Cosa sarebbero alcuni dei grandi capolavori del passato senza la presenza degli animali? Pensiamo all'ermellino reso celebre da Leonardo o al coyote di Joseph Beuys. Un nuovo libro si sofferma su queste e molte altre bestie, ribadendo che la presenza degli animali non è necessaria soltanto agli ecosistemi e al mondo della natura, ma anche alla cultura umana e all'arte nei suoi aspetti più profondi.

Una balena, un leone, una tigre, un ghepardo, un elefante. Sono solo alcuni dei protagonisti del nuovo volume firmato da Martina Corgnati e Ananda Banerjee: un viaggio nell'affascinante territorio in cui arte e natura si incontrano. Recentemente portato in stampa da Nomos Edizioni, L’ermellino di Leonardo. Dodici storie di animali fra arte e natura indaga le appassionanti vicende di alcune delle bestie che compaiono nei capolavori artistici più noti dalla tarda antichità al Novecento. Specie animali diverse tra loro, estinte o ancora sulla Terra, osservate dai due autori sia dal punto di vista storico che simbolico. DODICI ANIMALI SPECIALI Sono dodici, appunto, le “tappe” di questa lunga e rigogliosa escursione nella “giungla” dell'arte. Si passa dalla giraffa “flessuosa e gentile” rappresentata da Piero di Cosimo nelle Storie di Vulcano e Eolo al Rinoceronte di Albrecht Dürer, dall’ermellino dell’omonima Dama di Leonardo da Vinci al leone dipinto da Giotto in un angolo della Cappella degli Scrovegni (“si inarca come un gatto su uno sfondo di rocce irte e acuminate, sollevando con eleganza la coda che riprende la curvatura della cornice”). E poi ancora i pappagalli esotici di Frida Kahlo (“emblema della giungla amazzonica ma, di fatto, prigionieri e schiavi di una domesticazione forzata”), il dodo di Ustad Mansur e le eleganti gru di Katsushika Hokusai. Esposti con un linguaggio semplice e immediato, volutamente aperto ai non-specialisti e rivolto soprattutto agli appassionati di natura e di arte, questi brevi capitoli sono un omaggio agli animali non solo in quanto tali, ma come simbolo di speciali vizi e virtù, espressioni della concezione del mondo che l'artista nutriva. Una questione, inoltre, che si riaggancia alle sfide del rapporto tra uomo e animali nel nostro tempo, invitandoci a riflettere sulla fragilità del mondo e delle specie che lo abitano. LE PAROLE DEGLI AUTORI “Ananda Banerjee e Martina Corgnati si sono conosciuti a Delhi, India, e da subito hanno condiviso un appassionato amore per la natura e la convinzione che sia necessario fare tutto il possibile per proteggerla, in quest'epoca segnata da una drammatica perdita della biodiversità”, si legge nell'introduzione al libro (che gode del patrocinio di LIPU – Lega Italiana Protezione Uccelli e WWF). “Crediamo fermamente che la conservazione della fauna selvatica abbia bisogno di un approccio multidisciplinare e che l'arte, tanto quanto la scienza, giochi un ruolo fondamentale”, continuano gli autori. “D'altra parte, scopo di questo libro è anche mostrare a un pubblico di appassionati come l'arte sia legata a doppio filo alla natura, delle cui forme varie e variabili si è sempre nutrita, costruendovi intorno l'intero patrimonio del nostro immaginario simbolico, folclorico, narrativo e, alla fine, culturale”. [Immagine in apertura: Piero di Cosimo, Vulcano e Eolo, c. 1490, olio su tavola, 155,5 x 166,5 cm. National Gallery of Canada, Ottawa, Ontario, Canada © Bridgeman Images]
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