Le lingue del mondo sono protagoniste della nuova opera che l'artista britannica Es Devlin ha realizzato per la piazza principale del Lincoln Center di New York.

Che cos'è il linguaggio se non una sorta di sottile filo teso tra due persone o tra due culture? Ecco la riflessione ‒ semplice e geniale ‒ che sta alla base dell'opera realizzata dall'artista contemporanea Es Devlin, Your Voices, collocata fino al 18 dicembre al centro del Lincoln Center di Manhattan, presso la Josie Robertson Plaza. L'artista ha voluto rappresentare in maniera fortemente evocativa le oltre settecento lingue comunemente parlate nella metropoli statunitense, la città linguisticamente più variegata al mondo. Ciascuna delle settecento corde luminose rappresenta simbolicamente una lingua e, come esili ponti culturali, ognuna è tesa tra due archi strutturali inseriti all’interno di una piattaforma. La metafora è resa ancora più interessante dal fatto che l'installazione ruota lentamente su sé stessa, toccando simbolicamente i quattro punti cardinali. Dalla rotazione dell'installazione emerge un paesaggio sonoro ipnotico che evoca la sovrapposizione linguistica costante esperibile durante una passeggiata in città. Dall'arabo algerino all'alsaziano, dall'azero all’ashanti, fino ad arrivare allo zapoteco e allo zarma, l'alfabeto fonetico del pianeta è rappresentato e messo in scena per le strade di New York e simbolicamente rappresentato dall'opera di Es Devlin. L’INSTALLAZIONE DI ES DEVLIN A NEW YORK Il venerdì, il sabato e la domenica sera alle ore 18 il Lincoln Center propone inoltre una serie di spettacoli musicali realizzati da gruppi di cantanti di New York che offrono al pubblico un carosello di melodie nelle lingue più disparate, per rappresentare l'immensa varietà linguistica di New York. Es Devlin afferma infatti: “L'opera è la risposta all'osservazione dell'antropologo Wade Davis, che diceva: 'Ogni lingua è un'antica foresta della mente, uno spartiacque del pensiero, un intero ecosistema di possibilità spirituali'. Mentre la scultura ruota, agisce come una sorta di lente tra lo spettatore e l'ambiente circostante. La prospettiva dello spettatore è unita e incorniciata dai fili che si spostano mentre la scultura gira, evocando il modo in cui i nostri punti di vista sono arricchiti e formati dalla sperimentazione delle strutture linguistiche e delle identità altrui. Il tutto è immerso in un paesaggio sonoro scritto dai compositori contemporanei Polyphonia, nella cui opera l'imperativo 'Solo connettere, e mai più vivere in frammenti', tratto dal romanzo Casa Howard di E.M. Forster del 1910, è stato tradotto in una serie di lingue sovrapposte”. SALVAGUARDARE LA DIVERSITÀ Ogni sistema linguistico è infatti un monumento vivente in costante evoluzione, che cristallizza in parole nuove e vecchie concetti che mutano di significato con l'evolversi della società di cui ogni lingua è espressione. New York rappresenta da questo punto di vista una delle più ricche biblioteche linguistiche presenti sul pianeta, e la luminosa opera di Es Devlin invita a riflettere sulla bellezza complessa e multiforme veicolata dalla diversità linguistica della Grande Mela. Non è la prima volta che l'artista si è occupata della tematica della conservazione della diversità, declinando ad esempio questa riflessione a proposito della salvaguardia delle specie animali a rischio di estinzione, come in Come Home Again, l’opera allestita di fronte alla Tate Modern di Londra durante lo scorso autunno. [Immagine in apertura: Es Devlin, Your Voices. Photo credit Nikolas Koenig]
PUBBLICITÀ