Le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma ospitano una mostra eccezionale, incentrata sul ritratto raffigurante monsignor Maffeo Barberini. L’esposizione dell’opera, attribuita a Michelangelo Merisi e presentata al pubblico per la prima volta, offre l’opportunità di approfondire l’attività ritrattistica di Caravaggio.

Ha inaugurato nei giorni scorsi a Roma l’esposizione Caravaggio. Il ritratto svelato, che presenta per la prima volta al grande pubblico un quadro di Michelangelo Merisi di straordinario interesse: il Ritratto di monsignor Maffeo Barberini, opera ormai universalmente attribuita a Caravaggio e considerata un tassello fondamentale dell’evoluzione artistica del grande pittore lombardo. La mostra, che resterà aperta fino al 23 febbraio 2025 nella Sala Paesaggi di Palazzo Barberini, sede delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, rappresenta un’occasione unica per conoscere da vicino una tela praticamente inedita: secondo lo storico dell’arte Roberto Longhi, a cui si deve la prima attribuzione dell’opera a Caravaggio, il quadro sarebbe infatti rimasto nella collezione della famiglia Barberini dalla sua realizzazione, alla fine del XVI secolo, fino agli anni Trenta del secolo scorso, quando entrò a far parte della collezione privata da cui oggi è stata concessa in prestito.LA TELA INEDITA DI MICHELANGELO MERISIMolto probabilmente il soggetto raffigurato nell'opera è monsignor Maffeo Barberini, il futuro papa Urbano VIII: la posa assunta nel ritratto, con la bocca appena socchiusa e la mano tesa quasi a dare un ordine, suggerisce una personalità autorevole, che Caravaggio riesce a delineare attraverso una composizione attenta e bilanciata, anche nel suo abituale impiego delle fonti di luce. La datazione della tela viene fatta risalire agli ultimi anni del Cinquecento, nel pieno del “periodo romano” di Michelangelo Merisi: una fase caratterizzata da una raggiunta maturità artistica, espressa attraverso quadri fondamentali per la storia dell’arte come la Conversione di San Paolo e Amor vincit omnia. Fin dal 1963, anno della sua prima attribuzione, il Ritratto di monsignor Maffeo Barberini è stato visto come un’opera fondamentale per indagare l’approccio di Caravaggio alla ritrattistica, un segmento della sua produzione che resta ancora poco esplorato a causa della scarsità di tele sopravvissute e note al pubblico.CARAVAGGIO E L'ARTE DEL RITRATTOLa retrospettiva romana consente di ammirare dal vero un quadro che, pur rifacendosi ai canoni della ritrattistica rinascimentale, li aggiorna brillantemente, inserendo nella composizione alcuni dei tratti distintivi dell’arte di Merisi, come il realismo, la naturalezza espressiva e il ruolo decisivo della luce. “È il Caravaggio che tutti volevano vedere, ma sembrava impossibile. Siamo felici e orgogliosi che le Gallerie Nazionali di Arte Antica siano riuscite in questa impresa e che per la prima volta in assoluto questo capolavoro possa essere ammirato da tutti a Palazzo Barberini”, ha dichiarato il Direttore delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, Thomas Clement Salomon. La mostra Caravaggio. Il ritratto svelato offre quindi la rara occasione di conoscere da vicino una tela di straordinaria importanza per la storia dell’arte, che getta luce su un aspetto meno noto della produzione creativa di Michelangelo Merisi come la sua attività di ritrattista.[Immagine in apertura: installation view - Alessio Panunzi Studio]
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