Oltre 60 statuette, protomi e busti femminili in terracotta, lucerne e piccoli vasi, frammenti di bronzo, affiancate da una moltitudine di ossa, sono riemersi dal Parco Archeologico di Agrigento. Si tratta di un deposito votivo che riaccende i riflettori sulla sorte dell'antica Akragas.

Dopo il tempio ritrovato a Cupra Marittima, la sensazionale scoperta archeologica dei Bagni di San Casciano (che avranno presto un loro museo), e il più recente ritrovamento dell’antico teatro di Nerone a Roma, anche dal Parco Archeologico della Valle dei Templi di Agrigento arriva una notizia di notevole interesse. Stiamo parlando del rinvenimento di un consistente corpus di oltre 60 pezzi, tra statuette votive, tra protomi, busti femminili in terracotta, lucerne, piccoli vasi e frammenti di bronzo, all'interno della cosiddetta "Casa VII b".LA SCOPERTA AL PARCO ARCHEOLOGICO DI AGRIGENTO Le opere in questione sono state riportate alla luce nell'ambito di una campagna sostenuta dalla Regione Siciliana attraverso il Parco Archeologico diretto da Roberto Sciarratta; a guidarla è l'archeologa Maria Concetta Parello. Lo scavo interessa l’area di un complesso abitativo posto sulla collina nord del tempio di Giunone: oltre ai manufatti artistici, sono state rinvenute anche numerose ossa. Si tratta di un deposito votivo, collocato sopra i livelli della struttura della dimora. Una posizione particolare e da chiarire, "ponendo massima attenzione alle connessioni stratigrafiche tra il deposito e i livelli di vita e di abbandono della casa", come precisa la nota sul sito ufficiale. Il luogo del ritrovamento potrebbe essere utile per descrivere la fase in cui questi oggetti vennero recuperati dagli akragantini dopo la distruzione della loro città. A riaccendersi è dunque l'attenzione sulle vicende che determinarono l'abbandono della moderna Agrigento. STORIA E RITI DELL'ANTICA AKRAGAS Gli abitanti della città, infatti, tornarono nell’antica Akragas (oggi Agrigento) dopo che nel 406 a.C. era stata distrutta dai Cartaginesi e aver cercato riparo a Gela. Quando si insediavano nuovamente nelle loro terre, i greci usavano svolgere una sorta di rito, che consisteva nel raccogliere tutto quello che era stato rimasto dal saccheggio, e dargli una nuova collocazione: i resti individuati durante lo scavo potrebbero fare riferimento a questa tradizione. Sarà necessario proseguire con l'attività di ricercare per definire gli aspetti salienti del deposito; nell'attesa sono già stati predisposti i lavori di restauro per valorizzare i ritrovamenti, che entreranno a far parte della ricca collezione del Parco Archeologico di Agrigento. "Nell’area di scavo, che ci regala una lettura dettagliata degli avvenimenti storici, era già stato individuato un ampio settore di abitato, ovvero case di età greca, la cui fase principale termina con la conquista e la distruzione della città da parte dei Cartaginesi e che ha dato da subito dei risultati importanti", ha dichiarato il direttore Sciarratta.[Immagine in apertura: Valle dei Templi, Agrigento. Foto di Regös Környei su Unsplash]
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