Tutto pronto al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato per “Nudi”, l'attesa monografica del fotografo cinese Ren Hang, scomparso nel 2017. In mostra novanta scatti che indagano i territori della sensualità, della provocazione e della poesia del corpo.

Corpi esili, glabri. Modelli dalla pelle bianchissima sospesi in un limbo di emozioni: malinconia, provocazione, arrendevolezza. Le fotografie di Ren Hang hanno fatto in pochissimi anni il giro del mondo (ma soprattutto del web) portando il nome del giovane artista nell'olimpo dell'arte contemporanea. Una meteora folgorante, quella dell'autore cinese, tanto brillante quanto breve.A tre anni di distanza dalla morte (volontaria) di questa promessa dell'obiettivo, Ren Hang si prepara a essere protagonista di un nuovo progetto espositivo – uno dei primi a inaugurare nell'epoca del “post-lockdown”. Curata da Cristiana Perrella e allestita negli spazi del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato dal 4 giugno al 23 agosto, la mostra Nudi presenta una vasta selezione di scatti dell'artista, tutti accomunati dai temi del corpo, della sessualità, dell'indagine identitaria e del rapporto tra uomo e natura.LE FOTOGRAFIE DI REN HANGGiunte in Italia da note collezioni internazionali, le novanta opere in mostra hanno tutte per protagonista la gioventù cinese: ragazze e ragazzi dai capelli scuri e dagli sguardi decisi – in contrasto con la fragilità evocata dalla loro esile corporatura. “Catturati” in pose innaturali e scomposte, all'interno di uno scenario artificiale o di un'ambientazione bucolica, i soggetti delle immagini sembrano reclamare attenzione, sfidando la tradizione orientale.Cigni, pavoni, serpenti, ciliegie, mele, fiori e piante fanno da contorno, donando un tono straniante alle singole scene. Le nature morte di Robert Mapplethorpe e Wolfgang Tillmans, la cruda sessualità di Nobuyoshi Araki e il "silenzio" degli scatti di Viviane Sassen sembrano echeggiare in ognuna di queste immagini, offrendo all'osservatore più di una ragione per riflettere sui limiti della condizione umana, della solitudine e del proprio rapporto col mondo. A rendere il percorso espositivo ancora più speciale, la documentazione del backstage di uno shooting nella Selva Viennese nel 2015, e un’ampia selezione dei libri fotografici realizzati dall'artista prima della sua tragica scomparsa.[Immagine in apertura: Ren Hang, Portrait Plant, 2012. Courtesy Stieglitz19 and Ren Hang Estate]
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