Al via il cantiere nei sotterranei del MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli: un nuovo livello espositivo che recupera i depositi dei piani interrati del celebre museo e li restituisce al pubblico.

Presto i depositi del MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli apriranno le porte al pubblico, svelando per la prima volta la grande quantità di reperti archeologici che conservano. Ha preso infatti il via l'imponente intervento di riqualificazione che punta a realizzare un intero livello espositivo inedito, il “-1”, nell'area interrata del museo. Un’iniziativa che denota attenzione per il patrimonio archeologico e per la sua libera fruizione.LE PAROLE DEL DIRETTORE Il direttore del museo Paolo Giulierini ha dichiarato che "Il MANN del futuro è già in moto. Con l'apertura del grande cantiere dei sotterranei e un progetto che porterà alla creazione di nuove aree espositive, la sezione Mediterraneo, servizi e accoglienza di standard internazionale in collegamento con la città, il percorso è segnato”. Oltre 11 milioni di euro finanziano questa ambiziosa impresa. “Abbiamo lavorato dai tetti ai depositi (la riapertura dell'ala occidentale con la Campania romana lo scorso aprile, alla presenza del ministro Sangiuliano, credo resterà nella storia dell'istituto) per un museo della città mai così grande e mai chiuso per un solo giorno alla fruizione del pubblico”, continua Giulierini.IL RECUPERO DEL DEPOSITO DEL MANN Ma quali sono i punti principali di questo monumentale intervento? Innanzitutto la realizzazione, nell'area posta al di sotto dell'atrio, di un grande spazio destinato alle esposizioni temporanee; poi l’apertura dei depositi della Cavaiole, che custodiscono i materiali lapidei; e infine i collegamenti con la città. Infatti, il progetto prevede anche la riqualificazione del cosiddetto giardino delle Cavaiole, tra il museo e piazza Cavour: si darà quindi vita a una piazza pubblica, restituita alla quotidianità dei cittadini. La conclusione dei lavori è prevista in circa tre anni. [Immagine in apertura: a cura dell'arch. Cherubino Gambardella]
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