I segreti dei colori dei murales svelati da un recente studio

La <a href="https://arte.sky.it/news/2025/super-walls-biennale-street-art-padova" target="_blank">street art</a> non è più un forma d'espressione spontanea, localmente diffusa. Oggi i suoi esiti sono riconosciuti come patrimonio culturale contemporaneo, ovvero come un linguaggio visivo capace di raccontare personalità, conflitti, vicende e sogni collettivi. Ma se i murales parlano alla città, il tempo e gli agenti atmosferici rischiano di silenziare i loro colori, mettondone a rischio la forza comunicativa. Da qui consapevolezza ha preso avvio una ricerca d’avanguardia condotta dall’Università di Pisa insieme al CNR e all’Università degli Studi di Perugia, recentemente pubblicata su PNAS. Lo studio rientra nel progetto SuPerStAr (Sustainable Preservation Strategies for Street Art), coordinato da Francesca Modugno e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca. L’obiettivo? Trovare strategie sostenibili per proteggere i murales dall’inevitabile deterioramento, garantendo loro una vita più lunga e restituendo alla collettività il valore di un patrimonio fragile ma potentissimo.
<h2>L’INDAGINE PER PROTEGGERE I MURALES DAL DETERIORAMENTO</h2>
Oggetto dell’indagine è stato il murale Musica Popolare, realizzato nel 2017 dal collettivo <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/10/detroit-murale-samantha-cristoforetti-orticanoodles" target="_blank">Orticanoodles</a>, nel quartiere Ortica di Milano. Un’opera monumentale di quasi 400 metri quadrati che trasforma un cavalcavia ferroviario in una galleria a cielo aperto, celebrando figure iconiche come <a href="https://arte.sky.it/news/2025/dario-fo-programma-centenario-umbria" target="_blank">Dario Fo</a>, Enzo Jannacci, Ornella Vanoni e Giorgio Gaber. Studiare un’opera così estesa e complessa non è stato semplice: serviva un metodo innovativo, non invasivo e al tempo stesso capace di restituire una fotografia chimica precisa della superficie pittorica. Così i ricercatori hanno messo in campo uno strumento inedito che unisce analisi spettroscopiche portatili, imaging iperspettrale e rilievi multispettrali da drone, affiancati da microcampioni analizzati in laboratorio. Il risultato è una sorta di “mappa della salute” del murale, consultabile nel tempo per monitorare ogni sfumatura di cambiamento, che ha messo in evidenza come non tutti i pigmenti resistano allo stesso modo. Alcuni svaniscono in pochi anni, altri mantengono intatta la loro forza espressiva. 
<h2>I SORPRENDENTI RISULTATI DELLA RICERCA SULLE OPERE DI STREET ART</h2>
Le prime analisi hanno infatti rivelato dettagli sorprendenti: i rossi, soprattutto quelli realizzati con il pigmento PR112, sono i più fragili e tendono a sbiadire rapidamente producendo composti di degrado. Molto più resistenti invece i viola e i gialli, mentre nero e grigio conservano a lungo la loro intensità. Anche i leganti giocano un ruolo decisivo: resine acriliche e stireniche mostrano segni di perdita di brillantezza e polverizzazione, aggravati dalla presenza di biossido di titanio che accelera i processi di degrado. Questo tipo di conoscenza è prezioso perché consente di costruire una precisa cronologia dello stato di salute dei murales, con benefici pratici per amministrazioni e comunità locali sul fronte della loro conservazine. Come sottolineano i ricercatori, si tratta di un “monitoraggio efficace dello stato di salute di opere policrome di grandi dimensioni come quelle della Street Art”. Promettenti e concreti, questi dati aprono la strada a un futuro in cui l’arte urbana potrà superare la prova del tempo, senza perdere quella "freschezza" che la rende viva nel cuore delle nostre città.
[Immagine in apertura: foto CNR]

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A Roma la maratona di ascolto integrale dell’opera dei Beatles

C’è chi li ha scoperti con i vinili consumati dai genitori, chi li ha ascoltati su cassette gracchianti, chi li ha trovati sulle piattaforme digitali, e chi, magari, non ha mai dedicato loro un ascolto consapevole. Ma i <a href="https://arte.sky.it/news/2025/beatles-sgt-pepper-programmi-tv-26-febbraio" target="_blank">Beatles</a> restano una costante: quattro ragazzi di Liverpool capaci di cambiare per sempre la storia della musica e influenzare la cultura popolare mondiale. 
A più di sessant’anni dal debutto il loro repertorio non ha perso smalto, e continua a ispirare generazioni e a far cantare insieme persone diversissime. E proprio per celebrare questa eredità, il prossimo 5 ottobre lo Spazio Risonanze dell’<a href="https://arte.sky.it/news/2025/nuovo-ingresso-auditorium-roma-renzo-piano" target="_blank">Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone</a> di Roma ospiterà un evento senza precedenti: la prima maratona di ascolto integrale dedicata alla loro opera. Un evento gratuito e aperto al pubblico.
<h2>IL TRIBUTO AI BEATLES ALL’AUDITORIUM DI ROMA </h2>
Per otto ore, dalle 14:00 alle 22:00, i 210 brani incisi dai Beatles verranno riprodotti in ordine cronologico, dal primo singolo Love Me Do fino a The End, brano conclusivo di Abbey Road. Un vero e proprio viaggio nella storia, non solo della musica ma anche del costume e della società del Novecento. 
A guidare il pubblico sarà Gino Castaldo, che accompagnerà la lunga immersione sonora con riflessioni e racconti, affiancato da ospiti pronti a offrire chiavi di lettura, aneddoti e spunti critici. L’iniziativa è pensata come un rito collettivo: il pubblico potrà entrare e uscire liberamente, scegliendo se vivere l’esperienza dall’inizio alla fine o farsi trasportare anche solo per qualche ora. L’ascolto integrale diventa così una celebrazione comunitaria, un modo per riscoprire la forza trascinante di un repertorio che continua a parlare con sorprendente freschezza.
<h2>I 63 ANNI DALL’USCITA DI “LOVE ME DO”</h2>
La data scelta non è casuale: proprio il 5 ottobre 1962 uscivano contemporaneamente Love Me Do, primo singolo dei Beatles, e 007 – Licenza di uccidere, film d’esordio della saga di James Bond. Un doppio debutto che consacrò l’Inghilterra al centro della scena culturale globale. 
La maratona romana sarà anche un omaggio a Ernesto Assante, giornalista e critico musicale recentemente scomparso, appassionato conoscitore dell’universo beatlesiano. Castaldo ha ricordato con emozione il viaggio del 2012 a Liverpool, quando insieme ad Assante e a un gruppo di fan partì in torpedone per festeggiare i cinquant’anni di Love Me Do.
[Immagine in apertura: foto di Massimo Virgilio su Unsplash]

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