Una storia complessa e affascinante accompagna il dipinto di Tiziano presto all'asta da Sotheby's a Londra. Ispirato a un tema più volte affrontato dall'artista, "Venere e Adone" si prepara a una vendita record.

Il prossimo 7 dicembre è una data che tutti gli appassionati di pittura cinquecentesca, e di uno dei suoi massimi esponenti, devono evidenziare sul calendario: a Londra, durante la Old Masters Evening Sale, Sotheby's batterà all'asta una incredibile versione di Venere e Adone, tema al quale Tiziano volse lo sguardo a più riprese nel corso della sua intensa carriera. Sono circa una dozzina gli esemplari pittorici ispirati al soggetto tratto dalle Metamorfosi di Ovidio, basti pensare al dipinto custodito dal Prado di Madrid o a quelli conservati presso la National Gallery di Londra e il Metropolitan Museum of Art di New York. La preziosa versione inclusa fra i lotti dell'attesissima asta d'oltremanica, e stimata fra gli 8 e i 12 milioni di sterline, conta su una storia singolare, i cui risvolti sono stati chiariti da una serie di ricerche recenti. L'opera sarebbe appartenuta al principe Eugenio di Savoia, uno dei comandanti militari più apprezzati all'epoca di Luigi XIV nonché collezionista lungimirante: Venere e Adone entrò a far parte della sua raccolta non oltre il 1720.  LA STORIA DI VENERE E ADONE DI TIZIANO Il capolavoro di Tiziano ebbe un altro proprietario illustre, Benjamin West, presidente della Royal Academy e pittore ufficiale di Giorgio III. Proprio il dipinto tizianesco sembra essere stato uno spunto fondamentale per l'artista vissuto a cavallo tra Settecento e Ottocento, che pare addirittura averne realizzato una copia. Gli studi più recenti hanno dimostrato che, successivamente, il dipinto confluì nella raccolta di Maximilian von Heyl zu Herrnsheim e vi rimase fino al 1966. Resta un mistero l'identità del detentore originario dell'opera: uno dei possibili candidati è Antoine Perrenot de Granvelle, celebre statista e collezionista cinquecentesco, il quale commissionò una versione ispirata al soggetto caro a Tiziano dopo il 1554. Un'altra ipotesi, supportata da un'incisione di Giulio Sanuto del 1559 che riproduce il dipinto tizianesco, autorizzata dall'artista stesso, porta alla ribalta la figura di Alberto Utiner, il cui nome compare nella dedica ma del quale si hanno poche notizie.IL DIPINTO ALL'ASTA DA SOTHEBY'S Ciò che è certo è lo straordinario talento di Tiziano nel dare forma alla dolorosa storia d'amore tra i due personaggi mitologici, i cui snodi essenziali si ritrovano nella composizione pittorica. Seguendo la narrazione di Ovidio, l'artista pone al centro del dipinto i due amanti, Venere e Adone, appunto, un attimo prima che il giovane parta per una battuta di caccia, nonostante il monito della dea circa la pericolosità dell'impresa. Adone sarà attaccato da un cinghiale, visibile sullo sfondo, e Venere, giunta dall'Olimpo sul suo carro, assisterà alla tragica scena dell'amato colpito a morte. Nonostante Tiziano, data la fama e il cospicuo numero di commissioni a lui affidate, potesse contare su una bottega e su allievi qualificati, gli studiosi individuano in questo dipinto la mano del maestro, come sottolineano gli esiti degli studi condotti e pubblicati da Thomas Dalla Costa. L'opera, di grande impatto visivo, è andata in mostra al Kunsthistorisches Museum di Vienna nell'ambito della rassegna curata da Sylvia Ferino e intitolata Titian’s Vision of Women, figurando tra i "pezzi forti" dell'allestimento e ponendo in risalto ancora una volta il genio del suo autore. [Immagine in apertura: Tiziano, Venere e Adone, 1555-57, circa. Courtesy Sotheby's]
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