Si intitola “Upside Down Dancers” l’ultima fatica del regista italiano Pietro Pinto. Ideato e realizzato nei mesi più cupi della pandemia, il cortometraggio ricorre alla danza per raccontare speranze e preoccupazioni di chi, a causa del Covid-19, vede messe in discussione le proprie ambizioni artistiche.

Il regista italiano Pietro Pinto ha da poco ultimato le riprese di Upside Down Dancers: un progetto ambizioso che parte dal recente periodo pandemico per raccontare una storia fatta di apprensioni e speranze. Diviso in tre parti, il cortometraggio segue le vicende di altrettanti ballerini di San Francisco (città nella quale lavora da diverso tempo anche il cineasta stesso), costretti a vivere una frustrante condizione di precarietà dettata dal Covid-19. Così come è avvenuto con il precedente Icarus, ancora una volta Pinto si affida alla poesia della danza per descrivere tutta la tenacia di chi, in un momento così difficile, non smette di credere nei propri sogni. Inserito all’interno del programma ufficiale della 23esima edizione del festival internazionale CortoLovere, sotto la direzione artistica di Gianni Canova, il primo capitolo del film sarà proiettato in anteprima venerdì 8 ottobre presso il Cinema Teatro Crystal Lovere della località lombarda. LE PAROLE DI PIETRO PINTO “Fare questo film è stato un processo davvero complesso quanto emozionante”, ha dichiarato Pietro Pinto. “Una volta arrivato il Covid a San Francisco ho subito cercato una storia che potesse raccontare il dramma dei nostri tempi. Volevo che questa fosse una storia drammatica ma al tempo stesso poetica e piena di speranza. Mi sono quindi subito rivolto ai tre primi ballerini del San Francisco Ballet, Angelo Greco, Misa Kuranaga, Wei Wang, che avevano perso la possibilità di esibirsi e vivevano il dramma di non sapere quando e come avrebbero ripreso a ballare per il loro pubblico. I tre primi ballerini sono stati felicissimi di lanciarsi in questo progetto che potesse mettere in mostra il momento difficile della loro vita professionale. Vivendo in una città come San Francisco è facile alternare a momenti di dramma dettati dalla chiusura del SF Ballet, momenti di sogno onirici in cui i tre riescono ancora a ballare e incontrarsi nei luoghi più belli della città”.
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