Presto a Londra una grande mostra sul regista Wes Anderson

Bisognerà attendere fino al 21 novembre per visitare l'attesa mostra che Londra dedica a Wes Anderson. Sulla distintiva produzione cinematografica del regista texano si focalizzerà infatti Wes Anderson: The Archives, l'esosizione che sarà allestita negli spazi del <a href="https://arte.sky.it/news/2025/mostra-tim-burton-design-museum-londra" target="_blank">Design Museum</a> fino al 26 luglio 2026. Con l’intento di offrire un accesso esclusivo agli archivi del cineasta, saranno riuniti oltre 600 pezzi, tra modelli e oggetti di scena utilizzati sul set dei suoi celebri film. 
<h2>A LONDRA LA MOSTRA SU WES ANDERSON</h2>
Nata dalla collaborazione tra la <a href="https://arte.sky.it/archivio/2015/04/michelangelo-antonioni-mostra-cinematheque-francaise-parigi" target="_blank">Cinémathèque Française</a> di Parigi e il Design Museum di Londra, l’esposizione ha debuttato lo scorso marzo negli spazi dell'istituzione francese, dove resterà aperta fino al 27 luglio. In autunno sarà quindi la volta della capitale britannica, in una versione a cura di Johanna Agerman Ross e Lucia Savi. Punto di partenza del progetto è il concept originale del regista Matthieu Orléan, amplianto nell’allestimento con più di cento nuovi elementi, per illustrare ancor più in dettaglio il distintivo processo creativo di <a href="https://arte.sky.it/news/2024/mostra-accidentally-wes-anderson-londra" target="_blank">Wes Anderson</a>.
<h2>ESPOSTI MODELLI, COSTUMI E OGGETTI DI SCENA DEI FILM DI WES ANDERSON </h2>
Il focus espositivo della mostra londinese si concentrerà sulla vasta gamma di materiali di scena, costumi e bozzetti utilizzati nella produzione di film memorabili come I Tenenbaum, Fantastic Mr. Fox, Asteroid City e <a href="https://arte.sky.it/archivio/2018/04/sul-set-di-isle-dogs-lultimo-film-di-wes-anderson" target="_blank">Isle of Dogs</a>. Tra i punti di forza di Wes Anderson: The Archive rientra il monumentale modello color rosa confetto del Grand Budapest Hotel, utilizzato per ricreare la facciata dell’albergo nell’<a href="https://arte.sky.it/news/2022/wes-anderson-vhs-film" target="_blank">omonimo film</a>. Spiccano poi ulteriori molti modellini delle animazioni dei film in stop motion, nonché alcuni abiti iconici come i costumi di Grand Budapest Hotel, che nel 2015 valsero il premio Oscar alla sua creatrice, <a href="https://arte.sky.it/archivio/2018/02/i-costumi-da-oscar-del-film-marie-antoinette-a-prato" target="_blank">Milena Canonero</a>.
La mostra evidenzia il ruolo assolutamente centrale di tutti gli oggetti di scena nella filmografia di Anderson. Il regista texano concepisce infatti questi riferimenti visivi come elementi "reali", perfettamente coerenti con le scenografie delle sue opere filmiche, come documentato anche dai suoi quaderni personali, dagli storyboard e dalle foto di produzione presenti in mostra.
<h2>AL DESIGN MUSEUM DI LONDRA TUTTO IL CINEMA DI WES ANDERSON</h2>
Un altro aspetto interessante evidenziato dalla mostra Wes Anderson: The Archives sarà la scoperta dell’approccio unico del regista di Houston tanto alla fase di conservazione di tutti i materiali usati durante la produzione e le riprese dei suoi film . A partire dal suo secondo lungometraggio (Rushmore) infatti, Anderson ha iniziato a raccogliere e custodire personalmente quasi tutti gli oggetti di scena. Così facendo, in quasi trent’anni di lavoro, il regista ha creato un archivio personale quasi sterminato, a testimonianza del suo amore viscerale per il cinema.
L’appuntamento in programma per il prossimo autunno promette dunque di celebrare il lavoro di un regista dall’estetica inconfondibile, evidenziando al tempo stesso il legame tra produzione cinematografica, arte e design all’interno di un contesto espositivo ideale come il Design Museum di Londra.
[Immagine in apertura: Photo: Wes Anderson. Copyright Searchlight Pictures / Photo: Charlie Gray]

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Un talk tutto al femminile con Valeria Golino ed Elodie

La città dei lettori: l’ottava edizione per ripensare i classici

Cosa resta dei grandi classici della letteratura, in un’epoca dominata dalla velocità e dall'"usa e getta" culturale? Dal 4 all’8 giugno, a Firenze, l’ottava edizione de <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/06/firenze-citta-degli-scrittori-al-via-la-settimana-della-letteratura" target="_blank">La Città dei Lettori</a> – il festival ideato e diretto da Gabriele Ametrano per l'associazione Wimbledon APS, promosso da Fondazione CR Firenze – prova a rispondere a questo interrogativo. La kermesse, infatti, sceglie di rileggere i classici con occhi contemporanei, coinvolgendo oltre cento ospiti in cinque giornate di incontri, reading, talk, spettacoli e attività esperienziali nella cornice incantevole di Villa Bardini. 
<h2>L’OTTAVA EDIZIONE DE “LA CITTÀ DEI LETTORI”</h2>
Dopo l’assegnazione del Premio La Città dei Lettori – che nella giornata inaugurale del 4 giugno vede tra i finalisti autrici e autori amatissimi come Pegah Moshir Pour, Ilaria Gaspari e Paolo Di Paolo –, il programma prosegue con decine di incontri che si susseguono con ritmo serrato. 
Da Paolo Nori, che indaga sull’eredità russa, alla scrittrice Antonella Lattanzi, che restituisce voce a <a href="https://arte.sky.it/news/2025/arte-gioia-goliarda-sapienza-programmi-tv-21-febbraio" target="_blank">Goliarda Sapienza</a>, passando per Ilide Carmignani e la grandezza lirica di Bolaño, il festival costruisce un dialogo intergenerazionale che unisce, con audacia e lucidità, memoria e attualità. E ancora Roberto Saviano, che presenta L’amore mio non muore sulla vicenda di Roberta Casini, e Omar El Akkad, giornalista egiziano-canadese in dialogo con l’utore Matteo Nucci su Un giorno tutti diranno di essere stati contro (un libro che interroga le contraddizioni occidentali). Non mancano incursioni nella scienza con Piero Martin, nella memoria storica con Gabriele Cecconi, nella spiritualità con Niccolò Rabbiosi, fino al fantasy visto come “nuovo classico” da Maria Gaia Belli. 
<h2>IL CLASSICO LETTERARIO SECONDO GOLIARDA SAPIENZA E ASCANIO CELESTINI</h2>
Tra le chicche in calendario, il 5 giugno troviamo l’atteso monologo di Francesco Piccolo Son qui: m’ammazzi, che decostruisce i miti maschili della narrativa occidentale, e lo spettacolo in musica di Beppe Severgnini col D&B White Socks Quintet. Il 6 giugno, il festival ospita invece l’unico incontro pubblico della cinquina del <a href="https://arte.sky.it/news/2024/genius-loci-2024-santa-croce-firenze" target="_blank">Premio Strega</a> 2025, mentre il 7 giugno si susseguono gli incontri con Roy Chen, Ascanio Celestini e Fabio Genovesi. La giornata conclusiva dell'8 giugno vede protagonista Giuliana Salvi con il romanzo biografico Clementina, e si chiude in bellezza con un tributo visionario a <a href="https://arte.sky.it/news/2025/david-bowie-moonage-daydream-programmi-tv-30-aprile" target="_blank">David Bowie</a> firmato da Andy dei Bluvertigo. Infine, accanto ai nomi di richiamo, c’è spazio per nuove voci e riflessioni trasversali: dallo yoga narrativo del mattino agli approfondimenti su tarocchi, arte e società, la manifestazione conferma la sua vocazione al racconto plurale e alla contaminazione dei linguaggi.
[Immagine in apertura: Ph Stefano Casati]

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