Al Museo Civico P.A. Garda della cittadina piemontese è stata inaugurata la prima esposizione delle opere d’arte commissionate e acquisite dalla Olivetti nel corso di oltre cinquant’anni. Al loro fianco, una serie di documenti storici che permettono di ricostruire l’azione dell’azienda come “motore culturale”, a livello locale e a più ampio raggio.

Imprenditore visionario e grande innovatore, Adriano Olivetti è stato anche un pioniere di quella che oggi chiameremmo, usando un inglesismo, “corporate social responsibility”, cioè la responsabilità sociale dell’azienda.  A partire dal dopoguerra, infatti, in una città di provincia come Ivrea, la Olivetti ha saputo farsi interprete di un vero e proprio mecenatismo industriale che vedeva l’arte come parte integrante dei processi aziendali e la cultura come importante fattore per lo sviluppo di un intero territorio. LA COLLEZIONE OLIVETTI Questo sistema, e le sue ricadute positive sulla comunità, sono oggi al centro di un’esposizione allestita al Museo Civico P. A. Garda della cittadina piemontese e visitabile fino al 17 ottobre. Olivetti e la cultura nell’impresa responsabile, questo il titolo, presenta per la prima volta una selezione di oltre 100 opere di 32 artisti – provenienti dalla raccolta messa insieme nel corso della seconda metà del Novecento grazie anche all’azione collettiva di intellettuali collaboratori dell’azienda come Renzo Zorzi, Giorgio Soavi o Geno Pampaloni –, e oltre 100 documenti storici (manifesti, filmati, fotografie, cartoline e pubblicazioni varie), a riprova della grande mole di iniziative a valenza culturale organizzate in fabbrica, a Ivrea e nei principali musei del mondo. “La Collezione è un patrimonio di inestimabile valore che ha una valenza, oltre che artistica, anche culturale e sociale di altissimo livello”, spiega Costanza Casali, Assessore alla Cultura di Ivrea. “Essa rappresenta il segno tangibile e la testimonianza storica del modo di fare impresa responsabile della Olivetti, ove al centro c'era l'uomo e la cultura intesa come possibilità di riscatto sociale e di crescita”.  [Immagine in apertura: Giorgio de Chirico, La vendetta, olio su tela, 1943]
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