Si chiama "Maawa" ed è stata ribattezzata la "casa valigia". E la ragione è semplice: nella sua configurazione chiusa occupa lo spazio di un normale bagaglio, ma all'occorrenza si apre e diventa una soluzione abitativa temporanea, modulare e riciclabile. Da utilizzare, ad esempio, nelle situazioni d'emergenza.

Offrire risposte efficaci in tempi ridotti a disastri e calamità di varia natura rappresenta il tema cardine della cosiddetta architettura dell'emergenza. Un settore sempre più strategico e non solo perché i conflitti armati continuano a essere una realtà in molte aree del pianeta. Anche il fenomeno delle migrazioni, spesso conseguenza del cambiamento climatico e di crisi interne a singoli Paesi, impone l'individuazione di soluzioni temporanee nei territori di transito o di approdo. Non a caso l'architetto Abdallah Al Raggad, CEO e fondatore dell'engineering startup Maawa, ha raccontato di aver iniziato a lavorare al suo progetto di "casa-valigia" durante la crisi dei rifugiati siriani in Giordania, per poi essersi concentrato sugli aspetti tecnici dell'innovativa proposta durante il successivo MBA nel Regno Unito.UNA CASA VALIGIA PER L'EMERGENZA  Solide, riutilizzabili, modulari, in cartone riciclabile: le case pop-up di Maawa sono progettate per risolvere le quattro principali sfide legate alla realizzazione degli alloggi rapidi, ovvero portabilità, protezione, sostenibilità e costi. Concepite per essere utilizzate come rifugi temporanei o nella gestione di situazioni di emergenza, di campi profughi e di operazioni di soccorso in caso di calamità, queste unità abitative possiedono un peso contenuto: appena 13.7 kg. Oltre a essere leggere, sono anche facili da montare e smontare, al punto che il processo di montaggio dura meno di un minuto per ciascuna e non richiede l'utilizzo di attrezzi. Caratteristiche che le rendono particolarmente indicate nei casi in cui la velocità e l'efficienza sono cruciali. Nella configurazione aperta, offrono un riparo temporaneo adatto a una o due persone contemporaneamente ed è previsto l'inserimento di pannelli solari per l'approvvigionamento energetico.L'ARCHITETTURA RISPONDE ALLE SITUAZIONI DI CRISI "Crediamo che tutti meritino un luogo sicuro e confortevole da chiamare casa", ha affermato Abdallah Al Raggad, in seguito alla recente partnership siglata da Maawa con la Jordan Hashemite Charity Organization (JHCO) e un'importante azienda giordana. L'accordo fa riferimento a una prima fornitura di "case valigia", che saranno messe a disposizione di persone bisognose. Nei mesi scorsi, ad affrontare la questione dell'offrire in tempi ridotti un riparo sicuro, tenendo anche in considerazione la necessità di assicurare la privacy, era stato l'architetto giapponese Shigeru Ban. Da sempre in prima linea nelle situazione emergenziali, aveva messo a disposizione dei rifugiati della guerra in Ucraina il sistema di partizioni in cartone e tessuto da lui messo a punto negli anni scorsi e già impiegato nel suo Paese d'origine. [Immagine in apertura: Image Maawa X at Deadsea]
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