Al via la terza edizione di "Desert X AlUla", la kermesse che porta gli artisti contemporanei a dialogare con lo sconfinato deserto dell’Arabia Saudita. Da Giuseppe Penone a Bosco Sodi, passando per Tino Sehgal e Kimsooja, sono 15 i partecipanti che quest’anno si confrontano con le sfide dell’affascinante ambiente naturale saudita.

Disseminate tra chilometri e chilometri di sabbia, quindici monumentali e sorprendenti installazioni di artisti provenienti da tutto il mondo danno vita all'attesissima terza edizione di Desert X AlUla.  A cura di Maya El Khalil e Marcello Dantas, la kermesse saudita inaugura oggi (9 febbraio), e resta visitabile fino al 23 marzo. Brillando sotto il cielo di AlUla, antichissima e maestosa regione desertica situata nel nord-ovest dell'Arabia Saudita, le opere di alcuni dei più influenti artisti contemporanei dialogano con lo straordinario patrimonio naturalistico del territorio.15 ARTISTI IN DIALOGO CON IL DESERTO Il tema scelto per questa edizione è In the Presence of Absence: una riflessione sull’invisibile, non inteso come “mancanza”, ma come manifestazione di ciò che non può essere visto. “Il deserto, spesso percepito come un luogo di vuoto, svela gradualmente i suoi strati intricati di esistenza appena ti ci immergi”, sottolinea Marcello Dantas. “Abbiamo sfidato gli artisti partecipanti a 'Desert X Alula 2024' a modificare la loro prospettiva”, spiega Maya El Khalil, “per incontrare gli aspetti invisibili del luogo con riverenza, sintonizzandosi con le forze, i ritmi e i processi che modellano il paesaggio in modi impercettibili”.  Per la prima volta, la manifestazione sarà dislocata in tre diversi siti: nel paesaggio desertico di Wadi AlFann; tra le pietre laviche nere della riserva naturale vulcanica di Harrat Uwayrid; e nell’ambiente urbano di AlManshiyah Plaza.GLI ARTISTI DI "DESERT X ALULA" 2024 Tra gli artisti in mostra troviamo la sudcoreana Kimsooja, che presenta To Breathe, una struttura a spirale che cattura e rifrange la luce del deserto come un prisma ambientale e percorribile, dando vita a giochi impalpabili e iridescenti. Con When I saw my reflection, il messicano Bosco Sodi gioca invece con i pieni e i vuoti della materialità della pietra, interagendo con lo spazio naturale preesistente, mentre il "nostro" Giuseppe Penone, in The Logic of the Vegetal – Metamorphosis, utilizza il tronco morto di un albero per riflettere sul ciclo di tutte le forme di vita; spiccano inoltre tra la sabbia le monumentali “torri” di Rana Haddad e Pascal Hachem, composte di centinaia di vasi di terra impilati, che si legano al lavoro artigiano tradizionale locale; infine, il lavoro di Tino Sehgal si concentra sulla relazione tra ambiente e intervento umano attraverso il suono e il movimento. [Immagine in apertura: Kimsooja, To Breathe – AlUla, Desert X AlUla 2024, photo by Lance Gerber, courtesy of The Royal Commission for AlUla]
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