La Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli, che conserva il Fondo "Carte Leopardi", ha concluso il processo di digitalizzazione delle opere manoscritte dell’immenso poeta Giacomo Leopardi, da oggi liberamente consultabili online.

Tutti, almeno una volta nella vita, hanno letto i meravigliosi e profondi versi di Giacomo Leopardi. Le sue poesie e i suoi pensieri hanno incantato generazioni di giovani studenti e studiosi, avvicinandoli all’arte della scrittura. Ma sono pochissimi quelli che, fino a oggi, hanno avuto la possibilità di osservare i rari manoscritti autografi, conservati dal Fondo "Carte Leopardi" della Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli.  Finalmente, a 225 anni dalla nascita del poeta, quei manoscritti sono da oggi liberamente fruibili da chiunque: il Fondo Leopardi, infatti, è stato ufficialmente digitalizzato e reso disponibile online. Sono ben 15.202 le immagini "sfogliabili" in Rete, tra opere rilegate e carte sciolte. LA DIGITALIZZAZIONE DELL’OPERA DI LEOPARDI Si tratta di un grande passo verso la tutela, la conservazione e la valorizzazione di uno dei patrimoni librari più preziosi al mondo. La raccolta leopardiana arriva a Napoli attraverso l’amico Antonio Ranieri che, ereditando e prendendosi cura del corpus pressoché completo – a eccezione di alcune parti dell’epistolario – degli scritti di Leopardi, lo lascia in testamento alla Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III.  L’intervento che ha coinvolto il Fondo Leopardi non è l’unico esempio di digitalizzazione portato avanti dalla Biblioteca Nazionale, che da diversi anni è impegnata in questa attività di valorizzazione ampliando, progetto dopo progetto, la propria teca digitale. VITA E OPERE DI GIACOMO LEOPARDI Nato nel 1798 a Recanati, Giacomo Leopardi dimostra da subito una fortissima predisposizione per la scrittura, traducendo testi classici e componendo opere in latino all’età di soli dieci anni (i cosiddetti “puerili”). Nel 1817 inizia a scrivere la sua impresa più ampia e completa, un diario che porterà avanti fino al 1832: lo Zibaldone. Corroso dal rapporto complicato con la famiglia, nel 1819 tenta la fuga da casa, fallendo; così il "giovane favoloso" è costretto nelle mura della propria dimora, dando vita ad alcuni dei suoi componimenti più belli, gli Idilli (tra cui L'Infinito e Alla luna). Nell'ottobre del 1833 si trasferisce a Napoli insieme all'amico Antonio Ranieri dove morirà, gravemente malato da lungo tempo, il 14 giugno 1837. [Immagine in apertura: Sezione Manoscritti: Giacomo Leopardi, Infinito]
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