Dalla predilezione per le nature morte alla ricerca di una definizione estrema, che supera il realismo: la mostra allestita a Erice analizza i possibili punti di contatto tra la pittura di Giorgio de Chirico e quella di Luciano Ventrone.

Il padre della Metafisica a confronto con il “Caravaggio del XX secolo”: è un accostamento audace, ma basato sul virtuosismo di entrambi e su una comune ricerca di aderenza alla realtà, quello che va in scena a Erice con de Chirico e Ventrone. La vittoria della pittura. La mostra, a cura di Vittorio Sgarbi e Victoria Noel-Johnson, allestita fino al 3 novembre nella suggestiva cittadina siciliana, negli spazi dell’Istituto Wigner-San Francesco e del Polo Museale Antonino Cordici, affianca le opere di due grandi maestri nati a più di mezzo secolo di distanza: Giorgio de Chirico e Luciano Ventrone.DE CHIRICO E LUCIANO VENTRONE L’artista romano, recentemente scomparso, ha attraversato diversi linguaggi espressivi nel corso di una carriera lunga sessant’anni, ma è noto soprattutto per le sue ipnotiche e sorprendenti nature morte – che gli sono valse il paragone con il Caravaggio sopra citato, del critico Federico Zeri. “Mediante la meticolosa applicazione di una tecnica e di uno stile iperrealistici”, scrive Noel-Johnson, “entra in profonda risonanza con la produzione metafisica di de Chirico, in primis attraverso il rispettivo uso della luce”. [Immagine in apertura: Giorgio de Chirico, Natura morta, frutta nel paesaggio con tenda rossa, olio su tela, 1946]
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