Un'opera d'arte pubblica a trent'anni dall'alluvione di Alessandria
ARTE
Nel trentennale dell'alluvione che sconvolse Alessandria e la sua comunità, è stata inaugurata un’opera commemorativa. Realizzato dal maestro ceramista Danilo Trogu, coadiuvato dall'architetto Alfonso Femia, l'intervento scultoreo ricorda le vittime del tragico avvenimento e le persone che contribuirono alla gestione dell'emergenza.
È il novembre del 1994 quando i fiumi Tanaro e Po esondano; l'alluvione colpisce duramente le città di Cuneo, Torino, Asti e Alessandria. A trent'anni esatti da quei tragico episodio, il Comune di Alessandria ha scelto di rendere omaggio attraverso i linguaggi dell'arte alla memoria di tutte le vittime, ricordando anche il contributo delle persone che intervennero per aiutare, contenere, mitigare i danni e salvare vite in quel territorio ferito. Alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nei giorni scorsi si è svolta la cerimonia di inaugurazione dell'opera realizzata per l'occasione.ARTE CONTEMPORANEA PER COMMEMORARE L’ALLUVIONE DI ALESSANDRIAPosizionata in un’area lungo il fiume Tanaro, a ridosso del Ponte Cittadella e dunque in un luogo in cui è possibile osservare l'acqua che scorre, l’opera consiste in un volume rettangolare; alto un metro e venti, è rivestito con lastre di gres porcellanato. Su uno dei lati verticali sono incisi i nomi delle vittime, mentre sulla superficie superiore, dai colori blu-acqua e marrone-fango, sono state collocate piccole case di ceramica smaltata; su questi volumi, sono raffigurate onde simboliche, chiaramente evocative dell’alluvione. Le abitazioni sembrano sprofondare, parzialmente sommerse. La scelta compositiva restituisce una visione unitaria dell’opera, connessa al suo basamento, evidenziandone il carattere commemorativo.ACQUA, CAMBIAMENTO CLIMATICO E SPAZIO PUBBLICORealizzata da Danilo Trogu, maestro ceramista savonese, in collaborazione dell'architetto Alfonso Femia (che ha curato l’integrazione urbana del progetto), l’opera non si pone come un “monumento” nel senso tradizionale del termine. Piuttosto va intensa come una "discreta traccia" urbana, per non perdere il ricordo di un tragico evento e per esprimere il valore della generosità e della solidarietà che ne scaturirono. "Ci sono tanti modi per ricordare, guardando al passato o al futuro. Ho scelto una visione proiettata verso il futuro”, ha spiegato l’artista, “creando uno spazio pubblico urbano dove le persone possono incontrarsi e conservare la memoria storica dell’alluvione. I nomi incisi, vite interrotte e trascinate via dall’acqua, si leggono oggi con quieta rassegnazione, come accenti del destino e della tragedia, individuale e collettiva". Dal canto suo, infine, l'architetto Femia (da tempo attivo sul fronte della ricerca sull'acqua) ha evidenziato come "in trent’anni la situazione si è esasperata, le alluvioni si ripetono con sempre maggiore frequenza, danneggiando gravemente i territori e mettendo alla prova le volontarie e i volontari, la protezione civile quasi uniche risorsa. (...) L’acqua, visibile, invisibile è chiaramente l’elemento fondamentale per la governance urbana del prossimo futuro”.[Immagine in apertura: Photo ©Stefano Anzini]