12 mesi di architettura brutalista in un nuovo calendario
ARCHITETTURA
Nata negli anni Cinquanta,
l’architettura brutalista è al centro di un nuovo calendario:
dodici mesi dedicati agli edifici simbolo di questa corrente. Un
oggetto da includere nella lista dei regali in vista del Natale.
È il dicembre del 1955 quando la
rivista The Architectural Review pubblica un articolo del
critico Reyner Banham dal titolo The New Brutalism. Il temine
ha una doppia valenza: da una parte prende infatti spunto dall'Art
Brut (l'arte spontanea e “non intellettuale” di Jean Dubuffet),
dall'altra fa riferimento al “beton brut”, il cemento armato
lasciato a vista nella costruzione di questi colossali edifici.
Brutalismo, insomma, indica un tipo di
architettura che cessa di riferirsi ai canoni estetici armonici della
tradizione, per abbracciare piuttosto un’estetica volutamente rude
(brutale, appunto), semplificata e che trova nella funzionalità –
più che nel piacere estetico – la sua missione.
UN ANNO DI BRUTALISMO
Con l'intento di raccontare tutto il
fascino evocato da questa corrente architettonica, e dunque le
strutture che ne hanno fatto la storia, la casa editrice Blue Crow
Media ha recentemente dato alle stampe il nuovo Brutalist Calendar
2022: il calendario che celebra edifici e monumenti simbolo del
dopoguerra europeo e non solo.
Realizzato con un design d'effetto e
privo di orpelli (in linea con il tema del progetto), l'almanacco
scandaglia, mese dopo mese, alcune delle costruzioni più iconiche
del movimento brutalista: dalla Sheats Goldstein Residence di Los
Angeles – uno degli esempi più noti e completi del lavoro di John
Lautner – alla distopica Casa del Portuale progettata a Napoli
da Aldo Rossi, passando per la Bourse du travail di Bobigny, in
Francia, progettata da Oscar Niemeyer, e lo Shri Ram Centre di New Delhi (capolavoro
dell'architetto indiano Shiv Nath Prasad).
ARCHITETTURA E FOTOGRAFIA
Caratterizzati da forme grezze e laconiche, gli edifici sono qui immortalati negli scatti di alcuni dei fotografi di architettura più apprezzati: su tutti Roberto Conte,
Jan Kempenaers, Simon Phipps e Stefano Perego (quest'ultimo giù
autore della mappa architettonica di Tbilisi, edita sempre da Blue
Crow Media). Le immagini in bianco e nero esaltano le forme delle costruzioni, condensando al meglio bellezza ed espressività
dell'architettura "grigia".
[Immagine in apertura: The Battle of
Sutjeska Memorial Monument Complex in the Valley of Heroes.
Tjentište, Bosnia and Herzegovina. Miodrag Živković, 1971.
Photograph © Jan Kempenaers]