali di spicco come Paolo Sorrentino, Francesco De Gregori, Paola Cortellesi, Pupi Avati e Matteo Garrone, ha alimentato il dibattito pubblico, portando a un tentativo di mediazione politica da parte delle istituzioni, con il presidente della Regione Lazio che si è detto pronto a incontrare gli operatori del settore per valutare insieme il testo della proposta di legge in discussione.
IDEE E INIZIATIVE PER SALVARE I CINEMA DI ROMA
Tra i molti oppositori al disegno di legge, non mancano gli artisti che si sono dichiarati pronti ad acquistare le sale chiuse per restituirle alla loro funzione originale, preservando il retaggio decennale di alcune delle sale storiche del centro di Roma. Un’altra idea avanzata in questi giorni è quella di fissare a 30 anni il periodo di salvaguardia dopo il quale sia tecnicamente possibile cambiare la destinazione d'uso di un cinema, una misura idealmente volta a evitare speculazioni immobiliari.
E benché al momento non sembri possibile alcuna conciliazione tra chi vede nella riconversione una minaccia al patrimonio culturale e storico della città e chi rimarca lo stato di degrado e abbandono di molte delle sale chiuse nella Capitale, c’è anche chi, come Carlo Verdone, propone di seguire il modello del Cinema Troisi, protagonista di una bella storia di riconversione e partecipazione attiva, che ha permesso a una sala storica di Trastevere di rinascere dalle proprie ceneri grazie al lavoro dell’associazione non profit che se ne occupa da quasi sette anni.
[Immagine in apertura: foto di Antonio Magrì su Unsplash]
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