Claude Monet e le Ninfee

Pace e ossessione: è questa dicotomia, solo apparente, che contraddistingue l’ultima fase della vita artistica di Claude Monet Ritiratosi nella sua dimora di Giverny alla fine del XIX secolo, il genio dell’Impressionismo dedica infatti i suoi ultimi anni alla ricerca di una serenità interiore che le molte vicissitudini personali sembrano volergli negare.Il documentario Ninfee di Monet – Un incantesimo di acqua e luce, in onda su Sky Arte giovedì 11 aprile, evidenzia l’apporto decisivo in questo percorso artistico delle piante acquatiche di cui l’artista si era innamorato nel 1889 e che aveva portato nel grande stagno della sua villa.È proprio l’ambizioso progetto della Grand Décoration il punto focale del documentario: viaggiando dapprima alla scoperta dei luoghi che hanno segnato la sua crescita artistica, la pellicola approfondisce la complessa genesi delle oltre trecento tele di grandi dimensioni che Monet dedica alle piante del suo stagno. In un’epoca di crescente tensione, segnata dallo scoppio della Prima guerra mondiale, l’artista francese si rifugia nella pittura: le sue Ninfee emergono come simboli di rinascita e serenità, catturando l'essenza mutevole della luce e dell'acqua.La morte di Monet, avvenuta poco prima dell'inaugurazione del Musée de L'Orangerie, destinato ad accogliere le tele più grandi del suo progetto, sottolinea la tragica ironia del destino: il genio che non ha visto il riconoscimento del suo lavoro in vita, ma che postumo diventa un'icona dell'arte moderna.