A Spoleto l'estate è nel segno di William Kentridge

Un’estate 2025 densa d'arte diffusa a Spoleto, chefino al al 13 luglio 2025 accoglie la 68esima edizione del prestigioso <a href="https://arte.sky.it/news/2025/festival-due-mondi-spoleto-2025" target="_blank">Festival dei Due Mondi</a>. Parallelamente <a href="https://arte.sky.it/news/2024/spoleto-mostre-estate-2024-musei-civici" target="_blank">Palazzo Collicola</a> elebra il suo venticinquesimo anniversario e ospita un intenso programma espositivo che accompagnerà i visitatori fino al 2 novembre. La sede espositiva umbra apre le porte a cinque nuove mostre che testimoniano la vitalità della scena artistica contemporanea e l’identità eclettica dell’istituzione spoletina. In programma, una retrospettiva dedicata a <a href="https://arte.sky.it/news/2024/william-kentridge-mostra-malaga" target="_blank">William Kentridge</a>; una mostra dedicata ai manifesti del Festival dei Due Mondi dal 1958 a oggi; una personale del fotografo Stefano Cerio, Corpi d’aria, sulle trasformazioni ambientali; una selezione di opere dalla collezione privata di Primo De Donno, con nomi come <a href="https://arte.sky.it/news/2023/catalogo-sculture-lucio-fontana" target="_blank">Lucio Fontana</a>, <a href="https://arte.sky.it/news/2024/restauro-opera-alberto-burri-ravenna" target="_blank">Alberto Burri</a>, <a href="https://arte.sky.it/news/2025/piero-manzoni-programmi-tv-6-febbraio" target="_blank">Piero Manzoni</a> e Vanessa Beecroft; e una retrospettiva che ripercorre i dieci anni di attività dei Mahler & LeWitt Studios, con materiali d’archivio, documenti e opere. 
<h2>WILLIAM KENTRIDGE IN MOSTRA A SPOLETO NELL'ESTATE 2025</h2>
Fulcro dell’estate artistica di Spoleto è la grande mostra di William Kentridge, artista sudafricano tra i più influenti della scena contemporanea internazionale, allestita al Piano Nobile di Palazzo Collicola. Curata da Saverio Verini e co-prodotta proprio dal Festival dei Due Mondi (con la collaborazione della galleria Lia Rumma e del William Kentridge Studio), Pensieri fuggitivi riunisce oltre cinquanta opere realizzate negli ultimi venticinque anni. Offre al pubblico una panoramica ricca e sfaccettata dell'universo creativo dell'autore, attraverso disegni, video, sculture, stampe e taccuini che compongono un percorso artisticono che attraversa la politica, la poesia e la storia. Il titolo stesso della mostra richiama la natura elusiva e in continua trasformazione del pensiero: si ispira a Fugitive Words, uno dei video presenti in mostra. Kentridge è anche l’autore del manifesto ufficiale del Festival dei Due Mondi 2025 e, nella stessa kermesse, porta in scena The Great Yes, the Great No, un’opera performativa che conferma la sua vocazione intermediale. Inoltre, all’ex battistero della Manna d’Oro, l‘artista presenta The Centre for the Less Good Idea: si tratta di una mostra e di una serie di diorami animati insieme a giovani artisti africani, che ribadiscono il suo ruolo di promotore culturale oltre ogni confine geografico e disciplinare.
<h2>TUTTE LE MOSTRE A PALAZZO COLLICOLA E IN GIRO PER SPOLETO</h2>
Scendendo al piano terra, l’esplorazione continua con Listen to Your Eyes, che porta a Spoleto la prestigiosa collezione privata di Primo De Donno: una vera e propria “mappa” dell’arte italiana ed europea del secondo Novecento, arricchita da una raffinata raccolta di libri d’artista, manifesti e documenti d’epoca. Sullo stesso piano, la mostra Festival dei Due Mondi. Manifesti 1958-2025 è un viaggio visivo nella storia del Festival stesso, con oltre sei decenni di creatività affidata a giganti come Joan Miró, Cy Twombly, <a href="https://arte.sky.it/news/2025/anish-kapoor-rosso-veneziano-programmi-tv-16-marzo" target="_blank">Anish Kapoor</a>, Emilio Vedova e molti altri. Ma è al secondo piano che l’arte si fa denuncia e visione: con Corpi d’aria, il fotografo Stefano Cerio riflette sulla perdita e sulla trasformazione del paesaggio e della memoria collettiva. Le sue installazioni gonfiabili – nei luoghi devastati dal sisma dell’<a href="https://arte.sky.it/mostre-eventi/altro/true-colors-tessuti-maxxi-l-aquila">Aquila</a> o sulle ceneri del ghiacciaio Brenva – diventano metafora della fragilità della nostra epoca, tra estetica e riflessione ambientale.
Completano il ricco panorama estivo altri progetti diffusi sul territorio: dall’omaggio sonoro di Federica Di Pietrantonio a Casa Menotti, che rende vivo lo spirito del fondatore del Festival, all’iniziativa Unhappen Unhappen Unhappen, con diorami animati e illusioni teatrali che sfidano le percezioni. 
[Immagine in apertura: William Kentridge, Fugitive Words, 2024. Still da video]

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A spasso tra i giardini più leggendari e misteriosi del mondo

Si intitola Giardini Perduti il nuovo libro scritto dalla giornalista britannica Sandra Lawrence e arricchito dalle tavole disegnate da Lucille Clerc, illustratrice nata a Parigi ma residente a Londra. Pubblicato nelle scorse settimane dalla casa editrice <a href="https://arte.sky.it/news/2025/luna-stampe-ukiyoe-cofanetto-ippocampo" target="_blank">L’Ippocampo</a>, il volume guida il lettore lungo un affascinante percorso attraverso quaranta giardini sparsi in tutto il mondo, tra spazi verdi che rischiano di sparire per sempre (come gli Hortillonnages di Amiens, in Francia) e parchi tornati in auge dopo un periodo di abbandono (incluso il <a href="https://arte.sky.it/news/2024/libro-150-giardini-visitare" target="_blank">Sacro Bosco</a> di Bomarzo, in provincia di Viterbo).
Attraverso le sue puntuali descrizioni e le affascinanti illustrazioni, l’opera invita i lettori a riflettere sul profondo valore di questi spazi. A emergere dalle schede dedicate a ciascun giardino è come questi posti, al di là della loro bellezza artistica, abbiano assunto uno status di "luoghi dell'anima", tanto da segnare in molti casi la storia e la cultura delle popolazioni che li frequentavano.
<h2>ALLA SCOPERTA DI 40 GIARDINI PATRIMONIO DELL’UMANITÀ</h2>
Il nucleo tematico di ciascuna scheda di Giardini Perduti è rappresentato dalle alterne fortune di questi luoghi iconici. Ripercorrendo la loro storia, dal momento di massima popolarità al successivo oblio, l’autrice ne evidenzia la trasformazione in aree verdi incolte. Altrettanta importanza viene assegnata ai casi in cui molti di questi giardini, divenuti ormai leggendari e misteriosi, sono stati riscoperti. Un esempio emblematico in tal senso è <a href="https://arte.sky.it/news/2025/riapertura-grotta-diana-villa-este-tivoli" target="_blank">Villa d'Este,</a> a Tivoli: realizzato su ordine del cardinale Ippolito II d'Este alla metà del Cinquecento, il grande parco alle porte di Roma ha conosciuto diversi momenti di abbandono, fino alla definitiva ristrutturazione decisa dallo Stato italiano nella prima metà del Novecento. 
La prospettiva scelta dall’autrice abbraccia ville e parchi situati ai quattro angoli del globo. Ampio spazio viene dedicato, ad esempio, ai giardini asiatici, veri e propri paradisi nel verde come il Wah Bagh in Pakistan, i Bagh di Khajuraho in India (entrambi oggi quasi interamente scomparsi) o il To-in Teien di Nara, antica capitale del Giappone. Ogni capitolo è introdotto a livello visivo da un’illustrazione accurata e poetica, firmata da Lucille Clerc, che restituisce il senso di meraviglia e serena contemplazione provato da chi si sia trovato a scoprire questi giardini per la prima volta.
<h2>DA VILLA D’ESTE AI GIARDINI DI NARA, GLI SPAZI VERDI PIÙ ICONICI DEL MONDO</h2>
Accanto alla catalogazione di alcuni tra i giardini più importanti della storia dell’umanità, il volume propone al lettore sette diversi approfondimenti, dedicati a questioni di grande importanza come i segreti dell’<a href="https://arte.sky.it/news/2024/bando-giardini-radicepura-festival" target="_blank">architettura del paesaggio</a>, l’iconografia dei simboli collocati ad arte nei giardini del Settecento e il futuro dell’orticoltura. Queste schede tematiche arricchiscono l’opera, donandole una prospettiva universale di grande interesse.
Il libro di Sandra Lawrence e Lucille Clerc non si limita a raccontare il passato glorioso di questi quaranta Giardini Perduti, descrivendo la loro bellezza originaria, ma pone ai lettori un invito stimolante: quello a considerare questi luoghi iconici come un patrimonio vivente di tutta l’umanità, celebrando la loro fragile bellezza naturale e la tenacia con cui sono stati prima realizzati e poi recuperati nel corso dei secoli.
[Immagine in apertura: courtesy L’Ippocampo]

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