A Volterra, dal 9 all’11 giugno, attraverso dei laboratori collettivi, i cittadini, guidati dall'artista Mariangela Capossela, trascriveranno a mano le lettere, mai inviate, dei pazienti ricoverati presso l’ex manicomio della città. Le epistole saranno anche spedite a chiunque comunichi il proprio indirizzo.

Dal 9 all’11 giugno prossimi, a Volterra si terranno sessioni di scrittura pubblica collettiva aperte a tutta la cittadinanza e organizzate per trascrivere a mano 365 lettere ‒ idealmente una per ogni giorno dell’anno ‒ redatte e mai inviate dai pazienti provenienti da tutt’Italia internati presso l’ex Ospedale Psichiatrico della città, attivo dal 1887 al 1978 e considerato il manicomio più grande d’Italia. Il progetto d’arte pubblica partecipata, intitolato C.I. Corrispondenze immaginarie, è ideato appositamente per Volterra XXII, Prima Città Toscana della Cultura 2022 dall’artista Mariangela Capossela con la curatela di Francesca Comisso e Luisa Perlo in collaborazione con l’associazione Inclusione, graffio e parola onlus. LE LETTERE DI “CORRISPONDENZE IMMAGINARIE” Le lettere, archiviate dai medici come documenti clinici, sono tratte dal volume Corrispondenza Negata. Epistolario della nave dei folli (Del Cerro 2008, prima edizione Pacini 1981), che raccoglie migliaia di lettere scritte da persone internate nel manicomio di Volterra nel periodo compreso tra il 1889 e il 1974. Ciascuna epistola, accompagnata da un opuscolo esplicativo del progetto, corrisponderà a un pezzo unico, trascritto a mano e contrassegnato da un numero progressivo. IL PROGETTO DI MARIANGELA CAPOSSELA Chiunque può prendere parte alla speciale corrispondenza. A quanti comunicheranno il proprio indirizzo postale sarà infatti recapitata una delle lettere. In modo da ricucire idealmente questo scambio epistolare negato dalla censura della legge sanitaria in vigore a Volterra fino al 1974, il progetto invita a rispondere al messaggio ricevuto entro il 31 dicembre. “Il Ci, iniziali di Corrispondenze immaginarie”, spiega Mariangela Capossela: “è una particella pronominale che concorre alla declinazione del pronome personale noi. Ciascuna lettera si può considerare allo stesso modo come ‘una particella che prende senso solo attivando un noi’, trovando in chi la riceve una risposta, destinata a comporre una nuova unità, una ‘comunità immaginaria’, quanto effettiva, generata da una condizione di reciprocità capace di riannodare i pensieri, le paure, i desideri e le ossessioni di molteplici voci che si muovono tra passato e presente, attraverso la pratica lenta della scrittura manuale e la doppia dimensione propria alla lettera che circola tra lo spazio domestico e lo spazio pubblico". [Immagine in apertura: C.I. Corrispondenze immaginarie, Volterra, 2022]
PUBBLICITÀ