Pubblicato originariamente nel 2017, e per la prima volta stampato a colori, il fumetto “Primo Levi” di Matteo Mastragostino e Alessandro Ranghiasci racconta la tragica esperienza dello scrittore nel campo di concentramento di Auschwitz. Destinatari della storia, un gruppo di studenti della scuola che l'autore torinese frequentò in giovane età.

“Sapete bambini, quando avevo la vostra età amavo molto i numeri, ma non potevo immaginare che ne avrei portati sei sul braccio per tutta la vita”. Prende il via con queste parole il fumetto appena pubblicato da BeccoGiallo e dedicato a Primo Levi – scrittore, chimico, partigiano e superstite dell'Olocausto italiano, noto al grande pubblico per il classico Se questo è un uomo. Autori del libro sono Matteo Mastragostino e Alessandro Ranghiasci, che hanno deciso di rendere omaggio al noto romanziere partendo da una situazione di fantasia. A pochi mesi dalla morte (avvenuta nell'aprile del 1987), Primo Levi incontra gli alunni della scuola elementare Rignon di Torino, la stessa che lui frequentò in giovane età. IL FUMETTO SU PRIMO LEVI Nel corso dell'incontro, lo scrittore si lascia andare a una serie di digressioni sulla sua vita, e – inevitabilmente – sugli anni di guerra vissuti nel più grande campo di sterminio della Germania nazista. “Sono stato uno studente di questa scuola tanti anni fa”, dice Levi rivolgendosi ai ragazzi. “Sono stato un chimico, e credo di esserlo ancora. Sono uno scrittore, o almeno così dicono gli altri. E per finire sono un ebreo reduce di Aushwitz. E lo sarò per sempre, finché vivrò”. Alternando passato e presente, la narrazione si sofferma in larga parte sui lunghi mesi trascorsi da Levi nel lager – dove arrivò nel febbraio del 1944. Attraverso le toccanti parole e i gesti del testimone, gli studenti apriranno gli occhi sulla pagina più nera della storia del secolo scorso. LE PAROLE DELL'AUTORE “Io la morte di Primo Levi me la ricordo. È un ricordo di un bambino di neanche dieci anni, eppure ho ben chiaro nella mia testa l’annuncio dato al telegiornale e la notizia della scomparsa dello scrittore, caduto – o forse buttatosi? – dalla tromba delle scale della sua abitazione di Torino”, scrive Matteo Mastragostino nella postfazione al libro (nell'immagine in apertura un dettaglio della copertina). “Quando proposi a BeccoGiallo una storia su Primo Levi, lo feci con entusiasmo e anche un po’ di incoscienza. Perché Primo Levi ha scritto tanto. E perché Primo Levi ha raccontato tanto. L’idea era quella di costruire un racconto che potesse parlare degli anni del fascismo, della persecuzione e dell’orrore di Auschwitz. Sapevo bene che era impossibile narrare queste cose meglio di lui che le aveva vissute e non volevo fare una copia dei suoi libri. Quindi ho scelto di raccontare il Primo Levi che avrei potuto incontrare poco prima della sua morte. Cosa avrebbe potuto dire Levi al Matteo bambino, trent’anni fa? Come si sarebbe espresso?”.
PUBBLICITÀ