Anche questa estate il festival che porta la musica sulle Dolomiti

<p>La 30esima edizione del festival <i>I Suoni delle Dolomiti </i>andrà in scena dal 27 agosto al 4 ottobre di quest’anno, confermandosi come uno degli eventi musicali più attesi del panorama internazionale. In una cornice mozzafiato come quella delle valli alpine del Trentino, la manifestazione diffusa propone un programma di concerti ed eventi sotto le vette delle <a href="https://arte.sky.it/news/2025/cortina-ampezzo-museo-diffuso-letteratura" target="_blank">Dolomiti</a>, Patrimonio mondiale <a href="https://arte.sky.it/news/2025/anniversario-michelangelo-galleria-accademia-firenze" target="_blank">UNESCO</a> dal 2009.</p>
<p>L'edizione 2025 della manifestazione sarà aperta da <i>La prima musica</i>, un'anteprima speciale in programma il 6 giugno presso il Rifugio Fuciade, in Val di Fassa, a quasi 2000 metri di altitudine. Qui <a href="https://arte.sky.it/news/2025/festival-due-mondi-spoleto-2025" target="_blank">Alessandro Baricco</a> e i Diabolus in Musica (ensemble francese di musica medievale) daranno vita a uno spettacolo di parole e melodie dedicato alla preistoria musicale del territorio alpino. Il festival vero e proprio prenderà quindi il via a fine agosto, con un concerto di musica classica del Teophil Ensemble Wien, gruppo di musicisti appartenenti alla Filarmonica di Vienna, che porterà sui prati del Pian della Nana la magia delle composizioni di <a href="https://arte.sky.it/archivio/2015/05/il-valzer-di-strauss-in-piazza-san-marco" target="_blank">Johann Strauss</a>. </p>
<h2><b>IL PROGRAMMA DELLA NUOVA EDIZIONE DE “I SUONI DELLE DOLOMITI”</b></h2>
<p>Per celebrare al meglio il 30esimo anniversario della manifestazione, il programma de <i>I Suoni delle Dolomiti 2025 </i>sarà caratterizzato da una notevole diversità, spaziando dalla musica classica al jazz, dalle performance alla canzone d’autore.</p>
<p>Tra i molti protagonisti attesi all’ombra delle Alpi trentine spiccano i nomi di musicisti del calibro di <a href="https://arte.sky.it/news/2025/anniversario-michelangelo-galleria-accademia-firenze" target="_blank">Mario Brunello</a> e dell’ensemble francese Les Mécanos, e di jazzisti di fama internazionale come <a href="https://arte.sky.it/news/2024/time-in-jazz-festival-sardegna-2024" target="_blank">Paolo Fresu</a> e Ana Carla Maza. Non mancherà l’appuntamento con la grande lirica grazie all’adattamento de <i>Il Flauto Magico </i>di <a href="https://arte.sky.it/archivio/2021/03/libro-mozart-infanzia" target="_blank">Wolfgang Amadeus Mozart</a>, con le voci di Elio e Scilla Cristiano, accompagnati dal Philharmonic Oboe Quartet. Ampio spazio è infine dedicato ai progetti artistici che fondono arti performative, teatro civile e musica. In tale ottica, vale la pena di segnalare <i>Bandiera bianca</i>, spettacolo sul tema del turismo di massa, scritto e interpretato da <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/03/marco-paolini-porta-in-scena-il-suo-ulisse-al-teatro-strehler" target="_blank">Marco Paolini</a> con l’accompagnamento alla chitarra acustica di Alberto Ziliotto.</p>
<h2><b>JAZZ, LIRICA E TEATRO CIVILE NELLE VALLI DEL TRENTINO</b></h2>
<p>La grande varietà culturale degli eventi in programma rispecchia in pieno la filosofia di un festival che ha sempre puntato a coinvolgere un pubblico tanto diversificato quanto interessato a una modalità di fruizione sostenibile del contesto naturale. Concerti e spettacoli si svolgono infatti in scenari in cui la presenza dell'uomo deve essere sempre attenta e rispettosa. Le malghe, i rifugi e i prati d’altura sono inoltre raggiungibili quasi esclusivamente a piedi, lungo sentieri escursionistici di varia difficoltà.</p>
<p>Un aspetto distintivo de <i>I Suoni delle Dolomiti </i>è proprio la sua capacità di trasformare il percorso verso i concerti in un elemento essenziale dell'esperienza immersiva. In quest’ottica, uno degli eventi più attesi e coinvolgenti sarà <i>L'Alba delle Dolomiti</i>: un concerto in programma nelle prime ore del giorno 4 settembre sul Col Margherita, durante il quale l’artista cinese Wu Wei accompagnerà il pubblico nel saluto al sole che sorge con i suoni dello <i>sheng</i>, strumento della tradizione orientale.</p>
<p>[Immagine in apertura: foto di sara nudaveritas su Unsplash] </p>


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Cinque padiglioni da non perdere alla Biennale Architettura 2025

<p>Si alza il sipario sulla <a href="https://arte.sky.it/news/2025/biennale-architettura-2025-carlo-ratti" target="_blank">19esima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale</a> e, fino al 23 novembre 2025, Venezia si trasforma in un laboratorio globale del pensiero progettuale. Quest’anno, sotto il tema <i>Intelligens: Natural. Artificial. Collective. </i>e la curatela di <a href="https://arte.sky.it/news/2023/carlo-ratti-biennale-architettura-2025" target="_blank">Carlo Ratti</a>, farchitetti, artisti e pensatori convergono per interrogarsi sul ruolo dell’architettura in un’epoca di crisi ecologica, conflitto geopolitico e transizione digitale. In mezzo a decine di padiglioni nazionali, cinque spiccano come tappe imprescindibili per chi cerca idee radicali, poetiche e visionarie sul futuro del costruire, dalla sostenibilità danese alla poetica difensiva lettone e l'intelligenza vegetale belga.</p>
<h2>IL PADIGLIONE DELLA DANIMARCA ALLA BIENNALE ARCHITETTURA 2025</h2>
<p>Nel padiglione danese, il tempo sembra essersi fermato in un eterno “work in progress”. Con <i>Build of Site</i>, l’architetto Søren Pihlmann cancella la linea tra cantiere e mostra, e invita i visitatori a entrare in un edificio che racconta il processo di rinnovamento in corso. Niente installazioni temporanee o scenografie effimere: qui tutto è reale, concreto, e costruito a partire da materiali recuperati sul posto – legno, pietra, sabbia, calce, e persino gelatina di pesce. Il padiglione, afflitto da allagamenti e problemi climatici interni, viene letteralmente ristrutturato sotto gli occhi del pubblico, trasformando ogni podio, panca o rampa in un gesto architettonico che unisce ricerca, sostenibilità e poetica del riuso. L’approccio è scientifico e artigianale insieme: dai test a ultrasuoni sui solai in cemento alle analisi dei tagli delle piastrelle d’Istria, tutto è pensato per massimizzare la vita residua dei materiali. Il risultato è una riflessione lucida e provocatoria: la sfida non è più di costruire “di più”, ma costruire con ciò che già esiste, trovando valore nel “waste” e bellezza nella resilienza.</p>
<h2>LA BIENNALE ARCHITETTURA 2025 SECONDO GLI STATI UNITI</h2>
<p>Nel padiglione deli USA, l’architettura è un gesto di accoglienza. Intitolato <i>PORCH: An Architecture of Generosity</i>, trasforma lo spazio espositivo in un grande portico, simbolo dell’abitare collettivo. Realizzato con materiali locali come terra battuta e legno massiccio prefabbricato, il padiglione è sia luogo di sosta che di scambio. Cinquantaquattro “finestre sul portico” raccontano la diversità progettuale degli Stati Uniti, dai Caraibi alle Hawaii, dalle città ai territori rurali. Ma il progetto va oltre la rappresentazione: è attivato da eventi, performance, dialoghi e danze durante i <i>PORCH Fests</i>, che fanno del padiglione un organismo vivo e in continuo dialogo con il pubblico. E non finisce con la Biennale: una parte dell’allestimento sarà riciclata per diventare materiale didattico nelle scuole italiane, chiudendo il cerchio tra esposizione e formazione. </p>
<h2>LA LETTONIA RIFLETTE SULLA DIFESA ALLA LA BIENNALE ARCHITETTURA</h2>
<p>Nel padiglione della Lettonia, la tensione geopolitica diventa materia architettonica. <i>Landscape of Defence</i> è un racconto potente, dove lo spazio costruito incontra il trauma del conflitto in corso nella vicina Ucraina. Il progetto di Sampling e Nomad Architects documenta l’impatto delle fortificazioni militari sul paesaggio e sulla vita quotidiana del paese, situato all’estremo confine orientale della NATO. Ricci di filo spinato, denti di drago in cemento, torri di sorveglianza: oggetti progettati per fermare l’avanzata diventano protagonisti di una narrazione che parla di paura, ma anche di resilienza. I curatori, Liene Jākobsone e Ilka Ruby, portano lo spettatore dentro un paesaggio in trasformazione, dove la difesa non è solo un atto politico, ma un fatto architettonico. Con fotografie, installazioni e testimonianze, il padiglione invita a una riflessione urgente sul significato di confine, sicurezza e spazio condiviso in tempi incerti. </p>
<h2>OLTRE 200 PIANTE NEL PADIGLIONE DEL BELGIO AI GIARDINI DELLA BIENNALE</h2>
<p>Nel padiglione del Belgio, la natura non è decorazione: è progettista. <i>Building Biospheres</i>, ideato da Bas Smets e dal neurobiologo <a href="https://arte.sky.it/news/2021/ufficio-natura-kengo-kuma-milano" target="_blank">Stefano Mancuso</a>, esplora un’architettura che non si limita più a controllare il clima, ma collabora con la biosfera per generarlo. Al centro del padiglione – uno dei più antichi dei Giardini – si apre una foresta interattiva composta da oltre 200 piante tropicali, monitorate da sensori che attivano irrigazione, luce e ventilazione. Si tratta di un prototipo scientifico, un microclima vivente dove le piante regolano l’ambiente per l’uomo. I dati in tempo reale vengono visualizzati in una delle sale laterali, mentre giovani studi belgi immaginano futuri edifici simbiotici, capaci di respirare e adattarsi come organismi viventi. È un ribaltamento radicale del paradigma moderno: non più edifici chiusi e artificiali, ma biosfere intelligenti, in cui architettura e natura co-evolvono. </p>
<h2>IL PADIGLIONE DEL MAROCCO ALLA BIENNALE ARCHITETTURA 2025</h2>
<p>Nel cuore dell’Arsenale, il padiglione del Marocco si rivela come un'ode alla terra, non solo come materiale da costruzione ma come medium culturale e politico. L'esposizione <i>Materiae Palimpsest</i>, curato dagli architetti Khalil Morad El Ghilali ed El Mehdi Belyasmine, è un progetto che intreccia saperi antichi e tecnologie avanzate per raccontare un'architettura che nasce dalla polvere ma guarda avanti, verso una nuova intelligenza collettiva. Entrando nel padiglione, il visitatore è accolto da un ambiente multisensoriale in cui la materia parla: texture di terra cruda, pareti adornate da tessuti artigianali dell’artista Soumiya Jalal, e ologrammi che proiettano gesti ancestrali di maestri artigiani, in un loop temporale che unisce passato e futuro. Il progetto celebra l’economia circolare nella sua forma più tangibile, dove ogni gesto costruttivo è parte di un ciclo continuo, senza sprechi. Ma è anche un messaggio politico: in un mondo in crisi ecologica, il Marocco propone la terra – locale, rinnovabile, accogliente – come via resiliente e identitaria, un terreno fertile da cui può germogliare un’architettura globale più umana.</p>
<p>[Immagine in apertura: Photo ©Tim Hursley. Courtesy<i> PORCH: An Architecture of Generosity,</i> Organizers.]</p>


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